La fototerapia è una metodica medica che sfrutta l’energia luminosa, in particolare i raggi ultravioletti (UV) o RUV, a scopo terapeutico per trattare diverse patologie.
Non è una terapia di recente scoperta, anzi, la conoscenza dei benefici della luce solare per la cura di alcune malattie della pelle risale all’antichità, mentre l’impiego della radiazione elettromagnetica per scopi medici è documentato dai primi anni del ‘900.
Nel corso degli ultimi cinquant’anni la tecnologia alla base della fototerapia si è evoluta, rendendo la procedura sempre più efficace e priva di effetti collaterali, con tantissime applicazioni pratiche in medicina.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è la fototerapia, come funziona, quali sono le sue applicazioni e quando viene prescritta.
Indice dei contenuti
- Cos’è la fototerapia?
- Come Funziona?
- Tipi di luce utilizzati
- Applicazioni della fototerapia in dermatologia
- Applicazioni in altre branche della medicina
- Come si svolge un trattamento di fototerapia?
- Sono necessarie delle precauzioni?
- Vantaggi della fototerapia
- Effetti collaterali, rischi e complicanze
- Fototerapia in gravidanza
- Domande Frequenti (FAQ)
Cos’è la fototerapia?
La fototerapia è una metodica medica che impiega la luce, in particolare i raggi ultravioletti (RUV), a scopo terapeutico per trattare diverse patologie.
Conosciuta anche come “terapia della luce”, si basa sulla capacità della luce solare, e specificamente dei raggi UV, di modulare le risposte biologiche e cellulari del corpo.
Come Funziona?
La fototerapia consiste nell’esposizione controllata della pelle a specifiche lunghezze d’onda della luce, spesso sotto forma di radiazioni ultraviolette (UV), che possono avere effetti terapeutici benefici.
I raggi UV penetrano negli strati superficiali della pelle ed esercitano importanti azioni biologiche, come quelle antiproliferative e immunomodulanti. Questo significa che possono influenzare positivamente i processi biologici e cellulari per alleviare i sintomi o promuovere la guarigione di determinate patologie.
A livello molecolare, la luce UV modula la risposta immunitaria cutanea e induce cambiamenti nei cheratinociti (cellule della pelle) e nei linfociti T, che sono coinvolti in molte malattie infiammatorie e autoimmuni. Aiuta a ripristinare il normale “turnover” cellulare cutaneo, riducendo la proliferazione e l’infiammazione. Nel caso della vitiligine, ad esempio, stimola i melanociti a ripopolare le aree depigmentate.
Tipi di luce utilizzati
La fototerapia si avvale principalmente di due tipi di radiazioni UV, che indichiamo di seguito.
- Ultravioletti B (UVB): l’UVB a banda stretta (Narrow Band UVB, NB-UVB) è la forma più comune e ha una lunghezza d’onda tra 311 e 313 nm. Penetrano meno in profondità rispetto agli UVA e si fermano allo strato più superficiale della pelle (epidermide). È considerata più efficace e meno dannosa rispetto all’UVB a banda larga, riducendo il rischio di scottature ed effetti collaterali a lungo termine. La fototerapia UVB a banda stretta è particolarmente vantaggiosa per i bambini e durante la gravidanza in quanto non richiede l’assunzione di farmaci;
- Ultravioletti A (UVA): hanno una lunghezza d’onda maggiore (320-400 nm) e penetrano più profondamente nella pelle (fino al derma). Per essere efficaci, spesso devono essere combinati con una sostanza fotosensibilizzante chiamata psoralene, dando vita alla terapia PUVA (psoralene + UVA) o fotochemioterapia. Esiste anche la terapia UVA1 che utilizza lunghezze d’onda specifiche tra 340 e 400 nm per condizioni infiammatorie severe.
Possono essere utilizzate anche altre sorgenti luminose come la luce blu, la luce rossa o infrarossa, la luce LED, la luce visibile o la terapia della luce del giorno (elioterapia) per specifiche condizioni.
