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Come eseguire correttamente una aerosolterapia

da | Ott 3, 2025 | Pneumologia, Sanità Integrativa

L’aerosolterapia, comunemente chiamata aerosol, è una modalità di veicolazione dei farmaci che, trasformati in particelle finissime (aerosol, da cui il termine), raggiungono direttamente le vie respiratorie.  

Questa tecnica rappresenta uno dei cardini nel trattamento delle patologie del sistema respiratorio, consentendo al principio attivo di agire in modo mirato sull’organo bersaglio. 

Sebbene la tecnologia moderna abbia reso i dispositivi sempre più sofisticati, il concetto di somministrare medicamenti tramite la via inalatoria ha radici antiche, risalendo a oltre 4000 anni fa nella tradizione ayurvedica della medicina indiana. 

Nonostante sia ampiamente diffusa, spesso viene eseguita in modo errato. Vediamo insieme, quindi, alcune indicazioni pratiche e medicalmente accurate per eseguire correttamente la terapia, massimizzandone l’efficacia e la sicurezza.

Aerosolterapia: i vantaggi della terapia inalatoria

La via inalatoria rappresenta la modalità più efficace e sicura per la cura delle patologie respiratorie, in quanto permette di veicolare il principio attivo direttamente nel distretto anatomo-funzionale interessato dal processo patologico. 

A differenza delle terapie somministrate per via orale o iniettiva, che richiedono la distribuzione del farmaco in tutto l’organismo, l’aerosolterapia offre vantaggi strategici significativi, tra cui i seguenti:

  • azione diretta e concentrazione elevata: il farmaco viene trasportato direttamente al sito d’azione (le vie aeree), ottenendo elevate concentrazioni locali. Questo assicura che il principio attivo agisca in modo rapido ed efficace sull’infiammazione o l’ostruzione bronchiale;
  • minori dosi di farmaco: grazie all’azione mirata, è possibile ottenere lo stesso effetto terapeutico con un dosaggio di farmaco nettamente inferiore rispetto a quello richiesto da una terapia sistemica (orale o parenterale);
  • riduzione degli effetti collaterali sistemici: la somministrazione locale minimizza l’assorbimento del farmaco nel circolo sanguigno e la sua distribuzione in altri organi. Ciò riduce drasticamente i rischi di possibili effetti avversi a livello sistemico, aumentando la sicurezza del trattamento;
  • rapidità d’azione: evitando il passaggio attraverso l’apparato digerente e il fegato, il farmaco raggiunge rapidamente le vie aeree e inizia a fare effetto in tempi molto brevi dopo l’inalazione, un vantaggio cruciale soprattutto nelle condizioni acute come l’attacco d’asma.

Perché questi vantaggi si concretizzino, è essenziale che le particelle di farmaco raggiungano le aree corrette delle vie respiratorie, un processo governato da precisi principi fisici.

Principi di funzionamento: come l’aerosol raggiunge i polmoni

Come accennato prima, l’efficacia della terapia inalatoria non è casuale, ma dipende da precisi principi fisici che regolano il movimento e la “deposizione” delle particelle di aerosol. 

Vediamo, quindi, come funziona l’aerosol.

Il fattore più critico che determina dove si depositerà il farmaco è la dimensione delle particelle, misurata dal Diametro Aerodinamico Mediano di Massa (MMAD)

Questo valore indica il diametro che divide la massa totale dell’aerosol in due parti uguali: il 50% della massa è contenuto in particelle più piccole di quel diametro, e il 50% in particelle più grandi. La dimensione delle particelle influenza direttamente la loro capacità di penetrare nell’albero bronchiale:

  • particelle > 5 µm (micron): sono troppo grandi per raggiungere le vie aeree profonde. Si depositano principalmente nelle alte vie respiratorie (naso, faringe) e nell’orofaringe;
  • particelle tra 1 e 5 µm: questa è la dimensione ottimale per la maggior parte delle terapie delle basse vie aeree. Raggiungono le vie aeree di grosso e piccolo calibro (bronchi e bronchioli), sito d’azione principale per patologie come l’asma e la BPCO. All’interno di questo intervallo, la dimensione ideale può variare:
    • le particelle più grandi (3-5 µm) sono più efficaci per i broncodilatatori che agiscono sui recettori delle vie aeree centrali; 
    • le particelle più piccole (< 2 µm) sono preferibili per i corticosteroidi, che devono raggiungere le zone più periferiche dove l’infiammazione è più grave.
  • particelle < 1 µm: sono così piccole che possono raggiungere gli alveoli polmonari, ma una quota significativa può essere espirata prima di depositarsi.

