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Alluce valgo: cause, sintomi e quando è necessario l’intervento

da | Ott 24, 2025 | Ortopedia, Sanità Integrativa

L’alluce valgo è una delle più comuni deformità a carico del piede, una patologia progressiva che colpisce l’articolazione alla base del primo dito.  

La sua prevalenza è particolarmente alta nella popolazione femminile, al punto da rappresentare la prima causa di chirurgia del piede per le donne e la seconda per gli uomini. 

Approfondiamo insieme, provando ad analizzare la patologia in ogni suo aspetto, dalla diagnosi alle più moderne ed efficaci opzioni di trattamento, fornendo gli strumenti per comprendere e affrontare al meglio questa condizione.

Alluce valgo: definizione e anatomia della deformità

Per comprendere appieno l’alluce valgo è fondamentale partire dall’anatomia del piede e dalla natura della deformità

Non si tratta, infatti, di un semplice inestetismo, ma di una patologia strutturale complessa che altera la biomeccanica del passo e può avere ripercussioni sulla postura. 

Cos’è, allora, l’alluce valgo? Si tratta di una deformità progressiva che interessa la prima articolazione metatarso-falangea, caratterizzata da una duplice deviazione:

  1. deviazione laterale dell’alluce: la punta del primo dito si inclina progressivamente verso le altre dita del piede, quindi verso l’interno;
  2. deviazione mediale del primo osso metatarsale: la base dell’alluce, ovvero la testa del primo metatarso, sporge verso l’interno, creando una prominenza ossea.
Illustrazione anatomica dell'alluce valgo, che mostra la deviazione dell'alluce e l'infiammazione dell'articolazione

Questa prominenza, che è la testa del primo metatarso sporgente e non una crescita ossea anomala, è comunemente nota come “cipolla”. Spesso è soggetta a sfregamento con le calzature, generando uno stato infiammatorio cronico (borsite) che causa dolore, arrossamento e gonfiore

Nelle forme più avanzate, l’alluce può arrivare a sovrapporsi o a posizionarsi sotto il secondo dito.

La struttura ossea del piede e il ruolo dell’alluce

Il piede umano è una struttura complessa composta da 26 ossa, suddivisibili in tre gruppi: il tarso (la parte posteriore), il metatarso (la parte intermedia) e le falangi (le ossa delle dita). 

L’alluce, insieme al suo metatarso, svolge un ruolo fondamentale:

  • sostiene una parte significativa del peso corporeo durante la stazione eretta;
  • fornisce la spinta propulsiva essenziale durante la fase finale del passo, consentendo una deambulazione fluida ed efficiente.

Una deformità come l’alluce valgo altera questo delicato equilibrio, compromettendo la funzionalità dell’intero avampiede.

Cause e fattori di rischio per lo sviluppo dell’alluce valgo

L’origine dell’alluce valgo è multifattoriale e non può essere ricondotta a una singola causa

Si tratta, piuttosto, del risultato di un’interazione complessa tra una predisposizione individuale e una serie di fattori esterni che possono accelerarne lo sviluppo. 

Comprendere questa interazione è fondamentale per sfatare alcuni miti comuni, come quello che attribuisce la colpa esclusivamente alle calzature, e per inquadrare correttamente il problema.

Predisposizione genetica e incidenza

La causa principale dello sviluppo dell’alluce valgo è una forte predisposizione genetica o familiarità

La struttura del piede e la biomeccanica del passo sono caratteristiche ereditabili che possono rendere un individuo più vulnerabile alla deformità

I dati sull’incidenza confermano questa tendenza e la netta prevalenza nel sesso femminile:

  • rapporto donne/uomini: 15 a 1;
  • prevalenza in Italia: colpisce fino al 40% della popolazione femminile;
  • fascia d’età più colpita: tra i 40 e i 60 anni, sebbene possa manifestarsi a qualsiasi età.

