Resistenza agli antibiotici: cos’è e perché va affrontata

da | Mag 29, 2019 | Farmacologia, Sanità Integrativa | 0 commenti

Gli antibiotici hanno permesso di curare infezioni che, prima della loro introduzione, non erano trattabili, salvando vite umane. Purtroppo, con il passare dei decenni, un abuso e/o un uso scorretto di questa classe di farmaco ha provocato un aumento della resistenza agli antibiotici da parte di alcuni batteri, rendendo il trattamento farmacologico inefficace.

Secondo le stime, in Europa muoiono circa 25.000 persone ogni anno a causa di infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, evidenziando un problema sanitario non di secondaria importanza.

Ma in cosa consiste la resistenza agli antibiotici, e perché rappresenta una emergenza da contrastare?

Approfondiamo insieme.

Cosa sono gli antibiotici e a cosa servono

Per dare una definizione chiara e precisa di antibiotico prendiamo in prestito le parole dell’Istituto Superiore di Sanità:

“Gli antibiotici sono medicinali utilizzati per curare o prevenire le infezioni causate da batteri. Sono in grado di uccidere i batteri stessi e/o di prevenire la loro moltiplicazione e diffusione all’interno dell’organismo e la trasmissione ad altre persone.”

Quindi, un antibiotico è un medicinale in grado di eliminare i batteri che causano un’infezione nel nostro organismo e di evitare che possano diffondersi.

Purtroppo, però, non sempre vengono utilizzati in modo corretto, ad esempio per curare i sintomi dell’influenza.

Sempre l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, ci tiene a sottolineare come gli antibiotici siano inefficaci nel trattamento di queste patologie.

Il perché in realtà è molto semplice: gli antibiotici sono efficaci (non sempre) contro i batteri che provocano un’infezione, ma non contro i virus. E l’influenza, il mal di gola, sono causati da virus, non da batteri.

Per approfondire, ti consigliamo di leggere l’articolo nel quale si spiega proprio questa differenza, che trovi qui.

Inoltre, e non è affatto un aspetto secondario, l’antibiotico va assunto solo ed esclusivamente su specifica indicazione del proprio medico e non per scelta personale.

Gli antibiotici, infatti, presentano numerosi possibili effetti collaterali, tra cui reazioni allergiche potenzialmente molto gravi.

Quindi, meglio evitare le cure fai da te!

Resistenza antibiotica: naturale o acquisita

La diffusione degli antibiotici ci ha protetti da infezioni, spesso letali, che in passato non eravamo in grado di curare, ma un uso eccessivo (non solo umano, come vedremo) ha generato un aumento della resistenza antibiotica.

Cosa vuol dire?

Che il batterio fino a quel momento sconfitto grazie all’assunzione di un antibiotico, ha sviluppato una capacità di resistere allo stesso, rendendolo inefficace.

Perché accade?

Beh, la resistenza antibiotica può avvenire per due ragioni:

  • naturale: si verifica quando il batterio è naturalmente resistente ad un antibiotico;
  • acquisita: si verifica quando il batterio modifica il proprio patrimonio genetico affinché possa resistere all’antibiotico.

Nel primo caso, è necessario sviluppare un antibiotico in grado di contrastare quel determinato batterio – perché gli antibiotici non sono tutti uguali, ricordiamolo.

Nel secondo caso, è necessaria una modifica all’antibiotico e non è una cosa così semplice da fare. In effetti, lo sviluppo di nuovi antibiotici spesso richiede più tempo rispetto alla comparsa di una nuova resistenza antibiotica.

In entrambi i casi, si tratta di un processo evolutivo del tutto naturale, ma che richiede tempi molto lunghi. Purtroppo, l’abuso di antibiotici accelera questa evoluzione, trasformandola in una emergenza sanitaria.

Come si diffonde la resistenza antibiotica

Quando si parla di antibiotici si tende a pensare subito a quelli che noi assumiamo quando ci viene prescritta una profilassi antibiotica, ma non sono solo gli umani ad utilizzare questa tipologia di medicinale.

Un utilizzo enorme è registrata sugli animali, in particolare quelli negli allevamenti intensivi.