Questa immagine tratta dall’articolo La terapia inalatoria mirata, pubblicato sulla Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica, mostra in modo chiaro il diverso effetto della dimensione delle particelle dell’aerosol.

aerosolterapia

Oltre alle caratteristiche fisiche dell’aerosol, il comportamento del paziente durante la terapia ha un impatto decisivo

Un pattern respiratorio caratterizzato da bassi flussi inspiratori e bassa frequenza respiratoria promuove la deposizione nelle vie aeree inferiori. Al contrario, una respirazione rapida e superficiale favorisce la deposizione nelle vie aeree superiori

Per ottimizzare l’efficacia, è inoltre fondamentale trattenere il respiro da 4 a 10 secondi dopo ogni inalazione. Questa pausa permette alle particelle, soprattutto a quelle più piccole, di depositarsi per gravità sulle pareti bronchiali invece di essere immediatamente espirate.

L’applicazione di questi principi permette di trattare in modo mirato un’ampia gamma di condizioni mediche.

Quando è indicata l’aerosolterapia?

L’aerosolterapia è indicata in un’ampia gamma di patologie respiratorie, sia acute che croniche, che colpiscono pazienti di ogni età. È particolarmente efficace nelle condizioni caratterizzate da infiammazione, ostruzione delle vie aeree (broncospasmo) e alterata produzione di muco

Queste condizioni, pur avendo cause diverse (infettive, allergiche o infiammatorie croniche), condividono meccanismi patologici che beneficiano di un trattamento topico mirato.

Le principali patologie che beneficiano dell’aerosolterapia si possono suddividere in due grandi categorie.

Patologie delle alte vie aeree:

  • rinite (allergica e non);
  • sinusite;
  • faringite;
  • laringite;
  • tracheite.

Patologie delle basse vie aeree:

Per trattare efficacemente queste diverse patologie, è essenziale però selezionare non solo il farmaco corretto ma anche il dispositivo più adatto alle esigenze del singolo paziente.

Guida ai dispositivi per l’aerosolterapia: quale scegliere e come usarlo

L’efficacia della terapia dipende in modo critico dalla scelta del dispositivo appropriato e, soprattutto, dal suo corretto utilizzo. Non esiste un dispositivo migliore in assoluto, la scelta rappresenta una decisione clinica basata sulla triade paziente-farmaco-dispositivo

Fattori come l’età del paziente, le sue capacità fisiche e cognitive, il tipo di farmaco da somministrare e la patologia da trattare determinano quale strumento sia il più indicato. 

I principali dispositivi si dividono in tre categorie: 

  1. nebulizzatori;
  2. inalatori pressurizzati predosati (pMDI);
  3. inalatori a polvere secca (DPI).

1. Nebulizzatori

I nebulizzatori sono apparecchi che trasformano farmaci liquidi in un aerosol fine (una “nebbiolina”) da inalare, quelli più comuni che ognuno di noi ha in casa, soprattutto se ci sono bambini piccoli.

Sono adatti a tutte le età e a ogni grado di gravità della malattia, risultando la scelta d’elezione per i bambini molto piccoli, gli anziani e i pazienti con scarse capacità di coordinazione o in fase acuta di malattia. 

Esistono tre tecnologie principali:

  • nebulizzatori pneumatici (a getto): sono i più comuni e utilizzano un compressore per generare un getto d’aria che frammenta il farmaco liquido in aerosol;
  • nebulizzatori a ultrasuoni: utilizzano la vibrazione ad alta frequenza di un cristallo piezoelettrico. Sono più veloci e silenziosi, ma possono alterare la struttura di alcuni farmaci (come le sospensioni di corticosteroidi) e non sono adatti per tutti i tipi di molecole;
  • nebulizzatori mesh: rappresentano la tecnologia più recente e combinano i vantaggi dei precedenti. Una membrana microforata vibrante produce l’aerosol. Sono portatili, silenziosi, veloci, molto efficienti e hanno un volume residuo di farmaco quasi nullo, garantendo la massima somministrazione della dose.

