La ripresa economica e delle attività turistiche post pandemia ha segnato anche un aumento della produzione dei rifiuti nel 2021 rispetto all’anno precedente, in particolare ai mesi del 2020 caratterizzati da lockdown e forti restrizioni.
Secondo i dati raccolti da ISPRA e contenuti nel “Rapporto Rifiuti Urbani ISPRA edizione 2022”, infatti, si evidenzia un aumento della produzione nazionale di rifiuti urbani del 2,3% nel 2021, per un totale di 29,6 milioni di tonnellate (677 mila tonnellate in più rispetto al 2020).
A fronte di un aumento della produzione dei rifiuti, però, si registra anche una crescita del tasso di raccolta differenziata a livello nazionale, che si attesta al 64% della produzione totale, con una crescita di 1 punto rispetto al 2020.
Approfondiamo insieme.
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L’aumento della produzione di rifiuti nel 2021
Come accennato nell’introduzione, con la ripresa delle attività economiche e turistiche si è registrato un aumento della produzione nazionale di rifiuti pari al 2,3% rispetto al 2020.
Il dato del 2021, in aumento rispetto al 2020, riguarda tutte le Regioni, a eccezione di Valle d’Aosta e Emilia Romagna, nonostante quest’ultima risulti essere quella con la produzione pro capite più alta del Paese.
In termini di macroaree geografiche, le regioni del Sud fanno registrare la crescita percentuale più consistente (+2,9%), seguite da quelle del Centro (+2,5%) e, infine, quelle del Nord (+1,9%).
In valore assoluto, il nord Italia produce quasi 14,2 milioni di tonnellate, il centro oltre 6,3 milioni di tonnellate e il Sud oltre 9,1 milioni di tonnellate.
È importante segnalare, però, che la produzione nazionale di rifiuti attuale è inferiore rispetto a quella di 10 anni fa, come mostrato in questo grafico.
Produzione dei rifiuti e parametri socio-economici
A livello statistico la produzione nazionale dei rifiuti viene confrontata con altri parametri di tipo socio-economico, in particolare il PIL e i consumi delle famiglie.
Cosa vuol dire? Che l’andamento della quantità di rifiuti prodotta ogni anno segue quello della ricchezza del Paese e delle famiglie.
Nel 2021, però, nonostante l’aumento del 2,3% della produzione nazionale di rifiuti, la crescita registrata si rileva più contenuta rispetto agli indicatori socio-economici come il PIL e i consumi delle famiglie, che sono invece cresciuti rispettivamente del 6,7% e del 5,3%.
Cresce la percentuale di raccolta differenziata
L’aumento della produzione dei rifiuti registrata nel 2021, rispetto al 2020, si è tradotta però anche in una crescita del tasso di raccolta differenziata del Paese, che si attesta al 64% della produzione nazionale.
Si tratta di una crescita pari all’1% rispetto al 2020, anno in cui si era verificata una lieve flessione dello 0,9%.
Nel 2021 la raccolta differenziata torna a crescere, quindi, aumentando di circa 720 mila tonnellate (da 18,2 milioni a quasi 19 milioni di tonnellate).
A livello di macroarea, le percentuali di raccolta rispetto alla produzione totale sono pari al:
- 71% per le regioni settentrionali;
- 60,4% per le regioni del Centro;
- 55,7% per le regioni del Mezzogiorno.
Per quanto riguarda il tipo di rifiuti differenziato, la situazione è la seguente, con l’organico che si conferma la frazione più raccolta in Italia (39%).
Gli obiettivi di raccolta differenziata
Purtroppo, nonostante la crescita dell’1%, il tasso di raccolta differenziata raggiunta nel nostro Paese continua ad essere inferiore agli obiettivi fissati con il d.lgs. n.152/2006 e con la legge 27 dicembre 2006, n. 296:
- almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006;
- almeno il 40% entro il 31 dicembre 2007;
- almeno il 45% entro il 31 dicembre 2008;
- almeno il 50% entro il 31 dicembre 2009;
- almeno il 60% entro il 31 dicembre 2011;
- almeno il 65% entro il 31 dicembre 2012.
Quindi, a 9 anni di distanza dall’ultimo step previsto, non siamo ancora riusciti a raggiungere la quota del 65% di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti urbani prodotti, a causa principalmente dei risultati ancora mediocri registrati nella maggior parte delle regioni del Centro e del Sud Italia (al Nord l’obiettivo del 65% è stato superato già nel 2017).
Nel 2021, raggiungono o superano l’obiettivo del 65%, fissato dalla normativa per il 2012, ben 9 regioni:
- Veneto (76,2%);
- Sardegna (74,9%);
- Lombardia (73%);
- Trentino-Alto Adige (72,6%);
- Emilia-Romagna (72,2%);
- Marche (71,6%);
- Friuli-Venezia Giulia (67,9%);
- Umbria (66,9%);
- Piemonte (65,8%).
Sono prossime all’obiettivo, invece:
- Abruzzo (64,6%);
- Toscana (64,1%);
- Valle d’Aosta (64%).
Al di sotto dell’obiettivo troviamo poi:
- Basilicata, la cui percentuale mostra un incremento di oltre 6 punti, con il 62,7%;
- Molise (58,8%), in aumento del 3,3%;
- Puglia (57,2%), in aumento del 2,7%;
- Liguria (55,2%);
- Campania (54,6%);
- Lazio (53,4%);
- Calabria (53,1%), con una crescita del 1,5%;
Al di sotto del 50% si colloca solo la Sicilia (46,9%) che, tuttavia, fa registrare un aumento di 4,7 punti rispetto alla percentuale del 2020 (42,3%).