La parola artrosi ci fa subito pensare ad un disturbo di cui soffrono le persone anziane, a causa del naturale indebolimento delle ossa e della cartilagine.
È senz’altro vero che ad essere colpiti in misura maggiore sono le persone di una certa età, ma associare l’artrosi solo a questa categoria di soggetti è un errore alquanto banale.
In effetti, come vedremo nel corso dell’articolo, sono numerosi i fattori di rischio e le cause che possono provocare l’artrosi, e l’età è solo uno di questi.
Inoltre, le nostre abitudini e lo stile di vita che conduciamo possono favorire la comparsa dei primi sintomi dell’artrosi, questo vuol dire che ci sono cose che potrebbero prevenirli.
Ma andiamo per ordine, e cerchiamo di capire come prevenire e curare l’artrosi.
Indice dei contenuti
Cos’è l’artrosi
Il termine artrosi, formato dalle parole di origine greca “artro” che significa articolazione e “osi” che significa degenerazione, indica una malattia degenerativa delle articolazioni.
“L’artrosi è un’alterazione degenerativa di un’articolazione nel suo complesso, caratterizzata da lesioni progressive della cartilagine articolare e dell’osso sottostante, che provoca un grado variabile di limitazione funzionale e ha un impatto negativo sulla qualità di vita.”
Questa la definizione di artrosi fornita dal Ministero della Salute, dalla quale possiamo estrapolare tre elementi essenziali:
- l’artrosi colpisce le articolazioni;
- è causata dall’erosione o da una lesione della cartilagine dell’articolazione e dell’osso interessato;
- crea disagi potenzialmente disabilitanti nei soggetti che ne soffrono.
Riteniamo possa essere utile per una migliore comprensione del problema riportare di seguito questa infografica realizzata dalla ANMAR, l’Associazione Nazionale Malati Reumatici.
L’artrosi è una delle principali cause di dolore cronico e di non autosufficienza nel mondo. Secondo di dati dell’ANMAR, si calcola che l’artrosi sintomatica colpisca in Italia almeno 4.000.000 di soggetti, producendo costi totali intorno ai 6,5 miliardi di Euro.
Purtroppo, le proiezioni suggeriscono un potenziale peggioramento della situazione, a causa principalmente di due fattori, l’invecchiamento progressivo della popolazione e l’aumento dell’obesità già in età precoce.
Cause dell’artrosi: i fattori di rischio
Le cause precise che portano all’insorgenza dell’artrosi sono in gran parte ignote, ma è riconosciuta la presenza di fattori che possono influenzare il corretto funzionamento delle articolazioni, provocando una degenerazione della cartilagine e la comparsa dei primi sintomi.
In questo caso si parla di fattori di rischio, alcuni modificabili, altri no.
Fattori di rischio non modificabili:
- l’età: nei soggetti anziani si verifica una naturale e progressiva perdita di elasticità e resistenza alle sollecitazioni che possono favorire il danno del tessuto cartilagineo;
- il sesso: purtroppo, sono le donne ad essere maggiormente predisposte all’artrosi, in particolare del ginocchio e delle piccole articolazioni delle mani;
- genetica e familiarità: la presenza, in famiglia, di soggetti affetti da artrosi rende molto più possibile la comparsa del problema, soprattutto tra le donne.
Fattori di rischio modificabili:
- fattori meccanici: si tratta, in generale, del carico esercitato sulle articolazioni, provocato da malformazioni articolari, particolari attività professionali, sport, traumi;
- peso: essere sovrappeso o obesi aumenta significativamente le possibilità di provocare l’artrosi, a causa di un eccessivo carico di peso sulle articolazioni.
Come è facile intuire, è possibile intervenire sui fattori di rischio modificabili, ad esempio cambiando stile di vita, agendo quindi sul piano preventivo.
Di prevenzione ci occuperemo tra un attimo, non prima di aver elencato i principali sintomi collegati all’artrosi.
Artrosi: i sintomi
Come ci suggerisce l’associazione ANMAR, le manifestazioni dell’artrosi vanno divise in due categorie:
- Sintomi: sono quelli avvertiti dai pazienti, e sono quindi variabili in termini di intensità su base soggettiva;
- Segni: spesso non avvertiti dai pazienti, sono individuabili attraverso una indagine da medici e specialisti. In questo caso, la diagnosi risulta più precisa e affidabile.
Il sintomo principale avvertito dai pazienti affetti da artrosi è il dolore.
Si tratta, in questi casi, di un dolore di tipo meccanico, in quanto attivato dal movimento e alleviato dal riposo.
Cosa vuol dire?
Che il soggetto affetto da artrosi tende a provare un dolore più o meno intenso quando compie un movimento (ad esempio camminare), mentre con il riposo prova un certo sollievo.