Ma come si usa correttamente un nebulizzatore? Ecco le indicazioni di base:

  1. lavare accuratamente le mani prima di iniziare;
  2. assemblare l’apparecchio collegando il tubo al compressore e all’ampolla, e applicando il boccaglio o la maschera facciale;
  3. inserire il farmaco prescritto nell’ampolla. Se necessario, aggiungere soluzione fisiologica per raggiungere il volume di riempimento raccomandato dal produttore (generalmente 4-5 mL), che ottimizza la performance del dispositivo;
  4. assumere una posizione comoda, seduti con il busto eretto per favorire l’espansione polmonare;
  5. accendere l’apparecchio e respirare a volume corrente (normalmente), con un ritmo tranquillo e senza pause, attraverso la bocca. Continuare fino all’esaurimento del farmaco, solitamente segnalato da un rumore intermittente dell’apparecchio;
  6. mantenere l’ampolla in posizione verticale durante tutto il trattamento per garantire una nebulizzazione costante.

2. Inalatori pressurizzati predosati (pMDI)

Comunemente noti come “bombolette spray”, i pMDI sono dispositivi portatili, pratici e veloci, che erogano una dose predefinita di farmaco

La loro sfida principale risiede nella necessità di una perfetta coordinazione tra l’erogazione (la pressione sulla bomboletta) e l’inizio dell’inspirazione. Un errore di sincronizzazione causa il deposito della maggior parte del farmaco in gola, rendendo la terapia inefficace.

Per superare questo limite, sono stati sviluppati i distanziatori e le camere di espansione con valvola (VHC):

  • i distanziatori sono semplici tubi che si interpongono tra l’inalatore e la bocca. La loro funzione è aumentare la distanza, rallentando così la velocità delle particelle e riducendone la deposizione per impatto in gola;
  • le camere di espansione con valvola (VHC) rappresentano un’evoluzione più avanzata. Sono dotate di una valvola unidirezionale che trattiene l’aerosol all’interno della camera, permettendo al paziente di inalarlo in uno o più atti respiratori successivi all’erogazione. Questo risolve completamente il problema della coordinazione, aumenta la quota di farmaco che raggiunge i polmoni e rende questi accessori fondamentali per l’uso nei bambini e nei pazienti con difficoltà di coordinazione.

3. Inalatori a polvere secca (DPI)

I DPI sono dispositivi che erogano il farmaco sotto forma di polvere finissima. Il loro vantaggio principale è che sono attivati dal respiro del paziente: l’inalazione stessa mobilita la dose di farmaco, eliminando completamente la necessità di coordinazione mano-polmone.

Tuttavia, il loro funzionamento dipende da un requisito fondamentale: il paziente deve essere in grado di generare un flusso inspiratorio sufficientemente forte e rapido per disgregare la polvere e trasportarla efficacemente nei polmoni. 

Questa caratteristica li rende inadatti a bambini di età inferiore ai 4-5 anni, a pazienti con grave ostruzione bronchiale o a soggetti anziani e debilitati che non riescono a produrre lo sforzo inspiratorio necessario.

Aerosolterapia nei bambini: consigli e accorgimenti

La terapia inalatoria nei bambini richiede accorgimenti specifici a causa di fattori anatomici, fisiologici e comportamentali. 

Le loro vie aeree, infatti, sono più piccole, la frequenza respiratoria è più elevata, la capacità di coordinazione è limitata e spesso la collaborazione può essere un problema.

Ecco alcuni consigli pratici per i genitori:

  • la scelta del dispositivo giusto: per i bambini fino ai 4-5 anni, le opzioni più efficaci e raccomandate sono il nebulizzatore con maschera facciale o un pMDI con distanziatore valvolato e maschera. I DPI e i pMDI senza distanziatore non sono adatti a questa fascia d’età;
  • l’importanza di una maschera aderente: la maschera deve aderire perfettamente al volto del bambino, coprendo naso e bocca, per evitare perdite di farmaco. Anche una piccola distanza di 2 cm tra la maschera e il viso può ridurre la dose inalata dell’85%. La dispersione di farmaco, inoltre, può causare irritazione agli occhi;
  • il problema del pianto: la terapia somministrata mentre il bambino piange è largamente inefficace. Durante il pianto, l’inspirazione è breve e seguita da una lunga espirazione. Di conseguenza, la maggior parte del farmaco si deposita in gola e viene deglutita, non raggiungendo i polmoni;
  • terapia durante il sonno: eseguire l’aerosol mentre il bambino dorme è un’opzione per evitare il pianto. Tuttavia, sebbene vantaggiosa in caso di scarsa collaborazione, la variazione del pattern respiratorio può alterare la deposizione del farmaco. Alcuni studi indicano che la deposizione polmonare in un bambino sveglio e tranquillo può essere superiore di circa un terzo rispetto a quando dorme, rendendo questa una scelta secondaria se il bambino è collaborativo da sveglio;
  • strategie di distrazione: per rendere la terapia un’esperienza meno stressante, è utile distrarre il bambino. Leggere un libro, guardare un cartone animato o fare un gioco può aiutare il piccolo a rimanere calmo e collaborativo durante i minuti necessari al trattamento.