Applicazioni della fototerapia in dermatologia
La fototerapia è ampiamente utilizzata soprattutto in dermatologia per la gestione di numerose malattie cutanee croniche, ma può essere applicata anche in altri contesti medici.
Tra le principali patologie dermatologiche trattate ci sono:
- psoriasi: è una delle opzioni terapeutiche più efficaci per la psoriasi, in particolare quella moderata-grave;
- dermatite atopica (eczema atopico): utile per ridurre l’infiammazione e il prurito, specialmente nei casi moderati-gravi o resistenti ad altri trattamenti;
- vitiligine: favorisce la ripigmentazione nelle aree colpite, soprattutto con UVB a banda stretta e PUVA;
- linfoma cutaneo a cellule T (micosi fungoide): utilizzata per ridurre la proliferazione delle cellule tumorali nella pelle;
- eczemi cronici, prurito cronico, lichen planus;
- acne: aiuta ad alleviare l’infiammazione e promuove la guarigione, in particolare con la luce blu.
Applicazioni in altre branche della medicina
Sebbene sia ampiamente impiegata nel campo dermatologico per trattare disturbi della pelle, la fototerapia può essere applicata anche in diversi altri contesti medici.
In particolare, possiamo segnalare le seguenti applicazioni non dermatologiche:
- bilirubinemia neonatale (ittero neonatale): la fototerapia è utilizzata per trattare l’ittero neonatale, una condizione caratterizzata dall’aumento dei livelli di bilirubina nel sangue dei neonati. La procedura mira a ridurre i livelli ematici di bilirubina, trasformandola in un metabolita che può essere escreto, riducendo così il rischio di danno neurologico;
- disturbi del sonno e alcune malattie psichiatriche: la fototerapia è frequentemente utilizzata anche per questi disturbi;
- disturbo affettivo stagionale (SAD): questo disturbo dell’umore può essere trattato con la fototerapia, in particolare utilizzando la luce visibile per regolare i cicli circadiani e migliorare l’umore durante i mesi invernali;
- prurito uremico in insufficienza renale cronica (IRC): la fototerapia UVB a banda stretta è utilizzata con successo per trattare questa condizione;
- calcificazione ossea delle fratture: sono stati riscontrati nuovi utilizzi della fototerapia per la calcificazione ossea delle fratture, specialmente quelle delle vertebre e dell’apparato scheletrico principale.
In ogni caso, la fototerapia, indipendentemente dal contesto di applicazione, richiede una supervisione medica specializzata e un attento monitoraggio dell’esposizione alla luce per garantirne la sicurezza e l’efficacia.
Come si svolge un trattamento di fototerapia?
Il trattamento di fototerapia si svolge attraverso un processo attentamente monitorato da specialisti, che include una valutazione preliminare, sessioni di irradiazione controllate e precauzioni specifiche per il paziente.
Trattando dell’ambito nel quale è più impiegata, vediamo come si svolge un trattamento in dermatologia.
- Valutazione preliminare e diagnosi:
- il percorso inizia con una visita dermatologica approfondita da parte di uno specialista;
- durante questa visita, il medico raccoglie una dettagliata anamnesi del paziente, analizzando la storia clinica, i sintomi presenti e le eventuali terapie già effettuate;
- vengono valutati l’anamnesi di neoplasie cutanee, il fototipo del paziente (classificazione della pelle in base alla sensibilità al sole), il tipo, la sede anatomica e l’estensione delle lesioni cutanee;
- possono essere prescritti ulteriori esami per rilevare eventuali controindicazioni al trattamento;
- in base a questi fattori, viene stabilito il protocollo terapeutico più adatto, che include la tipologia di fototerapia (es. UVB a banda stretta, PUVA), il numero di sedute e i dosaggi;
- è fondamentale che il paziente firmi un consenso informato dopo che la procedura, i rischi e i benefici sono stati spiegati.
