Chiunque abbia effettuato dei lavori edili nella propria abitazione, o abbia seguito la costruzioni di un edificio, sa che si produce un’enorme quantità di scarti di lavorazione, cosiddetti rifiuti inerti.
Come stabilito dal Testo Unico dell’ambiente, precisamente all’articolo 184, comma 3 lettera b), si definiscono rifiuti inerti:
“I rifiuti prodotti dalle attività di costruzione e demolizione, nonché i rifiuti che derivano dalle attività di scavo.”
Secondo i principi dell’economia circolare, questi rifiuti non sono del tutto inutili; anzi, possono assurgere a nuova vita venendo impiegati nuovamente nel settore delle costruzioni, per essere quindi riciclati e riutilizzati per vari scopi (ad esempio i fondi stradali).
Di conseguenza, vanno gestiti, raccolti ed eventualmente smaltiti seguendo dei canali differenti rispetto ai rifiuti urbani.
Ma cosa sono i rifiuti inerti? Approfondiamo insieme.
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Cosa sono i rifiuti inerti
Per rispondere alla domanda “cosa sono i rifiuti inerti” ci affidiamo a quanto riportato in questo Position Paper redatto da Anpar – Associazione Nazionale Produttori Aggregati Riciclati:
“Sono rifiuti inerti quelli che non subiscono alcuna trasformazione fisica, chimica o biologica significativa. I rifiuti inerti, quindi, non si dissolvono, non bruciano né sono soggetti ad altre reazioni fisiche o chimiche, non sono biodegradabili e, in caso di contatto con altre materie, non comportano effetti nocivi tali da provocare inquinamento ambientale o danno alla salute umana.”
Quindi, volendo semplificare al massimo, un rifiuto inerte è quello che non subisce nessuna variazione nel tempo e che non rappresenta un rischio per l’ambiente o per la nostra salute, a differenza ad esempio, di un rifiuto organico.
Quali sono i rifiuti inerti
Abbiamo spiegato che per rifiuti inerti si intendono gli scarti prodotti durante lavori di costruzione e/o demolizione.
Ma a cosa ci riferiamo, nello specifico? Rientrano nella categoria dei rifiuti inerti i seguenti materiali:
- sabbia;
- ghiaia;
- argilla espansa;
- vermiculite e perlite;
- conglomerati cementizi;
- calcinacci;
- macerie;
- conglomerati bituminosi;
- cemento;
- mattoni;
- mattonelle;
- ceramiche;
- intonaci;
- residui di lavorazione non pericolosi che provengono da azioni di demolizione o da cantieri edili.
Un esempio di rifiuto inerte sono i sanitari che vengono sostituiti durante una ristrutturazione domestica.
I rifiuti inerti sono rifiuti speciali
Il loro essere inerti, quindi innocui per noi e per l’ambiente, non vuol dire che possano essere smaltiti senza nessun riguardo, né tantomeno essere riciclati in assenza di procedure precise.
Infatti, la normativa vigente (vedi Testo Unico dell’ambiente) li inserisce nella famiglia dei rifiuti speciali, questo vuol dire che la raccolta, lo smaltimento e il riutilizzo deve avvenire nel rispetto di norme precise.
Come smaltirli
Lo smaltimento dei rifiuti inerti può avvenire solo conferendo gli stessi presso apposite discariche adatte al loro recepimento e/o a siti specializzati nel loro recupero, per essere poi reimmessi come nuove materie prime.
La responsabilità dello smaltimento dei rifiuti edili ricade sul produttore delle macerie successivamente alle operazioni di demolizione, e uno smaltimento dei rifiuti inerti effettuato in modo non corretto è perseguibile penalmente.
Esistono aziende specializzate nella raccolta, trasporto, smaltimento e trattamento dei rifiuti inerti, che è possibile contattare e alle quali affidare il lavoro.
Questo non vuol dire che il privato non abbia nessun tipo di responsabilità. Riprendendo l’esempio di prima, se in casa si provvede a sostituire un sanitario in modo autonomo, è necessario smaltirlo in modo corretto.
In questi casi, ci si può rivolgere alle isole ecologiche del proprio comune di residenza e chiedere loro le modalità di conferimento del rifiuto inerte.