Questo sintomo, però, è subdolo, per due ragioni:
- l’intensità del dolore tende a variare in modo direttamente proporzionale allo sforzo compiuto dal soggetto. Quindi, dopo una giornata di lavoro, ad esempio, si tende ad avvertire più dolore, spesso erroneamente associato allo sforzo, e non ad una possibile artrosi;
- ogni individuo ha una soglia del dolore differente, questo rende più difficile effettuare una auto diagnosi attendibile.
Altri sintomi sono:
- la rigidità, avvertita soprattutto al risveglio o dopo una prolungata inattività;
- la limitazione funzionale, ovvero una difficoltà a compiere anche il minimo movimento. Spesso si manifesta ad uno stato ormai avanzato;
- gonfiore o tumefazione articolare.
Artrosi: la diagnosi
Interessando le articolazioni e le ossa, il modo più corretto per diagnosticare l’artrosi è tramite un esame radiologico.
L’indicatore più utile ad effettuare una diagnosi adeguata è la riduzione dello spazio articolare, visibile con la radiografia.
È importante però sottolineare un concetto fondamentale.
Un paziente potrebbe presentare alcuni segni inequivocabili di artrosi, ma non accusare alcun sintomo.
In questi casi, il medico deve compiere una valutazione molto accurata, onde evitare di sottoporre il paziente a cure e trattamenti farmacologici non necessari.
I punti più interessati dall’artrosi sono i seguenti:
- mano: noduli di Heberden, noduli di Bouchard, rizoartrosi;
- ginocchio, o gonartrosi;
- anca, o coxartrosi;
- piede;
- colonna vertebrale, o spondiloartrosi;
- colonna cervicale, o cervicoartrosi;
- colonna lombare, o lombartrosi.
Prevenzione dell’artrosi
Abbiamo visto come alcuni fattori di rischio connessi all’artrosi siano, di fatto, modificabili, attraverso una corretta azione preventiva.
La prevenzione dell’artrosi può essere divisa in tre segmenti: prevenzione primaria, secondaria e terziaria.
Prevenzione primaria dell’artrosi:
- controllo e riduzione del peso corporeo;
- correggere eventuali vizi posturali e posizioni scorrette, anche attraverso l’impiego di tutori ortopedici;
- ridurre o evitare carichi eccessivi e ripetuti;
- svolgere un’attività fisica adeguata;
- rinforzare la muscolatura di supporto, quindi quella disposta attorno all’articolazione;
- evitare o ridurre quelle attività ad alto impatto articolare o sport che prevedono movimenti molto ripetitivi.
Sintetizzando, potremmo dire che la prevenzione primaria mira ad evitare che il problema si presenti, attraverso una corretta alimentazione, un’adeguata attività fisica e abitudini di vita sane.
Prevenzione secondaria dell’artrosi:
- Controllo costante dello stato artrosico;
- Controllo e/o riduzione del peso corporeo.
Con la prevenzione secondaria si mira, quindi, ad evitare che l’artrosi possa peggiorare e degenerare.
Prevenzione terziaria dell’artrosi:
- Cure e trattamenti farmacologici.
In questa fase l’obiettivo è individuare una corretta terapia farmacologica al fine di tenere sotto controllo gli effetti della malattia, onde evitare o limitare danni gravi.
Artrosi: cura e terapia
La terapia dell’artrosi va considerata in base ai suoi obiettivi, che possono essere di breve o medio e lungo termine.
Nel primo caso, ci si preoccupa di controllare e ridurre dolore, rigidità e infiammazione.
Nel secondo, invece, si cerca di ridurre o arrestare il progresso del problema e, eventualmente, di ripristinare le funzionalità iniziali.
In entrambi i casi, si possono seguire terapie farmacologiche e non farmacologiche, anche combinate, a seconda ovviamente delle condizioni specifiche in cui versa il paziente.
Con terapia non farmacologica si intende un processo di educazione del paziente, al fine di favorire corrette abitudini di vita e alimentari, il calo ponderale del peso, una adeguata attività fisica, oltre all’impiego di supporti ortopedici, come bastoni, tutori, fasce, busti, solette, e così via.
La terapia farmacologica, invece, come suggerisce la parola, prevede l’assunzione di farmaci, divisi essenzialmente in due categorie:
- sintomatici: rientrano in questa categoria gli analgesici, i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e i farmaci intra-articolari (infiltrazioni con steroidi ed acido ialuronico). Il farmaco più impiegato nella terapia del dolore in caso di artrosi è il paracetamolo;
- sintomatici a lenta azione (SYSADOA): farmaci agenti sulla struttura.
Infine, c’è la terapia chirurgica, che prevede l’impiego di artroprotesi. Nonostante risulti statisticamente molto efficace e poco rischiosa, si tende a ricorrere a questa soluzione solo in un secondo momento, dopo aver quindi provato una terapia farmacologica e non farmacologica.
In effetti, in media una protesi ha una vita di 15 anni, questo vuol dire che sottoporsi ad un intervento in una fase precoce presuppone la necessità, in futuro, di dover subire nuovamente un’altra operazione chirurgica.