A fine aprile è stato annunciato da ISPRA, ISS, ENEA ed SNPA il progetto PULVIRUS, che ha l’obiettivo di analizzare e studiare il legame tra ambiente e coronavirus.
In effetti, al momento sono diverse le domande alle quali non è ancora possibile dare risposte certe rispetto a questo rapporto tra l’inquinamento atmosferico e il virus, ma è molto importante cercare di saperne di più.
Ad esempio, studi ed ipotesi fino ad ora emersi hanno sottolineato un possibile rapporto di causa-effetto tra il particolato e la diffusione del virus nell’aria, sul quale è fondamentale fare chiarezza.
Se da un lato, però, enti ed istituzioni si preparano a studiare il modo in cui ambiente e SARS-COV-2 interagiscono, dall’altro sono sotto gli occhi di tutti gli effetti positivi e negativi che la quarantena ha avuto sulla qualità dell’aria, dei mari e del territorio.
Approfondiamo insieme.
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Miglioramento della qualità dell’aria
Abbiamo già parlato di questo tema in un precedente articolo, nel quale riportiamo le stime dell’ISPRA in merito alle emissioni di gas serra nel primo trimestre del 2020.
I calcoli parlano di circa 5-7% di emissioni in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, una riduzione frutto del lockdown e del blocco agli spostamenti.
Meno auto in circolazione, meno corse dei trasporti pubblici, azzeramento del traffico cittadino, riduzione dei consumi energetici e delle relative emissioni di locali commerciali, uffici, stabilimenti, tutto questo si è tradotto in un netto miglioramento della qualità dell’aria.
Anche la riduzione del traffico aereo ha favorito una riduzione delle emissioni inquinanti nell’atmosfera.
L’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, ha analizzato la riduzione delle emissioni di diossido di azoto, molto concentrate nel Nord-Italia, durante i giorni immediatamente successivi al lockdown, tramite l’utilizzo dei satelliti.
Le immagini sono eloquenti, oltre che molto affascinanti.
Meno produzione e consumo di energia elettrica
La riduzione dei consumi energetici risulta evidente consultando il sistema messo a disposizione da Terna, relativo alla produzione totale nazionale netta oraria.
Si può notare il calo vertiginoso di produzione di energia a partire dalla metà di marzo, quindi dopo l’inizio della quarantena.
Una minore produzione di energia vuol dire, per la stragrande maggioranza dei casi, una riduzione del consumo di combustibili fossili, con conseguenti ricadute positive sulla qualità dell’aria.
Aumento di imballaggi e rifiuti indifferenziati
L’utilizzo di mascherine e guanti monouso, così come la tendenza dei cittadini ad acquistare prodotti confezionati e non sfusi, ha provocato e provocherà nel medio termine un naturale aumento dei rifiuti pro capite, in molti casi non riciclabili (vedi, appunto, guanti e mascherine).
Infatti, guanti e mascherine devono essere gettati nel secco indifferenziato e smaltiti preferibilmente tramite incenerimento; inoltre, molti imballaggi non sono riciclabili, aumentando la quota di rifiuti da gestire.
Da non sottovalutare, inoltre, l’utilizzo di contenitori monouso per tutte le attività di ristorazione, a vario livello, a causa del ricorso al take away e al delivery.
Minore inquinamento acustico
Bloccando e/o limitando gli spostamenti e, riducendo la quantità di persone che affollano le strade dei nostri agglomerati urbani, un effetto collaterale positivo della quarantena è la riduzione dell’inquinamento acustico.
Spesso sottovalutato, l’inquinamento acustico in realtà influenza in modo netto non solo la nostra vita (stress, cefalee, ecc…), ma anche quella degli esseri viventi (uccelli, insetti, animali vari).
Mari, laghi, fiumi più puliti
Abbiamo visto tutti le bellissime immagini, provenienti da varie parti d’Italia e del mondo, nelle quali vengono mostrati specchi d’acqua un tempo molto inquinati, ora finalmente limpidi e puliti.
I nostri mari, laghi, fiumi, ruscelli, sono tornati a livelli di pulizia ormai lontani decenni, favorendo una rinascita della biodiversità, così fondamentale per la vita del pianeta.
Purtroppo, abbiamo anche visto gli effetti nefasti e immediati, del ritorno dell’azione antropica su questi luoghi.
Maggiore predisposizione ad una mobilità alternativa e sostenibile
La restrizione imposta agli spostamenti in auto, la riduzione delle corse e della capienza dei mezzi di trasporto pubblico, hanno spinto molti cittadini a virare su modalità alternative e più sostenibili.
Ci riferiamo, ad esempio, all’utilizzo della bicicletta, dei monopattini elettrici, delle bici elettriche.
Se questa tendenza diventasse un’abitudine anche nel prossimo futuro, sarebbe un risvolto molto positivo per l’ambiente.
Conclusioni
Come ha sottolineato anche l’ISPRA, gli effetti positivi sull’ambiente registrati in questi mesi di blocco non avranno grosse conseguenze sui problemi connessi al riscaldamento globale, perché sono troppo pochi e limitati ad un periodo breve.
Inoltre, la parziale ripartenza ha evidenziato un ritorno alla normalità, almeno dal punto di vista ambientale.