Stato di non autosufficienza: come viene valutato

da | Set 3, 2018 | Medicina Generale, Sanità Integrativa | 0 commenti

Una persona che versa nella condizione di non autosufficienza richiede, da parte della famiglia, delle strutture sanitarie e di quelle socio-sanitarie, un intervento complesso da sviluppare e gestire.

Come suggerisce il termine, infatti, una persona non autosufficiente necessita di un supporto materiale, oltre che psicologico, costante e duraturo nel tempo, di intensità variabile a seconda delle condizioni in cui versa l’assistito.

Il nostro ordinamento giuridico prevede, giustamente, anche l’erogazione di un’indennità di non autosufficienza laddove sia appurato lo stato in cui versa il cittadino.

Per ottenere questa indennità, però, è necessaria una valutazione delle condizioni di salute della persona.

Come viene valutato lo stato di non autosufficienza?

Per rispondere a questa domanda riteniamo opportuno partire dalla definizione di non autosufficienza.

Stato di non autosufficienza: definizione

“Sono definite non autosufficienti le persone con disabilità fisica, psichica, sensoriale o relazionale accertata attraverso l’adozione di criteri uniformi su tutto il territorio nazionale secondo le indicazioni dell’International Classification of Functioning Disability and Health-ICF dell’Organizzazione mondiale della sanità e attraverso la valutazione multidimensionale delle condizioni funzionali e sociali.”

Le categorie di non autosufficienza riconosciute dal legislatore e in base alle quali viene effettuata la valutazione, sono le seguenti:

  • incapacità di provvedere autonomamente al governo della casa, all’approvvigionamento e alla predisposizione dei pasti;
  • incapacità di provvedere autonomamente alla cura di sé, ad alimentarsi e al governo della casa;
  • incapacità di provvedere autonomamente alle funzioni della vita quotidiana e alle relazioni esterne e presenza di problemi di mobilità e di instabilità clinica.

Come vedi, lo stato di non autosufficienza copre uno spettro abbastanza ampio di condizioni psico-fisiche, dall’incapacità di lavarsi e vestirsi in autonomia, fino alla necessità di ricevere supporti essenziali a garantire le funzioni vitali.

Come avviene la valutazione dello stato di non autosufficienza

Per vedersi riconoscere lo stato di non autosufficienza non basta una dichiarazione da parte dell’interessato o dei familiari dello stesso né una semplice autocertificazione.

È evidente che la valutazione richieda l’intervento di professionisti designati a questo compito.

Si parla, infatti, di “valutazione multidimensionale”.

La valutazione vede il coinvolgimento di “unità pluriprofessionali appartenenti ai servizi socio-sanitari, composte da medici specialisti nelle discipline cliniche oggetto della disabilità, da personale sanitario dell’area infermieristica e della riabilitazione e da assistenti sociali designati dai comuni, nonché dal medico di medicina generale della persona da valutare”, come prevede il nostro ordinamento giuridico.

Le modalità di valutazione sono le medesime in tutto il territorio nazionale.

Completata la fase di valutazione delle condizioni della persona interessata, viene elaborato un rapporto sanitario e un Piano Assistenziale Individualizzato.

Cos’è il Piano Assistenziale Individualizzato

Il Piano Assistenziale Individualizzato è un documento che sintetizza le condizioni in cui versa il soggetto non autosufficiente e indica le terapie e il trattamento a cui deve sottoporsi al fine di favorire una condizione di vita, di salute e di benessere dignitosa.

Come abbiamo visto prima, lo stato di non autosufficienza può oscillare da un grado più lieve – incapacità di lavarsi o vestirsi autonomamente – a condizioni di disabilità grave, ne consegue che il PAI rappresenti un documento molto complesso e multidisciplinare, proprio perché gli ambiti sui quali è necessario intervenire sono molteplici.

Il Piano Assistenziale Individualizzato comprende, quindi, le valutazioni dei vari operatori coinvolti – infermieri, medici, operatori socio-sanitari – gli interventi da svolgere – ad esempio, sedute di fisioterapia –  senza sottovalutare aspetti relativi alla sfera affettiva e comunicativa.

Non dobbiamo dimenticare, infatti, che queste persone necessitano dell’affetto di amici e familiari, coinvolti in prima persona nelle cure.

Una condizione di isolamento e di solitudine non farebbe altro che peggiorare le condizioni in cui versa il soggetto non autosufficiente.

Stato di non autosufficienza per iscritti al Fondo Fasda

Il Fondo FASDA, per un massimo di quattro anni, garantisce attraverso la rete di strutture convenzionate da UniSalute l’erogazione di prestazioni sanitarie e/o socio assistenziali, per un valore corrispondente al limite di spesa mensile garantito, sempre che sia comprovata tra le parti la sopravvenuta non autosufficienza dell’Iscritto.

Per approfondire, ti invitiamo a consultare la sezione dedicata sul nostro sito web, denominata “Area Stati di Non autosufficienza”.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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