- Preparazione e svolgimento delle sedute:
- le sedute fototerapiche vengono somministrate in cicli di 2-3 volte a settimana, in giorni non consecutivi. La frequenza può essere progressivamente ridotta dopo l’ottenimento della remissione;
- durata: ogni seduta può durare da pochi secondi ad alcuni minuti (tipicamente tra i 5 e i 30 minuti), a seconda del tipo di luce utilizzata e dell’area da trattare;
- posizionamento del paziente: il paziente accede alla cabina o all’apparecchiatura indossando solo indumenti intimi per proteggere la zona genitale e degli occhialini protettivi ad uso personale per evitare danni agli occhi;
- le cabine sono dotate di lampade monitorate elettronicamente, spesso con un soffitto aperto per ridurre il senso di claustrofobia e un sistema di ventilazione per abbassare la temperatura;
- per la terapia PUVA, il paziente assume per via orale una sostanza fotosensibilizzante (psoralene) circa due ore prima del trattamento;
- monitoraggio: prima di ogni seduta, un infermiere valuta la cute del paziente e la sua reazione all’esposizione precedente, decidendo se somministrare o diminuire la dose programmata. Il dermatologo valuta periodicamente il paziente e può modificare il protocollo terapeutico in base alla risposta individuale.
- Post-Trattamento:
- al termine della seduta, si sente un segnale acustico e le lampade si spengono automaticamente;
- la durata complessiva della terapia può variare in base al tipo e alla gravità della patologia, e si possono effettuare più cicli all’anno.
Sono necessarie delle precauzioni?
Come più volte sottolineato, la fototerapia è generalmente sicura, ma richiede un’attenta supervisione medica per minimizzare i rischi e massimizzare i benefici.
A tale scopo, è necessario prendere alcune precauzioni prima, durante e dopo le sedute.
- Prima e durante il trattamento:
- farmaci e prodotti fotosensibilizzanti: è fondamentale evitare l’assunzione di farmaci o l’applicazione di prodotti profumati, creme, unguenti e lozioni idratanti fotosensibilizzanti, a meno che non siano espressamente indicati dal medico. Alcuni farmaci (es. antibiotici, farmaci per la pressione sanguigna) possono aumentare la fotosensibilità;
- protezione oculare: come indicato prima, l’uso di occhiali protettivi specifici è obbligatorio durante le sedute per prevenire danni a cornea, cristallino e retina. Per la terapia PUVA, la protezione degli occhi deve essere mantenuta per almeno 12 ore dopo l’assunzione dello psoralene;
- protezione delle aree non trattate: le aree non interessate dalla patologia e i genitali devono essere schermati;
- controllo della dose: l’intensità e la durata dell’esposizione sono attentamente calibrate in base al fototipo cutaneo del paziente, alla gravità della condizione e alle linee guida del trattamento per prevenire ustioni o altre complicazioni. È meglio progredire lentamente ed evitare l’eritema;
- sospensione del trattamento: in caso di febbre, infezioni virali o altre condizioni che richiedano l’attivazione della funzione immunitaria, è consigliabile sospendere temporaneamente la fototerapia.
- Dopo il trattamento:
- esposizione solare: il giorno del trattamento non bisogna esporsi al sole, e l’esposizione nei giorni successivi va fatta con moderazione e con adeguata protezione solare. È meglio evitare l’abbronzatura intensiva;
- idratazione cutanea: la pelle può risultare secca o arrossata (eritema) dopo le sedute. L’uso di creme idratanti o lenitive è consigliato.
Vantaggi della fototerapia
La fototerapia offre numerosi vantaggi che la rendono una scelta terapeutica efficace e consolidata in diversi campi della medicina, in particolare in dermatologia.
