In un comunicato dello scorso 3 maggio 2021, l’Istituto Superiore di Sanità ha riportato in sintesi i dati estratti da uno studio pubblicato su Eurosurveillance, la rivista che fa capo all’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) sull’efficacia della vaccinazione nel prevenire le infezioni da SARS-CoV-2 sugli operatori sanitari.
La ricerca è frutto della collaborazione tra il reparto di Epidemiologia, Modelli Matematici e Biostatistica, del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità e il Servizio di Epidemiologia della ULSS 2 Marca Trevigiana.
Interessati dallo studio sono stati 6.423 operatori, nel periodo gennaio-marzo 2021, quindi durante la prima fase della campagna vaccinale nel nostro Paese che, come sappiamo, ha coinvolto proprio gli operatori sanitari.
Dallo studio emerge che il vaccino, dopo 2 dosi, ha mostrato un’efficacia del 95%, rispetto agli operatori non vaccinati, nel prevenire l’infezione sia sintomatica che asintomatica.
Approfondiamo insieme.
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Qual è il contesto nel quale si è svolta la ricerca
Come accennato, lo studio pubblicato su Eurosurveillance ha interessato solo ed esclusivamente gli operatori sanitari della ASL che serve l’intera provincia di Treviso nella Regione Veneto, una delle più colpite dalla pandemia, in particolare nella prima ondata.
Sappiamo che la prima fase della campagna di vaccinazione in Italia è iniziata il 27 dicembre 2020, inizialmente rivolta agli operatori sanitari e ai residenti nelle strutture di assistenza a lungo termine. Il vaccino Comirnaty, sviluppato da BioNTech/Pfizer, è stato utilizzato perché all’epoca dei fatti era l’unico vaccino approvato dall’AIFA, con la somministrazione di due dosi a 21 giorni di distanza.
Durante gli studi clinici il vaccino ha dimostrato un’elevata efficacia ma, come sempre accade per ogni farmaco, è necessario testarlo poi in un contesto di applicazione reale, ed è quello che si è fatto con questo studio.
Come è stato condotto lo studio
Il team di ricercatori ha condotto uno studio di coorte retrospettivo su 9.878 operatori sanitari impiegati presso la ULSS 2 di Treviso, raccogliendo informazioni sulle caratteristiche demografiche e professionali, le date registrate di somministrazione del vaccino e la data registrata dell’infezione da SARS-CoV-2.
Della coorte iniziale, un totale di 6.423 operatori sanitari sono stati inclusi nell’analisi, dopo l’esclusione di:
- 1.285 (pari al 13,0%) operatori sanitari infettati da SARS-CoV-2 prima della campagna di vaccinazione;
- 2.170 (22,0%) operatori sanitari che lavoravano al di fuori degli ospedali e dei centri ambulatoriali distrettuali o che erano personale amministrativo.
Altri dati utili:
- l’età media del personale sanitario incluso era di 47,1 anni;
- il 56,5% è composto da donne;
- più della metà del campione (56,5%), quindi 3.630 operatori sanitari è composto da infermieri;
- 1.469 medici (22,9%);
- 1.324 operatori sociali (20,6%).
Tutti gli operatori sanitari inclusi sono stati sottoposti a screening circa ogni 8 giorni e in qualsiasi altro momento se presentavano sintomi coerenti con COVID-19.
Somministrazione del vaccino
Entro il 24 marzo 2021, 147 (2,3%) e 5.186 (80,7%) avevano ricevuto rispettivamente una e due dosi del vaccino Comirnaty, mentre 1.090 (17,0%) risultavano ancora non vaccinate.
Il tempo mediano trascorso tra la somministrazione delle due dosi è stato di 22 giorni.
La somministrazione della prima dose di vaccino è avvenuta prima tra i medici rispetto agli infermieri e il personale sanitario sociale.
La percentuale di operatori sanitari non vaccinati era più alta nelle donne rispetto agli uomini (17,9% vs 13,5%) e in quelli di età compresa tra 30 e 39 anni (23,0%) rispetto ad altri gruppi di età.
La percentuale più alta di vaccinazioni complete con entrambe le dosi è stata più alta tra i medici (85,7%) e gli operatori sanitari che lavorano negli ospedali (82,1%).
Probabilità di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2
Durante il periodo di studio, 242 (3,8%) operatori sanitari sono risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2. Di questi, 171 (70,7%) hanno sviluppato sintomi.
Nello studio sono riportati due grafici, basati sulla cosiddetta curva di Kaplan-Meier, un indicatore statistico utilizzato in medicina e in altri campi.
Questa curva ha mostrato una probabilità cumulativa costantemente ridotta di infezione da SARS-CoV-2 negli operatori sanitari che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino Comirnaty entro 4 settimane dall’inizio della campagna di vaccinazione ed entro circa 8 settimane se si considera il tempo per l’infezione sintomatica come risultato.
Efficacia del vaccino anti COVID
Nell’intervallo di tempo di 14-21 giorni dopo la somministrazione della prima dose, l’efficacia del vaccino nella prevenzione di tutte le infezioni SARS-CoV-2 (sia asintomatiche che sintomatiche) e solo sintomatiche è stata stimata rispettivamente all’84% e 83%.
Nell’intervallo di tempo di almeno 7 giorni dopo la somministrazione della seconda dose, l’efficacia è aumentata al 95% e al 94% nei due gruppi.
Analizzando l’andamento dei ricoveri ospedalieri associati a COVID-19 nell’area di studio, insieme all’andamento del tasso di immunizzazione e del numero di infezioni SARS-CoV-2 tra gli operatori sanitari inclusi nello studio, i ricercatori hanno scoperto che da metà febbraio 2021, quando il potenziale tasso di immunizzazione a lungo termine tra gli operatori sanitari era di circa il 70%, il numero di casi di nuova diagnosi in questo gruppo è rimasto stabile nonostante un rischio più elevato di esposizione dovuto al rapido aumento di COVID-19 ricoveri ospedalieri.
Le conclusioni dei ricercatori
Nello studio, nella parte conclusiva, si può leggere quanto segue:
“In un contesto reale nel nord Italia, durante gli intervalli di tempo dopo la somministrazione del vaccino in cui ci si può aspettare protezione, abbiamo riscontrato un’elevata efficacia del vaccino Comirnaty. Questo risultato potrebbe aiutare a promuovere la campagna di vaccinazione in corso nella popolazione generale e tra gli operatori sanitari ancora non vaccinati, rafforzando la comunicazione basata sull’evidenza.”
Insomma, il vaccino risulta estremamente efficace nel prevenire l’infezione da SARS-CoV-2 in una fetta di popolazione molto esposta al virus, a conferma dell’importanza della vaccinazione per uscire dalla Pandemia.