Fattori acquisiti e abitudini sbagliate (calzature strette)

L’uso prolungato di calzature inadeguate, in particolare quelle con tacco alto e punta stretta, non è la causa primaria dell’alluce valgo, ma agisce come un importante fattore scatenante o aggravante

Questo tipo di scarpe costringe l’avampiede in una posizione innaturale, aumentando il carico sull’alluce e accelerando la progressione della deformità in soggetti già predisposti.

Condizioni biomeccaniche predisponenti del piede

Altre condizioni e fattori possono contribuire all’insorgenza o al peggioramento dell’alluce valgo, alterando la distribuzione dei carichi sul piede. 

Nello specifico, ci riferiamo a:

  • alterazioni anatomiche: condizioni come il piede piatto (volta plantare appiattita) o il piede cavo (arco plantare eccessivamente alto) possono generare un sovraccarico anomalo sull’avampiede;
  • fattori posturali: squilibri posturali e un’eccessiva pronazione del piede (la tendenza a far cedere l’arco plantare verso l’interno durante il passo) possono favorire lo sviluppo della deformità;
  • condizioni mediche: alcune patologie sistemiche, come l’artrite reumatoide, possono causare infiammazione e danni articolari che predispongono all’alluce valgo;
  • altri fattori: il sovrappeso, che aumenta il carico sulle articolazioni del piede, e traumi o lesioni pregressi possono anch’essi giocare un ruolo nello sviluppo della patologia.

Sintomi e complicazioni

La sintomatologia dell’alluce valgo è tipicamente progressiva, questo vuol dire che tende a peggiorare con il tempo

Spesso inizia come un fastidio legato all’uso di determinate calzature e può evolvere in un dolore cronico e invalidante, con importanti ripercussioni sulla funzionalità del piede e sulla qualità della vita. 

Una diagnosi accurata e tempestiva è cruciale per definire la gravità del quadro clinico e pianificare il percorso terapeutico più adeguato.

I sintomi iniziali: dolore, arrossamento e la “cipolla” dolente

I sintomi caratteristici dell’alluce valgo sono i seguenti:

  • dolore persistente o intermittente: localizzato a livello della “cipolla”, questo dolore prende il nome di metatarsalgia ed è spesso esacerbato dalla deambulazione o dallo sfregamento con la scarpa;
  • arrossamento e gonfiore: l’infiammazione dell’articolazione e della borsa sierosa (borsite) provoca un evidente arrossamento e gonfiore nella zona della prominenza ossea;
  • ispessimento della cute (ipercheratosi): la pressione e l’attrito costanti con la calzatura possono causare la formazione di callosità dolorose sulla “cipolla”.

Complicanze e impatto sulla postura

Se trascurato, l’alluce valgo tende a peggiorare, portando a una serie di complicazioni funzionali e strutturali

Le principali sono:

  • borsiti croniche e ulcerazioni cutanee: l’infiammazione persistente può cronicizzarsi e, nei casi più gravi, la pelle sopra la prominenza ossea può ulcerarsi;
  • deformazione delle altre dita: la spinta esercitata dall’alluce deviato può causare la deformazione delle dita minori, che assumono una posizione “a martello” o “ad artiglio”;
  • squilibrio posturale: il cambiamento nell’appoggio del piede, causato dal dolore e dalla deformità, genera uno squilibrio che si ripercuote a catena sulle altre articolazioni. Questo può portare a dolori e problematiche a livello di caviglie, ginocchia, anche e colonna vertebrale.