Ecco i principali:
- trattamento non invasivo: è una metodica medica non invasiva, che evita l’uso di farmaci sistemici con potenziali effetti collaterali importanti o interventi chirurgici;
- modulazione della risposta immunitaria: la luce UV (UVB e UVA) agisce direttamente sulle cellule cutanee, inclusi i cheratinociti e i linfociti T, modulando le risposte infiammatorie e autoimmuni. Questo favorisce un effetto immunosoppressivo positivo sulle cellule infiammatorie della pelle;
- riproduzione artificiale della luce solare: la fototerapia impiega apparecchiature in grado di riprodurre artificialmente i raggi ultravioletti, simulando l’azione benefica del sole per la cura di malattie della pelle;
- sicurezza e gestione degli effetti collaterali: è considerata un trattamento sicuro, soprattutto se eseguita sotto la supervisione di dermatologi specialisti. L’uso controllato della luce UV minimizza i potenziali effetti collaterali a lungo termine, sebbene siano comunque possibilità da monitorare. I moderni macchinari, come le lampade UVB a banda stretta, emettono lunghezze d’onda specifiche per un’esposizione controllata e sicura;
- riduzione dell’infiammazione e del prurito: è altamente efficace nel ridurre il prurito e l’infiammazione, sintomi comuni in malattie croniche come eczema e dermatite atopica. L’azione delle radiazioni UVB e UVA ha un potente effetto antinfiammatorio, migliorando la qualità della vita dei pazienti;
- miglioramento della ripigmentazione (nella vitiligine): stimola i melanociti (le cellule che producono melanina), favorendo la ripigmentazione delle aree cutanee depigmentate nella vitiligine;
- benefici per la salute mentale e benessere psicofisico: il miglioramento visibile della pelle può avere effetti positivi sull’autostima, riducendo stress, ansia e depressione associati a malattie cutanee croniche visibili;
- opzione per malattie resistenti: rappresenta un’opzione efficace per pazienti affetti da malattie resistenti ai trattamenti convenzionali, fornendo una soluzione alternativa o complementare quando farmaci topici o sistemici non hanno avuto successo;
- efficacia a lungo termine e controllo delle recidive: i benefici possono essere duraturi, prolungando i periodi di remissione e riducendo la necessità di trattamenti continuativi con farmaci più aggressivi. Le future recidive possono presentarsi in forma più leggera, offrendo tempi di latenza positiva superiori;
- trattamento personalizzabile: il trattamento può essere adattato alle esigenze specifiche del paziente (durata, frequenza, intensità), ottimizzando i risultati e minimizzando i rischi;
- risultati rapidi e visibili: molti pazienti riferiscono una significativa riduzione dei sintomi cutanei (infiammazione, prurito, desquamazione) già dopo poche settimane di trattamento;
- riduzione della dipendenza da farmaci: può ridurre o eliminare la necessità di farmaci sistemici, come immunosoppressori o corticosteroidi, che possono avere effetti collaterali dannosi a lungo termine.
La fototerapia rappresenta una risorsa terapeutica fondamentale e avanzata, soprattutto in dermatologia, con un ruolo centrale nella gestione di molteplici condizioni cutanee, ma sempre con la necessità di una supervisione medica specializzata.
Effetti collaterali, rischi e complicanze
La fototerapia, sebbene sia un trattamento generalmente sicuro ed efficace, comporta alcuni rischi ed effetti collaterali che devono essere attentamente monitorati.
