Cosa vuol dire essere asintomatico

da | Mag 4, 2020 | Medicina Generale, Sanità Integrativa | 0 commenti

L’epidemia di Coronavirus ha introdotto nel linguaggio comune diversi termini che, in condizioni normali, usiamo davvero molto di rado. Pensiamo, ad esempio, alla parola “quarantena” o “test sierologico”. A queste si aggiunge, senza dubbio, la parola “asintomatico”, davvero diffusissima negli ultimi tre mesi. 

Ma cosa vuol dire essere asintomatico? Sembra una domanda banale, eppure non è poi così semplice dare una risposta davvero ben articolata. 

Proviamo a spiegarlo. 

Cosa significa asintomatico

Iniziamo dalle basi, ovvero dalla definizione del termine asintomatico, riportando quella fornita dalla Treccani

“asintomàtico agg. [comp. di a- priv. e sintomatico] (pl. m. -ci). – In medicina, che non presenta sintomi: malattia che decorre in modo asintomatico.”

Quindi, com’è facile intuire, il termine asintomatico indica un soggetto che ha contratto una malattia ma non presenta sintomi

Per quanto di semplice comprensione, l’utilizzo di questo termine genera spesso confusione. 

Vediamo perché. 

Essere asintomatici non vuol dire essere sani

Abbiamo visto che, per definizione, essere asintomatico vuol dire avere una patologia che, al momento, non ha manifestato ancora i suoi effetti

Quindi, il soggetto è malato, ma non se ne accorge, perché non ha sintomi. 

Nel caso specifico del nuovo coronavirus, essere asintomatico vuol dire risultare positivo al COVID-19 – la malattia provocata dal virus Sars-Cov-2 – senza avere i sintomi, ovvero tosse, raffreddore, difficoltà respiratorie, mal di gola, bronchite, polmonite e così via. 

Essendo positivi, questi soggetti possono, di conseguenza, anche essere contagiosi, e infettare altre persone, come confermato dall’ISS e dal Ministero della Salute:

“È ritenuto possibile che persone nelle fasi prodromiche della malattia, e quindi con sintomi assenti o molto lievi, possano trasmettere il virus.”

Ecco, questo è un dettaglio spesso poco compreso, eppure fondamentale, per due motivi: 

  • il soggetto asintomatico potrebbe sviluppare i sintomi della malattia, magari anche in forma grave, quindi deve essere seguito;
  • il soggetto asintomatico può diffondere il contagio, quindi deve essere messo in isolamento. 

Una buona percentuale di positivi è asintomatica

Si stima che, in media, circa il 50% della popolazione che ha contratto il virus è asintomatico o presenta sintomi così lievi da passare quasi inosservati. 

Ad esempio, sono stati di recente resi pubblici dei dati relativi alla popolazione di Vo’ Euganeo, uno dei primi focolai registrati nel nostro Paese, secondo i quali il 43% dei positivi era asintomatico. 

Inoltre, dalle analisi condotte è risultato che gli asintomatici erano tanto contagiosi quanto i sintomatici, e questo non fa che confermare l’importanza di una diffusione capillare dei test e dei tamponi a quante più persone possibile, come sottolineato anche dal noto virologo Prof. Roberto Burioni sul sito Medical Facts.  

Trovi qui l’articolo con grafici e dati su Vo’ Euganeo.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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