Diagnosi

Il percorso diagnostico si articola in due momenti fondamentali:

  1. visita specialistica ortopedica: l’esame obiettivo è il primo passo. Lo specialista osserva il piede del paziente sia in posizione eretta (sotto carico) sia durante la deambulazione per analizzare l’appoggio, la gravità della deformità e la presenza di patologie associate;
  2. esame radiografico: è indispensabile eseguire una radiografia di entrambi i piedi sotto carico (in piedi). Questo esame permette di valutare con precisione la struttura scheletrica e di misurare gli angoli di deviazione, come l’angolo di valgismo dell’alluce (HVA), che misura la deviazione del dito, e l’angolo intermetatarsale (IMA), che valuta la distanza tra le prime due ossa del metatarso. Queste misurazioni sono essenziali per classificare il grado di severità della deformità e pianificare l’eventuale intervento chirurgico.

Trattamento Conservativo: Rimedi Non Chirurgici

La terapia conservativa rappresenta la prima linea di intervento, specialmente nei casi lievi o quando i sintomi sono ancora contenuti. 

Questi rimedi, è bene ricordarlo, non sono in grado di correggere la deformità ossea, che è di natura strutturale. 

Il loro scopo è gestire la sintomatologia dolorosa, rallentare la progressione della patologia e migliorare la qualità della vita quotidiana del paziente.

Gli obiettivi primari del trattamento non chirurgico sono, infatti, i seguenti:

  • alleviare il dolore e ridurre lo stato infiammatorio a carico dell’articolazione;
  • rallentare il peggioramento della deformità;
  • migliorare la funzionalità del piede e consentire lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

L’importanza delle calzature e dei dispositivi ortesici

I principali rimedi conservativi si concentrano sulla riduzione della pressione e del sovraccarico sull’avampiede, e comprendono:

  • calzature adeguate: è fondamentale scegliere scarpe comode, a pianta larga, con una tomaia morbida e flessibile che non comprima le dita. L’uso di tacchi alti dovrebbe essere evitato o limitato;
  • plantari su misura: realizzati da un tecnico ortopedico su prescrizione medica, i plantari aiutano a riequilibrare la distribuzione del peso corporeo sulla pianta del piede, riducendo il sovraccarico dell’articolazione metatarso-falangea e alleviando la metatarsalgia;
  • dispositivi ortesici: esistono diversi dispositivi come tutori notturni, distanziatori in silicone e cuscinetti protettivi che possono offrire un sollievo temporaneo, ma la loro efficacia nel lungo termine non è dimostrata e, in alcuni casi, possono risultare controproducenti.

Terapie farmacologiche e fisiche

Per gestire le fasi acute di dolore e infiammazione, è possibile ricorrere ai seguenti rimedi:

  • farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): assunti per via orale o applicati localmente, aiutano a controllare il dolore;
  • applicazione di ghiaccio: impacchi di ghiaccio sulla zona dolente per 15-20 minuti più volte al giorno possono ridurre gonfiore e infiammazione;
  • fisioterapia: esercizi specifici e terapie fisiche possono contribuire a migliorare la mobilità articolare e ad alleviare la sintomatologia.

Quando è necessario l’intervento chirurgico?

Quando le terapie conservative non sono più sufficienti a controllare il dolore e la deformità compromette significativamente la deambulazione e le attività quotidiane, la chirurgia diventa l’unica opzione terapeutica in grado di risolvere il problema alla radice. 

La decisione di operare non è legata a un fattore puramente estetico, ma all’impatto funzionale della patologia sulla qualità della vita del paziente

L’intervento chirurgico è infatti raccomandato quando si verificano le seguenti condizioni:

  • dolore invalidante che non risponde più ai trattamenti conservativi;
  • grave difficoltà nella deambulazione e nell’indossare calzature comuni;
  • compromissione significativa delle attività quotidiane, lavorative e sociali;
  • peggioramento delle deformità associate, come le dita a martello.

Oggi, grazie all’evoluzione delle tecniche, è possibile offrire un trattamento personalizzato per ogni singolo caso. A seconda della complessità del caso, lo specialista può inoltre avvalersi di metodiche miste, combinando approcci a cielo aperto e percutanei per affrontare le diverse componenti della deformità.