La sicurezza del trattamento, soprattutto nei più piccoli, dipende anche da una scrupolosa igiene del dispositivo.

Pulizia e manutenzione dei dispositivi

Una corretta pulizia e manutenzione dei dispositivi per aerosolterapia è un passo assolutamente necessario per garantire la sicurezza e l’efficacia del trattamento

Un dispositivo non pulito adeguatamente può diventare una fonte di contaminazione da batteri e virus, aumentando il rischio di infezioni respiratorie per il paziente. È quindi indispensabile pulire i componenti dopo ogni singolo utilizzo.

Vediamo, quindi, come eseguire la pulizia del nebulizzatore, il dispositivo che richiede maggiore attenzione:

  • lavare sempre le mani con acqua e sapone prima e dopo la manipolazione del dispositivo;
  • dopo ogni utilizzo, smontare tutte le parti del nebulizzatore che sono venute a contatto con il farmaco e il paziente (ampolla, boccaglio o maschera);
  • lavare attentamente ogni componente con acqua calda e un detergente delicato (es. detersivo per i piatti);
  • sciacquare abbondantemente sotto acqua corrente per rimuovere ogni residuo di sapone;
  • lasciare asciugare completamente all’aria tutti i componenti, appoggiandoli su una superficie pulita e asciutta, come un foglio di carta assorbente. Non utilizzare panni, che possono lasciare residui e pelucchi;
  • una volta che ogni parte è perfettamente asciutta, rimontare l’apparecchio e conservarlo in un contenitore pulito e al riparo dalla polvere.

È inoltre importante seguire le istruzioni specifiche del produttore per la disinfezione periodica dei componenti, che solitamente viene raccomandata una o due volte a settimana.

Domande Frequenti (FAQ)

È necessaria la prescrizione medica per fare l’aerosol?

Sì, l’aerosolterapia è un trattamento medico e deve essere sempre prescritta da un medico, che indica il farmaco corretto, le dosi e la durata della cura.

Cosa si può mettere nell’apparecchio per aerosol?

Si utilizzano farmaci specifici (come cortisonici, broncodilatatori, mucolitici) prescritti dal medico, talvolta da diluire con soluzione fisiologica. Anche le soluzioni saline possono essere usate a scopo terapeutico.

Quanto farmaco rimane nell’ampolla del nebulizzatore a fine trattamento? 

Una piccola quantità di farmaco, chiamata “volume residuo” o “volume morto”, rimane sempre nell’ampolla e non viene nebulizzata. Questa quantità varia a seconda del dispositivo.

Come si capisce quando un inalatore spray (pMDI) è finito?

L’unico modo affidabile è contare le dosi erogate o usare un dispositivo con contadose. Il metodo di “far galleggiare” la bomboletta in acqua non è affidabile.

Se il bambino piange durante l’aerosol, la terapia è efficace lo stesso?

No, l’efficacia si riduce drasticamente. Il pianto modifica la respirazione e la maggior parte del farmaco si ferma in gola e viene ingerito invece di raggiungere i polmoni.

Si può fare l’aerosol al bambino mentre dorme?

È sconsigliato. Durante il sonno la respirazione è più superficiale e il farmaco non riesce a penetrare in profondità nelle vie aeree.

È meglio usare il boccaglio o la mascherina?

Dipende dall’età e dalla capacità di collaborazione. La mascherina è necessaria per i bambini più piccoli (sotto i 3-4 anni). Appena possibile, è preferibile passare al boccaglio perché permette una migliore deposizione del farmaco, a patto che venga usato correttamente.

Qual è la differenza tra un nebulizzatore a pistone e uno a ultrasuoni?

Il nebulizzatore a pistone (pneumatico) usa un getto d’aria compressa per creare l’aerosol. Quello a ultrasuoni usa la vibrazione ad alta frequenza di un cristallo. I modelli a ultrasuoni sono più silenziosi e veloci, ma possono alterare alcuni farmaci e non sono adatti a tutte le formulazioni (es. sospensioni).

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.