Vediamo, quindi, gli effetti collaterali più comuni e i rischi associati alla fototerapia, a breve e lungo termine:
- Effetti collaterali comuni e a breve termine:
- eritema (rossore cutaneo) e scottature: è uno dei rischi più frequenti, simile a una scottatura solare, soprattutto in pazienti con pelle sensibile o fototipo basso. Questo rossore può comparire circa 4-6 ore dopo l’esposizione e generalmente scompare entro 24 ore. È cruciale progredire lentamente con i dosaggi per evitare l’eritema;
- secchezza e desquamazione della pelle: l’esposizione ai raggi UV può disidratare la pelle, provocando secchezza e desquamazione. L’uso di creme idratanti o lenitive è consigliato dopo le sedute;
- prurito: può verificarsi dopo 3-4 ore dal trattamento, e l’uso di creme lenitive è suggerito;
- fotosensibilità: alcuni pazienti possono sviluppare una maggiore sensibilità alla luce, con eruzioni cutanee, bruciore o arrossamento eccessivo anche dopo brevi esposizioni. Questo rischio è più elevato per chi assume farmaci fotosensibilizzanti;
- iperpigmentazione o ipopigmentazione: possono verificarsi alterazioni della colorazione cutanea, come la comparsa di macchie scure o una riduzione del colore naturale della pelle. Questi cambiamenti possono essere temporanei o, in alcuni casi, permanenti.
- Rischi a lungo termine:
- invecchiamento cutaneo precoce (fotoinvecchiamento): l’esposizione ripetuta ai raggi UV può accelerare il processo di invecchiamento della pelle;
- aumento del rischio di tumori cutanei: l’esposizione prolungata agli UV, in particolare con la terapia PUVA, può aumentare il rischio di carcinoma basocellulare, carcinoma a cellule squamose e, in alcuni casi, melanoma;
- iperpigmentazione o ipopigmentazione: alterazioni della colorazione della pelle possono verificarsi;
- fotosensibilità: alcuni pazienti possono sviluppare una maggiore sensibilità alla luce;
- effetti collaterali sistemici (solo PUVA): nausea, mal di testa e, in rari casi, danni epatici sono possibili a causa degli psoraleni;
- esacerbazione di condizioni preesistenti: malattie fotosensibili come il lupus eritematoso possono peggiorare.
La mancata aderenza o un uso discontinuo del trattamento possono ridurre l’efficacia e aumentare il rischio di complicazioni.
Fototerapia in gravidanza
La fototerapia può essere eseguita in gravidanza? Per rispondere a questa domanda è necessario fare una distinzione.
La fotochemioterapia (PUVA), che combina l’uso di raggi UVA con l’assunzione di psoraleni (farmaci fotosensibilizzanti), è generalmente sconsigliata o è preferibile evitarla in gravidanza, a causa dei potenziali rischi associati agli psoraleni, che possono avere effetti teratogeni (cioè causare malformazioni al feto).
Inoltre, possono provocare effetti collaterali sistemici come nausea e mal di testa, e causare un’estrema sensibilità alla luce solare, richiedendo protezione oculare per almeno 12 ore dopo l’assunzione.
Pertanto, i rischi legati all’assunzione di farmaci fotosensibilizzanti rendono la PUVA una scelta non raccomandata durante la gravidanza.
Al contrario della PUVA, la fototerapia UVB a banda stretta (NB-UVB) è considerata particolarmente vantaggiosa per i bambini e durante la gravidanza, proprio perché non necessita dell’assunzione di farmaci (psoraleni).
I raggi UVB a banda stretta penetrano solo nello strato più superficiale della pelle (epidermide) e nella parte superiore del derma, risultando quindi scevra di effetti sul nascituro e sulle condizioni generali della mamma, rendendola un’opzione terapeutica con un profilo di sicurezza più favorevole per le donne in attesa.
Tuttavia, anche in questo caso, è essenziale una consultazione medica approfondita e una stretta supervisione specialistica per valutare attentamente i benefici e i rischi specifici per la singola paziente.
Domande Frequenti (FAQ)
La fototerapia è una metodologia medica che impiega l’esposizione controllata a specifiche lunghezze d’onda della luce, prevalentemente ultravioletta (UV), per curare diverse patologie. Questa tecnica riproduce artificialmente gli effetti benefici del sole, modulando i processi biologici e cellulari cutanei. Il suo scopo è alleviare i sintomi, ridurre l’infiammazione e promuovere la guarigione della pelle.
