30 mln di tonnellate di rifiuti urbani prodotti nel 2019

da | Giu 10, 2021 | Ambiente | 0 commenti

L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha pubblicato il consueto Annuario dei dati Ambientali, giunto alla sua diciottesima edizione. 

Si tratta di un documento molto corposo, ricco di dati utili, organizzato in aree tematiche

  • contesto socio economico;
  • agricoltura e selvicoltura;
  • pesca e acquacoltura;
  • energia;
  • trasporti;
  • turismo;
  • industria;
  • atmosfera;
  • biosfera;
  • idrosfera;
  • geosfera;
  • pericolosità geologiche;
  • rifiuti;
  • economia e ambiente;
  • radiazioni non ionizzanti;
  • rumore;
  • agenti chimici;
  • valutazione e autorizzazione ambientale;
  • certificazione ambientale;
  • strumenti per la pianificazione ambientale;
  • promozione e diffusione della cultura ambientale;
  • ambiente e benessere.

In questo articolo andremo a riportare i dati relativi alla produzione, riutilizzo e riciclo di rifiuti urbani e rifiuti speciali

I rifiuti urbani prodotti in Italia

Nella sezione dedicata ai rifiuti, l’ISPRA riporta anche un utile promemoria relativo alla suddivisione dei rifiuti in rifiuti urbani e speciali, secondo la classificazione prevista dalla normativa vigente

La produzione nazionale dei rifiuti urbani si attesta a quasi 30,1 milioni di tonnellate, con un lieve calo dello 0,3% rispetto al 2018 (-80 mila tonnellate). 

Dopo il riallineamento al valore del 2016 registrato nel 2018, con un quantitativo superiore a 30,1 milioni di tonnellate, la produzione torna quindi a calare, pur se in modo contenuto

Un incremento dello 0,5% rispetto al 2018 è stato registrato nel Nord Italia, con quasi 14,4 milioni di tonnellate di rifiuti, mentre è in calo il dato al Centro (-0,2%) con circa 6,6 milioni di tonnellate e al Sud (-1,5%) con 9,1 milioni di tonnellate.

Produzione rifiuti pro capite

Nel grafico che segue, contenuto nell’Annuario ISPRA, è riportato il dato relativo alla quantità dei rifiuti urbani prodotti pro capite.

rifiuti urbani prodotti pro capite

La produzione di rifiuti pro capite si è sempre mantenuta, a partire dal 2013, intorno ai 500 chilogrammi per abitante per anno, a fronte dei valori compresi tra i 530 e i 550 chilogrammi rilevati tra il 2004 e il 2010, e superiore ai 500 chilogrammi del 2012. 

I valori più alti di produzione pro capite si osservano al Centro con 548 chilogrammi per abitante, stabile rispetto al 2018. 

Il valore medio del Nord Italia si attesta a oltre 518 chilogrammi per abitante, in crescita di 2 chilogrammi per abitante rispetto al 2018, mentre al Sud è pari a 445 chilogrammi per abitante, con un calo di 4 chilogrammi. 

Rifiuti urbani raccolti in modo differenziato

Come sappiamo, in Italia si applica da diversi anni – seppur con risultati molto diversi sul territorio nazionale – la raccolta differenziata dei rifiuti urbani

In merito a quest’ultima, i dati sembrano confortanti, anche se lontani dagli standard richiesti dall’UE.

rifiuti urbani prodotti riciclati

Nel 2019, la raccolta differenziata dei rifiuti urbani si attesta al 61,3% della produzione nazionale, con una crescita di 3,1 punti rispetto al 2018 (58,2%). 

Come accennato, l’obiettivo fissato dalla normativa per il 2012 (65%) non è stato ancora conseguito su scala nazionale (61,3% nel 2019), ma è superato nel Nord (69,6% nel 2019) e in diverse regioni del Paese (complessivamente 8). 

Nel 2019, per la prima volta, anche il Sud Italia supera il 50% di raccolta differenziata.

Percentuale di rifiuti urbani destinati a riutilizzo e riciclaggio

La Direttiva 2008/98/CE prevedeva un target del 50% da conseguire entro il 2020 per la preparazione, per il riutilizzo e il riciclaggio dei rifiuti urbani. Con l’emanazione della Direttiva 2018/851/UE sono stati introdotti ulteriori obiettivi, da conseguirsi entro il 2025 (55%), 2030 (60%) e 2035 (65%)

Questi tre nuovi obiettivi, però, non considerano specifiche frazioni merceologiche, ma si dovranno applicare all’intero ammontare dei rifiuti urbani.

rifiuti urbani prodotti riciclati_02

Nel 2019 la percentuale di preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio si attesta al 53,3%, superando quindi l’obiettivo del 50%, se si applica la metodologia 2 – ovvero la percentuale di riciclaggio di rifiuti urbani costituiti da organico, carta e cartone, vetro, metallo, plastica e legno. 