Tecniche a cielo aperto

Le tecniche chirurgiche tradizionali, definite “a cielo aperto”, prevedono un’incisione cutanea più ampia che consente al chirurgo una visualizzazione diretta delle strutture ossee. 

Le procedure più comuni sono:

  • osteotomia: consiste nell’eseguire una sezione controllata dell’osso (solitamente il primo metatarso) per riallinearlo nella posizione corretta. L’osso viene poi stabilizzato con mezzi di sintesi come viti o piccole placche in titanio;
  • artrodesi: è la fusione chirurgica dell’articolazione. Questa procedura è riservata ai casi più gravi, in presenza di un’artrosi avanzata o di una grave instabilità articolare, e garantisce una correzione stabile e definitiva.

Chirurgia mininvasiva e percutanea

Negli ultimi anni si sono affermate tecniche innovative che permettono di correggere la deformità con un approccio meno traumatico

La chirurgia mininvasiva e percutanea viene eseguita attraverso piccole incisioni cutanee di pochi millimetri, attraverso le quali vengono inseriti strumenti specifici (come piccole frese) sotto il controllo di un apparecchio radiologico (fluoroscopio).

I principali vantaggi di queste metodiche sono le seguenti:

  • minore trauma chirurgico per i tessuti molli (capsula, legamenti, muscoli);
  • riduzione del dolore post-operatorio;
  • tempi di recupero generalmente più rapidi;
  • cicatrici cutanee quasi invisibili.

La scelta tra tecnica a cielo aperto e mininvasiva dipende dalla gravità della deformità, dalle caratteristiche del paziente e dall’esperienza del chirurgo. 

Decorso post-operatorio e recupero funzionale

Uno dei timori più comuni legati all’intervento per l’alluce valgo riguarda il dolore post-operatorio e i lunghi tempi di recupero

Grazie alle tecniche anestesiologiche moderne, ai protocolli di gestione del dolore e agli approcci chirurgici avanzati, oggi il percorso post-operatorio è molto più rapido e confortevole rispetto al passato, consentendo un ritorno precoce alla deambulazione.

L’intervento viene eseguito quasi sempre in anestesia loco-regionale. Le opzioni più comuni sono l’anestesia spinale, che addormenta gli arti inferiori, o un blocco anestesiologico più selettivo della caviglia (blocco della caviglia). Questo approccio, rispetto all’anestesia generale, offre un eccellente controllo del dolore post-operatorio e riduce gli effetti collaterali. Il ricovero è solitamente molto breve: spesso l’intervento viene effettuato in regime di Day Surgery (dimissione in giornata) o con una sola notte degenza.

La deambulazione immediata e la gestione del piede operato

Subito dopo l’intervento, il paziente è in grado di camminare. La deambulazione avviene indossando un’apposita calzatura post-operatoria a suola rigida e piatta, che protegge l’avampiede e scarica il peso sul tallone.

Nei primi giorni, è importante seguire alcune semplici raccomandazioni:

  • tenere l’arto operato sollevato quando si è a riposo;
  • applicare regolarmente del ghiaccio per controllare gonfiore e dolore;
  • seguire scrupolosamente la terapia antidolorifica e antitrombotica prescritta.

Tempi di recupero e ritorno alle attività

Il percorso di recupero segue una cronologia ben definita, che può variare leggermente in base alla tecnica utilizzata e alla risposta individuale. 

Nel dettaglio:

  • prime 4 settimane circa: è necessario indossare la calzatura post-operatoria, camminando con l’ausilio di stampelle per garantire un carico parziale e proteggere l’area operata;
  • dopo circa 15 giorni: vengono rimossi i punti di sutura;
  • dopo 30-35 giorni: viene eseguita una radiografia di controllo e, se presenti, vengono rimossi eventuali fili metallici temporanei;
  • dopo 1 mese: si può abbandonare la scarpa post-operatoria e iniziare a indossare calzature comode (es. scarpe da ginnastica a pianta larga). È generalmente possibile riprendere a guidare;
  • da 1 a 3 mesi: si può tornare alle normali attività lavorative, con tempi variabili a seconda della mansione svolta (un lavoro d’ufficio può essere ripreso prima di uno che richiede di stare in piedi a lungo);
  • dopo circa 3 mesi: è possibile riprendere gradualmente le attività sportive.