Questo trattamento è ampiamente utilizzato in dermatologia per affrontare diverse condizioni croniche della pelle. Le indicazioni primarie includono la psoriasi, la dermatite atopica (eczema) e la vitiligine. Può essere efficace anche per il linfoma cutaneo a cellule T (micosi fungoide), l’acne e il prurito cronico.
Si utilizzano principalmente raggi ultravioletti di tipo B (UVB) e A (UVA), ciascuno con specifiche lunghezze d’onda. La fototerapia UVB a banda stretta (NB-UVB) è la forma più diffusa, con radiazioni tra 311 e 313 nm, considerata molto efficace e meno dannosa. Esiste anche la terapia PUVA, che combina gli UVA con farmaci fotosensibilizzanti (psoraleni) per condizioni più resistenti.
Generalmente sì, la fototerapia è considerata un trattamento sicuro, a condizione che sia eseguita sotto l’attenta supervisione di dermatologi specialisti. I moderni apparecchi sono progettati per emettere lunghezze d’onda specifiche, minimizzando i potenziali effetti collaterali a lungo termine. Tuttavia, è cruciale seguire scrupolosamente le indicazioni mediche per massimizzare i benefici e ridurre i rischi.
La fototerapia non è raccomandata per tutti i pazienti. Le principali controindicazioni includono una storia personale o familiare di melanoma o altri tumori cutanei. È sconsigliata anche per individui affetti da malattie fotosensibili, come il lupus eritematoso o la porfiria, che potrebbero peggiorare con l’esposizione ai raggi UV. La terapia PUVA è preferibilmente evitata in gravidanza e allattamento a causa dei psoraleni.
Sì, possono verificarsi alcuni effetti collaterali. I più frequenti includono eritema (rossore cutaneo) o scottature, simili a quelle solari, secchezza della pelle, desquamazione e prurito. A lungo termine, un’esposizione eccessiva può accelerare l’invecchiamento cutaneo e, in rari casi, aumentare il rischio di tumori della pelle.
Prima di iniziare, è fondamentale sottoporsi a una visita dermatologica approfondita per una valutazione completa e la definizione del protocollo. Durante la seduta, è essenziale indossare occhialini protettivi specifici per gli occhi e schermare le aree genitali. Si raccomanda inoltre di evitare l’assunzione di farmaci o l’applicazione di prodotti cutanei fotosensibilizzanti, a meno di diverse istruzioni del medico.
La durata e la frequenza delle sedute sono personalizzate in base alla patologia, alla sua gravità e alla risposta individuale del paziente. Generalmente, i trattamenti prevedono 2-3 sedute a settimana in giorni non consecutivi. Ogni singola esposizione alla luce può variare da pochi secondi a circa 30 minuti, a seconda del tipo di luce utilizzata e della zona da trattare.
Sebbene la fototerapia non sempre garantisca una cura definitiva, è altamente efficace nel controllare i sintomi e nel promuovere lunghe remissioni delle malattie croniche. Molti pazienti sperimentano una significativa riduzione dei sintomi e un miglioramento duraturo della qualità della vita. Spesso può ridurre la dipendenza da farmaci sistemici, rendendo la gestione della patologia più sostenibile.
Dopo ogni seduta, è cruciale proteggere la pelle dal sole. Si consiglia di evitare l’esposizione diretta ai raggi solari il giorno stesso del trattamento e di utilizzare una protezione solare adatta nei giorni successivi. Mantenere la pelle ben idratata con creme emollienti è consigliabile per contrastare la secchezza. In caso di terapia PUVA, la fotosensibilità può persistere per diverse ore dopo l’assunzione dello psoralene.
Esistono dispositivi per la fototerapia a uso domiciliare che possono essere una soluzione pratica. Tuttavia, per garantire sicurezza ed efficacia, il loro utilizzo deve essere sempre supervisionato e guidato da un medico specialista. Senza una guida professionale, si rischia di applicare dosaggi inappropriati, aumentando i pericoli o compromettendo i risultati.