Recupero e Riutilizzo delle acque reflue: come avviene

da | Nov 4, 2019 | Ambiente | 0 commenti

In un precedente articolo pubblicato sul nostro blog abbiamo parlato dei fanghi di depurazione, spiegando che si tratta dei residui derivanti dalla pulizia delle acque reflue. 

Nello stesso articolo, abbiamo illustrato i metodi di trattamento e riutilizzo dei fanghi di depurazione, in particolare nel settore agricolo. 

Anche per le acque reflue è previsto un sistema di recupero e di riutilizzo, ovviamente dopo un adeguato trattamento depurativo. 

Prima di approfondire le tecniche di recupero e riutilizzo delle acque reflue, è opportuno capire a cosa si fa riferimento quando si utilizza questo termine. 

Cosa sono le acque reflue

Secondo quanto riportato nell’articolo 74 del D.Lgs 152 del 03/04/2006, le acque reflue si dividono in 3 categorie:

  1. domestiche: acque reflue provenienti da insediamenti di tipo residenziale e da servizi derivanti prevalentemente dal metabolismo umano e da attività domestiche;
  2. industriali: qualsiasi tipo di acque reflue scaricate da edifici o impianti in cui si svolgono attività commerciali o industriali; 
  3. urbane: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, di acque reflue industriali o meteoriche, convogliate in reti fognarie.

Queste acque possono essere raccolte in diversi modi, anche questi indicati dalla normativa vigente: 

  • fognature: le reti fognarie al servizio degli agglomerati, ovvero l’area in cui la popolazione vive e produce;
  • acque superficiali: si tratta di quelle presenti sulla superficie terrestre, come i fossati stradali, i cavi e i canali, i torrenti, i corpi idrici artificiali, i fiumi, i laghi e il mare; 
  • il suolo e gli strati superficiali del sottosuolo: ci si riferisce, in questo caso, alla superficie terrestre incolta, agricola o urbana; 
  • acque sotterranee e sottosuolo: si tratta delle falde idriche sotterranee.

Insomma, le acque che noi utilizziamo per le nostre attività umane, domestiche o industriali e, quelle meteoriche di dilavamento (le piogge non assorbite o evaporate, per intenderci), confluiscono da qualche parte, fino a raggiungere il mare. 

Contenendo sostanze contaminanti, a volte tossiche e dannose, le acque reflue devono essere depurate onde evitare un inquinamento delle falde acquifere e dei nostri bacini naturali.  

Perché è fondamentale il trattamento delle acque reflue

Con trattamento ci si riferisce al processo di rimozione delle sostanze contaminanti da un’acqua reflua di origine urbana o industriale, contaminata da inquinanti organici e/o inorganici. 

Le acque reflue non possono essere reimmesse nell’ambiente senza un processo di depurazione, poiché terreno, mare, fiumi e laghi non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti superiore alla propria capacità autodepurativa. 

Il ciclo depurativo consente di rimuovere le sostanze inquinanti, generando i cosiddetti fanghi di depurazione, che a loro volta dovranno subire una serie di trattamenti per essere riutilizzati o smaltiti correttamente. 

Come avviene il trattamento

Il trattamento delle acque reflue viene effettuato all’interno di impianti di depurazione dedicati, al cui interno si trovano diverse apparecchiature. 

Un impianto di depurazione prevede, di solito, due linee di lavorazione: una dedicata alle acque reflue e un’altra ai fanghi. 

Per quanto riguarda la depurazione, con la quale si trattano i liquami grezzi provenienti dalle fognature, si procede in tre fasi

  1. pretrattamento: si tratta di un processo che consente la rimozione di parte delle sostanze organiche sedimentabili (sostanze solide e più pesanti dell’acqua) contenute nel liquame e, comprende la grigliatura, la sabbiatura, la sgrassatura e la sedimentazione primaria;
  2. trattamento ossidativo biologico: un processo che consente la la rimozione delle sostanze organiche sedimentabili e non sedimentabili contenute nel liquame. Comprende l’aerazione e la sedimentazione secondaria;
  3. trattamenti ulteriori: sono tutti quei trattamenti realizzati a monte che permettono di ottenere un ulteriore affinamento del grado di depurazione. 

Volendo sintetizzare e semplificare il processo di depurazione, potremmo dire che si effettua prima una rimozione grossolana dei residui solidi (buste di plastica, rifiuti, sassi, e così via), per procedere poi via via ad una purificazione sempre maggiore, passando da metodi meccanici a più sofisticate tecnologie chimiche e biologiche, finalizzate alla rimozione delle sostanze che si sciolgono nell’acqua

Come riutilizzarle

Le acque reflue che hanno attraversato il processo di depurazione rappresentano una risorsa da non sprecare, soprattutto se si considera che la disponibilità di acqua dolce per gli utilizzi umani si riduce sensibilmente con il passare degli anni. 

Secondo quanto previsto dal D.M. 2 maggio 2006, ecco cosa si intende per riutilizzo delle acque reflue: 

“Impiego di acqua reflua recuperata di determinata qualità per specifica destinazione d’uso, per mezzo di una rete di distribuzione, in parziale o totale sostituzione di acqua superficiale o sotterranea.”

Il riutilizzo delle acque reflue è consentito solo per le seguenti finalità: 

  1. irrigazione: irrigazione di colture destinate sia alla produzione di alimenti per il consumo umano ed animale sia a fini non alimentari, nonché per l’irrigazione di aree destinate al verde o ad attività ricreative o sportive;
  2. destinazione civile: lavaggio delle strade nei centri urbani, alimentazione dei sistemi di riscaldamento o raffreddamento, alimentazione di reti duali di adduzione, separate da quelle delle acque potabili, con esclusione dell’utilizzazione diretta di tale acqua negli edifici a uso civile, ad eccezione degli impianti di scarico nei servizi igienici; 
  3. destinazione industriale: come acqua antincendio, di processo, di lavaggio e per i cicli termici dei processi industriali, con l’esclusione degli usi che comportano un contatto tra le acque reflue recuperate e gli alimenti o i prodotti farmaceutici e cosmetici. 

Le acque reflue depurate non possono essere utilizzate, in nessun caso, come acqua potabile e non possono entrare in contatto con prodotti edibili crudi. 

Infine, si stanno diffondendo sempre di più sistemi che consentono, negli edifici, di recuperare e filtrare le acque piovane e le acque grigie (ovvero provenienti da apparecchi idrici di bagno e cucina) per impiegarle negli scarichi dei bagni, per irrigare le aree verdi e per altri utilizzi dove non è necessaria l’acqua potabile.

Questo consente di evitare ingenti sprechi di acque per utilizzi, appunto, non potabili. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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