Si può prevenire l’alluce valgo?

Dato il ruolo predominante della familiarità, non è possibile eliminare completamente il rischio di sviluppare l’alluce valgo. Tuttavia, è possibile adottare alcuni accorgimenti per rallentarne l’evoluzione e gestire i sintomi nelle fasi iniziali:

  • scegliere calzature appropriate: privilegiare scarpe comode, con pianta larga e tacco basso, che non costringano l’avampiede;
  • mantenere un peso corporeo corretto: evitare il sovrappeso per ridurre il carico sulle articolazioni del piede;
  • agire tempestivamente: ai primi segni di deformità o dolore, consultare uno specialista.

Conclusioni

L’alluce valgo è una patologia complessa che richiede una valutazione specialistica. È fondamentale rivolgersi a un chirurgo ortopedico specializzato nella patologia del piede e della caviglia

Solo attraverso una diagnosi clinica e radiografica accurata è possibile definire un percorso terapeutico su misura, scegliendo l’opzione più adatta – conservativa o chirurgica – alle esigenze, alle caratteristiche anatomiche e allo stile di vita di ogni singolo paziente. 

Un trattamento personalizzato, basato su una diagnosi accurata e pianificato da uno specialista, è la migliore garanzia per ottenere non solo la correzione della deformità, ma soprattutto un risultato funzionale duraturo e un ritorno a una deambulazione priva di dolore.

Domande frequenti (FAQ)

1. Che cos’è esattamente l’alluce valgo?

L’alluce valgo è una deformità combinata e progressiva del piede, caratterizzata dalla deviazione laterale dell’alluce verso le altre dita e dalla deviazione mediale del primo metatarso. Questo disallineamento crea una prominenza ossea sul lato interno del piede, nota come “cipolla”.

2. Quali sono le principali cause che portano allo sviluppo dell’alluce valgo?

Ha un’eziologia multifattoriale che combina fattori genetici e acquisiti. Le cause principali includono la predisposizione genetica/familiarità e malformazioni biomeccaniche, come il piede piatto o il piede cavo. Altri fattori sono l’uso di calzature inappropriate, obesità, traumi o alcune forme di artrite.

3. È vero che indossare tacchi alti o scarpe strette provoca l’alluce valgo?

L’uso di calzature strette, a punta e con tacco alto è un fattore acquisito che contribuisce significativamente allo sviluppo e all’aggravamento dell’alluce valgo. Queste scarpe forzano l’alluce in una posizione innaturale, creando uno squilibrio nell’articolazione. Tuttavia, non sono l’unica causa, poiché l’eziologia è complessa e spesso legata a una componente genetica.

4. L’alluce valgo colpisce più le donne o gli uomini? Perché?

L’alluce valgo colpisce significativamente più le donne, con un rapporto di 15 a 1 rispetto agli uomini. In Italia, circa il 40% della popolazione femminile ne soffre. Sebbene le cause precise siano multifattoriali, la maggiore incidenza nelle donne è spesso correlata all’uso prolungato di calzature inappropriate.

5. Quali sono i primi sintomi che indicano la presenza di un alluce valgo?

I primi sintomi possono includere dolore persistente o intermittente e l’arrossamento della prominenza ossea alla base dell’alluce (la “cipolla”). I dolori specifici prendono il nome di metatarsalgie. Possono anche manifestarsi gonfiore e un ispessimento degenerativo dell’articolazione.

