Nel giugno del 2020 abbiamo pubblicato sul nostro blog un articolo dedicato allo studio delle acque reflue per l’individuazione del virus Sars-CoV-2, responsabile della pandemia in corso.
Si tratta di una tecnica di analisi molto interessante, che si basa sul fatto che il nostro corpo espelle i virus tramite le urine, di conseguenza è possibile trovare tracce del Coronavirus (non attivo, ovviamente) presenti nelle acque di scarico, in particolare nelle vasche di sedimentazione.
Lo scorso 8 settembre l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato i risultati di una flash survey realizzata nelle acque reflue, nella prima metà di luglio, che conferma la prevalenza, in Italia, della cosiddetta variante Delta.
Approfondiamo insieme i risultati dello studio condotto dall’ISS.
Indice dei contenuti
Il campione analizzato
Durante l’indagine rapida sono stati analizzati 35 campioni di acque reflue raccolti tra il 4 e il 12 luglio 2021 in 14 diverse Regioni/Province Autonome, così divise:
- Italia nord-occidentale: Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta;
- Nord-Est Italia: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, A.P. Bolzano e A.P. Trento;
- Centro Italia: Lazio e Toscana;
- Sud Italia e Isole: Campania, Puglia e Sicilia.
La presenza del virus SARS-CoV-2 è stata rilevata nel 40.6% dei campioni validi.
“In 5 campioni, prelevati in depuratori delle province di Bologna, Verona, Roma, Trento e Bolzano, è stato possibile ottenere amplificazioni idonee per l’analisi delle varianti mediante sequenziamento.”
In parole semplici, 5 dei campioni raccolti in questi impianti di depurazione erano sufficientemente “integri” per consentire delle analisi approfondite e individuare il tipo di variante.
Come si legge nel rapporto integrale (in inglese), il un numero relativamente basso di campioni positivi può essere dovuto alla bassa circolazione del virus durante il periodo di campionamento, quando il numero totale di casi attivi in Italia ha raggiunto il minimo per l’anno 2021.
La prevalenza della variante Delta
Come accennato all’inizio, l’indagine rapida ha confermato la prevalenza della variante Delta nel nostro Paese, già evidenziata dall’ottavo bollettino dell’ISS “Prevalenza e distribuzione delle varianti di SARS-CoV-2 di interesse per la sanità pubblica in Italia”.
Mutazioni tipiche della variante Delta (B.1.617.2, nota anche come variante indiana) sono state rilevate in quattro dei cinque depuratori, mentre mutazioni associabili alla variante Alfa (B.1.1.7, altrimenti nota come variante inglese) sono state rilevate nel quinto.
Un dato interessante riguarda proprio questo quinto impianto di depurazione delle acque reflue, dove è stata individuata una prevalenza della variante inglese, non rilevata dalla sorveglianza integrata.
L’impianto, che interessa una popolazione di circa 150.000 abitanti, si trova in provincia di Bolzano.
Secondo quanto riportato nella survey, questo elemento potrebbe essere correlato ad un piccolo cluster o casi sporadici della variante Beta che si verificano nel bacino idrografico del depuratore durante il tempo di campionamento, passato inosservato a causa di dimensioni ridotte del campione, infezione asintomatica o transito dei soggetti contagiati della zona.
Conclusioni
I risultati della sorveglianza SARS-CoV-2 nelle acque reflue confermano quindi la predominanza della variante Delta (B.1.617.2) nella prima metà di luglio 2021, in Italia.
Quello appena condotto è solo il primo di una serie di rapporti sul virus SARS-CoV-2 e le sue varianti nelle acque reflue che saranno emessi nell’ambito della sorveglianza istituita in Italia dalla Raccomandazione 2021/472 della Commissione UE, per fornire informazioni sulle varianti nella popolazione complementari a quelle acquisite attraverso la sorveglianza integrata.