Ma non solo. Anche gli ortaggi possono essere vettori di batteri resistenti agli antibiotici, presenti nel letame utilizzato come concime.

Purtroppo, questa diffusione massiccia e l’uso spesso sprovveduto di antibiotici nell’industria alimentare non fa altro che accelerare il processo di resistenza agli antibiotici.

L’ECDC – European Centre For Disease Prevention And Control – ha realizzato una infografica nella quale illustra come si diffonde la resistenza agli antibiotici.

diffusione resistenza gli antibiotici

Perché la resistenza agli antibiotici è una emergenza da contrastare

“Per contenere la resistenza agli antibiotici dobbiamo combattere contemporaneamente su tre fronti: umano, animale e ambientale. Questo è esattamente quello che stiamo cercando di realizzare nell’UE e nel mondo”.

Questa la posizione condivisa da EFSA, EMA ed ECDC sulla correlazione tra uso di antibiotici e resistenze.

A partire dal 1999 l’Unione Europea ha messo in campo una strategia per contrastare questa minaccia, inserendo l’antibiotico-resistenza tra le priorità da affrontare.

Questa priorità è stata ribadita con forza dall’OMS nel 2019, addirittura inserendo la resistenza agli antibiotici tra le dieci minacce alla salute globale, insieme a HIV, Ebola, dengue, “anti-vaccinisti”, pandemia influenzale, malattie non trasmissibili, sistemi sanitari insufficienti, cambiamenti climatici e crisi umanitarie.

Il rischio, molto concreto, è un ritorno al passato, all’epoca in cui non eravamo in grado di trattare facilmente infezioni come polmonite, tubercolosi, gonorrea e salmonellosi.

E non è affatto un’epoca nella quale conviene tornare.

A questo si aggiunge anche l’allarme economico derivante dalla diffusione della resistenza agli antibiotici. Un recente rapporto OCSE stima, infatti, che al 2050 il costo dell’antibiotico-resistenza sarà pari a 13 miliardi di dollari.

La strategia Italiana per contrastare la diffusione della resistenza antibiotica

Anche l’Italia ha puntato l’attenzione sulla minaccia microbica, sviluppando un documento chiamato “Piano Nazionale di contrasto dell’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2017-2020.

Con questo Piano, il nostro Paese si è dato due obiettivi principali da raggiungere:

  1. ridurre la frequenza delle infezioni da microrganismi resistenti agli antibiotici;
  2. ridurre la frequenza di infezioni associate all’assistenza sanitaria ospedaliera e comunitaria.

Come?

Con una strategia destinata al settore umano e una al settore animale.

Settore Umano:

  • Riduzione > 10% del consumo di antibiotici sistemici in ambito territoriale;
  • Riduzione > 10% del consumo ospedaliero di fluorochinoloni;
  • Riduzione > 10% del consumo territoriale di fluorochinoloni;
  • Riduzione > 10% della prevalenza di Staphylococcus aureus meticillino-resistenti negli isolati da sangue;
  • Riduzione > 10% della prevalenza di Enterobatteri produttori di carbapenemasi (CPE) negli isolati da sangue.

Settore Animale:

  • Riduzione > 30% del consumo di antibiotici;
  • Riduzione > 30% del consumo di antibiotici nelle formulazioni farmaceutiche per via orale;
  • Riduzione a livelli di 5 mg/PCU del consumo di colistina;
  • Riduzione > 10% del consumo dei Critically Important Antimicrobials.

Non è facile raggiungere questi obiettivi, perché va a toccare diversi ambiti e numerosi attori coinvolti.

Ma è necessario investire risorse in questo ambito, perché gli effetti potrebbero essere devastanti.

Conclusioni

Come abbiamo cercato di spiegare, la resistenza dei batteri agli antibiotici rappresenta un processo evolutivo naturale, ma accentuato fortemente dall’abuso e dall’utilizzo scorretto di questi medicinali importantissimi.

Prima di assumere un antibiotico, quindi, assicurati che sia strettamente necessario, e non farlo mai (mai!) senza una chiara e specifica prescrizione del tuo medico.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

Segui FASDA su Facebook