Se, invece, si applica la metodologia 4 – ovvero la percentuale di riciclaggio del totale dei rifiuti urbani – ci si assesta al 46,9%

La ripartizione del quantitativo avviato a riciclaggio per frazione merceologica mostra che: 

  • il 38,8% è costituito dalla frazione organica;
  • il 24,9% da carta e cartone
  • il vetro rappresenta il 16,6% del totale riciclato; 
  • la plastica rappresenta il 5,2% del totale riciclato;
  • il legno rappresenta l’8,6% del totale riciclato.

Produzione di rifiuti speciali in Italia

Nel primo blocco dell’articolo abbiamo ricordato, come fatto dall’ISPRA, la suddivisione dei rifiuti prodotti in urbani e speciali
In merito alla produzione di rifiuti speciali, i dati sono i seguenti.

rifiuti speciali prodotti

Tra il 2017 e il 2018 la produzione nazionale dei rifiuti speciali segna un aumento del 3,3%, corrispondente a circa 4,6 milioni di tonnellate, passando da 138,9 milioni di tonnellate a 143,5 milioni di tonnellate.

L’incremento registrato è quasi del tutto imputabile, in termini quantitativi, ai rifiuti non pericolosi e in particolare ai cosiddetti rifiuti inerti, ovvero quelli provenienti da operazioni di costruzione e demolizione, che aumentano del 6,6%, pari a 3,7 milioni di tonnellate. 

Più contenuto appare l’aumento della produzione delle altre tipologie di rifiuti non pericolosi (+0,7%, circa 503 mila tonnellate). 

L’analisi dei dati per attività economica (secondo la classificazione ATECO 2007) evidenzia che il maggior contributo alla produzione complessiva dei rifiuti speciali, nel 2018, è dato dal settore delle costruzioni e demolizioni, con una percentuale pari al 42,5% del totale, corrispondente a 61 milioni di tonnellate (41,3% nel 2017).

Rifiuti speciali destinati a recupero

I rifiuti speciali, attraverso procedimenti differenti rispetto a quelli urbani, possono essere in parte recuperati. 
Ecco i dati ISPRA relativi proprio alla quantità di rifiuti speciali avviati a recupero.

rifiuti speciali avviati a recupero

Nel 2018 i quantitativi di rifiuti speciali avviati al recupero sono consistenti (79,5% sul totale gestito) e il trend risulta in continua crescita (+12% nell’ultimo triennio). 

La quantità totale di rifiuti speciali avviata a recupero ammonta a 121,3 milioni di tonnellate, di cui circa 4,4 milioni di tonnellate sono pericolosi. 

Fra le regioni con il maggior quantitativo di rifiuti speciali recuperato spicca la Lombardia con il 27,8% del totale recuperato, sebbene, rispetto al 2017 presenti una diminuzione del 2,6%; seguono il Veneto (10,9%) e l’Emilia-Romagna (10,3%).

Riciclaggio/recupero di rifiuti da costruzione e demolizione

In merito alla produzione di rifiuti speciali abbiamo visto che una quota importante di questi rifiuti proviene dai settori delle costruzioni e demolizioni

Il settore delle costruzioni, attraverso l’uso intenso delle risorse naturali, genera forti impatti sul territorio e un progressivo impoverimento della materia prima dovuti all’apertura di cave di inerti naturali. 

Per questo motivo, la Commissione europea ha ritenuto prioritario monitorare il flusso dei rifiuti provenienti dalle attività di costruzione e demolizione, fissando un obiettivo specifico di preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio e altri tipi di recupero di materiale, pari al 70%

rifiuti da costruzioni

Nel 2018 il tasso di recupero e riciclaggio dei rifiuti da costruzione e demolizione, pari al 77,4%, si colloca al di sopra dell’obiettivo previsto dalla Direttiva 2008/98/CE fissato per il 2020. 

Conclusioni

Dall’Annuario ISPRA emerge un evidente impegno da parte del nostro Paese nel migliorare i dati sulla produzione e raccolta dei rifiuti, così come sul loro riciclo e riutilizzo, ma in alcuni aspetti abbiamo ancora molto da migliorare. 

Come si legge nella presentazione iniziale, poi, bisognerà considerare l’impatto della pandemia, che ha prodotto e sta ancora producendo gravi impatti sulla salute umana e sui principali sistemi connessi all’uomo: sociale, economico-finanziario, produttivo, ambientale. 

“Per la salvaguardia del nostro Pianeta, oltre all’emergenza sanitaria, gli Stati e i Governi di tutto il mondo si sono trovati ad affrontare nuove e difficili sfide che presuppongono più che mai l’adozione di modelli scientifici e istituzionali innovativi per essere vinte.”

I fondi del Recovery Fund dovrebbe favorire la cosiddetta transizione ecologica, che comprende ovviamente anche produzione, recupero, riutilizzo e riciclaggio dei rifiuti. 

Per i dati del 2020, però, dobbiamo attendere il prossimo Annuario.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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