Nel mese di settembre abbiamo parlato di uno studio condotto sulle acque reflue dal quale è emersa la prevalenza della variante Delta nel nostro Paese, confermando i dati provenienti dallo screening effettuato con i tamponi.
Come avevamo già raccontato tempo fa, infatti, numerosi studi hanno dimostrato che il rilevamento del SARS-CoV-2 nelle acque reflue non trattate può essere uno strumento molto efficace per seguire le tendenze in atto, valutare la prevalenza delle infezioni e studiare la diversità genetica del virus.
Lo scorso 17 marzo 2021, infatti, la Raccomandazione della Commissione Europea 2021/472 su “un approccio comune per stabilire una sorveglianza sistematica della SARS-CoV-2 e delle sue varianti nelle acque reflue dell’UE” ha fortemente incoraggiato gli Stati membri a mettere in atto il sistema nazionale di sorveglianza delle acque reflue.
Lo studio pubblicato a settembre è stato ripetuto – e continuerà ad esserlo su base mensile – analizzando i dati raccolti nel periodo 4-8 ottobre 2021, che ha evidenziato la presenza ormai esclusiva della variante Delta in Italia.
Approfondiamo insieme.
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Il campione analizzato
L’indagine ha incluso campioni di liquami raccolti presso impianti di trattamento delle acque reflue situati in 14 Regioni e 2 Province Autonome:
- Nord-Ovest Italia: Liguria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta;
- Nord-Est Italia: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto, AP di Bolzano e AP di Trento;
- Centro Italia: Abruzzo, Lazio e Toscana;
- Sud Italia e Isole: Campania, Basilicata, Puglia e Sicilia.
Complessivamente, tra il 4 e l’8 ottobre 2021 sono stati raccolti 92 campioni di acque reflue, circa tre volte i campioni raccolti nella precedente indagine flash.
Risultati dell’indagine
55 campioni su 92 raccolti sono risultati positivi per SARS-CoV-2, con una percentuale pari al 60%.
23 campioni sono stati amplificati e 19 di questi hanno mostrato mutazioni caratteristiche della variante Delta.
I campioni prelevati dalle acque reflue confermano, dunque, la presenza ormai quasi esclusiva sul territorio nazionale della variante Delta del virus SARS-CoV-2, associata a una grande variabilità genetica con la presenza di molte mutazioni, comprese quelle della cosiddetta “Delta Plus”.
Conclusioni
Lo studio, svolto dal gruppo di lavoro coordinato da Giuseppina La Rosa del Dipartimento Ambiente e Salute e da Elisabetta Suffredini del Dipartimento di Sicurezza Alimentare, Nutrizione e Sanità pubblica Veterinaria dell’ISS, ha quindi confermato quanto già riportato dalla sorveglianza clinica epidemiologica relativa allo stesso periodo di campionamento.
Ne consegue che questa tipologia di indagine, basata sull’analisi delle acque reflue, è affidabile ed efficace nel tracciare la diffusione e la distribuzione del virus sul territorio.