6. Il dolore è sempre presente o può esserci alluce valgo anche senza dolore?

No, il dolore non è sempre presente, e nelle fasi iniziali l’alluce valgo può non manifestare alcun sintomo specifico. È frequente, tuttavia, l’insorgenza di infiammazione acuta o cronica che provoca dolore. Se i sintomi sono presenti, possono includere dolore localizzato alla prominenza articolare, che peggiora quando si indossano certe scarpe.

7. Quali sono le conseguenze a lungo termine dell’alluce valgo non trattato?

Se la deformità progredisce, può portare a gravi complicazioni come la formazione di calli, borsiti, ulcere e l’accavallamento dell’alluce sul secondo dito. La compromissione della funzionalità del piede può alterare la postura, causando ripercussioni e dolore alle articolazioni di caviglie, ginocchia, anche e colonna vertebrale.

8. Come viene diagnosticato l’alluce valgo?

La diagnosi è principalmente clinica, attraverso una visita specialistica ortopedica con osservazione del paziente in ortostasi e durante la deambulazione. Per confermare la patologia e determinarne la gravità, è fondamentale eseguire una radiografia dei piedi in ortostasi (sotto carico).

9. Quali sono i trattamenti non chirurgici disponibili per alleviare il dolore?

I trattamenti conservativi mirano ad alleviare i sintomi e includono l’utilizzo di calzature comode, a pianta larga e con tacco basso. Per ridurre l’infiammazione e il dolore, si possono assumere farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e analgesici. L’uso di plantari su misura aiuta a riequilibrare il carico plantare.

10. I plantari o i distanziatori per le dita possono correggere la deformità?

No, i trattamenti conservativi non sono risolutivi e non possono correggere la deformità strutturale ossea dell’alluce valgo. I plantari personalizzati hanno una funzione compensatoria: supportano il piede e riducono il dolore. I distanziatori possono offrire un sollievo temporaneo, ma la loro efficacia nel correggere la deformità a lungo termine non è dimostrata.

11. Quando si rende necessario l’intervento chirurgico per l’alluce valgo?

L’intervento chirurgico è l’unica opzione in grado di correggere la deformità scheletrica. Si rende necessario quando il dolore è invalidante e i trattamenti conservativi (calzature adatte, plantari, farmaci) non sono sufficienti per alleviare i sintomi e migliorare la deambulazione.

12. Quali sono i diversi tipi di procedure chirurgiche per l’alluce valgo?

Le procedure si distinguono in tecniche a cielo aperto (tradizionali, con incisione) e tecniche mininvasive/percutanee (con mini-incisioni). Comprendono principalmente le osteotomie (tagli ossei) suddivise in distali, diafisarie o prossimali. In casi gravi, si può optare per l’artrodesi (fusione articolare).

13. Quanto dura il recupero dopo l’operazione?

Il tempo di recupero varia in base alla tecnica utilizzata. Dopo l’intervento, il paziente può camminare subito con una calzatura post-operatoria specifica (come la scarpa Talus o di Baruk) che consente l’appoggio sul calcagno. Questa calzatura viene usata per circa 4 settimane. Il ritorno alle attività intense, come lo sport, avviene in genere dopo circa tre mesi.

14. L’alluce valgo può tornare dopo l’intervento (recidiva)?

Sì, esiste un eventuale rischio di ricomparsa (recidiva) dell’alluce valgo. La chirurgia è volta a garantire un miglioramento clinico duraturo, e le recidive avvengono in percentuale esigua. Anche in caso di recidiva dopo correzione chirurgica, il dolore patito potrebbe non essere intenso come quello pre-operatorio.

15. L’intervento è doloroso?

L’intervento è eseguito in anestesia, spesso loco-regionale (blocco spinale) sull’arto inferiore. La riparazione dell’alluce valgo è associata a un dolore post-operatorio da moderato a grave. Per la gestione del dolore si somministrano antidolorifici, FANS o inibitori COX-2, con gli oppioidi raccomandati come misura di soccorso se gli altri trattamenti non sono adeguati.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.