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Elastografia epatica (Fibroscan): cos’è e a cosa serve?

da | Giu 5, 2025 | Esami, Sanità Integrativa

L’elastografia epatica, comunemente conosciuta come Fibroscan, è una metodica diagnostica non invasiva sempre più utilizzata per valutare in modo rapido e accurato la salute del fegato. Attraverso la misurazione della rigidità del tessuto epatico, questo esame consente di stimare la presenza e l’estensione della fibrosi, offrendo un’alternativa efficace alla biopsia tradizionale. 

Il Fibroscan rappresenta oggi uno strumento fondamentale nella gestione delle malattie epatiche croniche, spesso silenziose nella fase iniziale e diagnosticate troppo tardi, quando sono già insorte complicanze importanti. 

Malattie come l’epatite virale cronica (B, C e D), l’abuso di alcol, le malattie autoimmuni e la malattia epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD) possono causare danni progressivi al fegato, portando allo sviluppo di fibrosi epatica, una cicatrizzazione del tessuto che compromette la funzionalità dell’organo.

Valutare il grado di fibrosi è essenziale, poiché l’evoluzione verso stadi avanzati – fino alla cirrosi – aumenta significativamente il rischio di complicanze come ipertensione portale, insufficienza epatica e tumori epatici

Fino a pochi anni fa, la biopsia rappresentava il metodo di riferimento per determinare lo stadio della fibrosi, ma i suoi limiti (invasività, dolore, possibili complicanze, errore di campionamento) hanno spinto la ricerca verso soluzioni meno invasive.

In questo contesto, l’elastografia epatica si è affermata come esame di primo livello: semplice da eseguire, ripetibile nel tempo, privo di rischi per il paziente. Oltre alla rigidità del fegato, il Fibroscan è in grado di rilevare anche l’accumulo di grasso epatico (steatosi), un parametro sempre più importante nel contesto delle malattie metaboliche.

Vediamo come funziona l’elastografia epatica, quando è indicata, quali vantaggi offre rispetto agli esami tradizionali e perché oggi rappresenta uno strumento indispensabile nella valutazione, nel monitoraggio e nella gestione delle patologie del fegato.

Come funziona il Fibroscan?

Come accennato prima, il Fibroscan, o elastografia epatica a impulso elastico, è un esame diagnostico non invasivo che permette di valutare in modo semplice e rapido la rigidità del fegato, un parametro strettamente correlato alla presenza e al grado di fibrosi epatica

In alcuni casi, il dispositivo è anche in grado di stimare l’accumulo di grasso nel fegato (steatosi).

Funzionamento

Il funzionamento del Fibroscan si basa su un meccanismo innovativo e indolore. 

Il dispositivo, che ha un aspetto simile a un ecografo, è dotato di una sonda che viene posizionata sul fianco destro del paziente, in corrispondenza del fegato, con il paziente disteso e il braccio destro sollevato sopra la testa. 

L’operatore, grazie alla guida ecografica, individua un’area del fegato priva di grandi vasi sanguigni, ideale per eseguire la misurazione.

A questo punto, la sonda emette un impulso meccanico a bassa frequenza (circa 50 Hz), che genera un’onda elastica (chiamata shear wave) capace di attraversare il tessuto epatico. Il dispositivo utilizza contemporaneamente gli ultrasuoni per misurare la velocità di propagazione di quest’onda all’interno del fegato: più il tessuto è rigido, più l’onda si muove velocemente.

Esistono anche altre tecniche di elastografia epatica basate su ultrasuoni, come la p-SWE (Point Shear Wave Elastography) e la 2D-SWE (Two-Dimensional SWE). Sebbene tutte si basino sulla propagazione di onde elastiche, i valori ottenuti possono variare a seconda della metodica e del dispositivo utilizzato, per cui non sempre sono direttamente confrontabili con quelli del Fibroscan.

Valori di riferimento

Il sistema traduce la velocità dell’onda in un valore numerico che esprime la rigidità del fegato, espresso in kilopascal (kPa)

I valori possono variare indicativamente da 2,5 a oltre 70 kPa:

  • un fegato sano (assenza di fibrosi, stadio F0) ha una rigidità intorno ai 3 kPa;
  • un fegato con fibrosi severa o cirrosi (stadio F4) può raggiungere valori superiori ai 20-25 kPa.

Quindi, maggiore è il valore, più critica è la condizione di salute del fegato del paziente.

Accuratezza

Il Fibroscan esamina un volume di tessuto epatico circa 100 volte più grande rispetto a quello analizzato con una biopsia tradizionale, riducendo così il rischio di errore legato al campionamento. La zona analizzata si trova tra 2,5 e 6,5 cm di profondità, e corrisponde a un piccolo cilindro di circa 1 cm di diametro per 4 cm di lunghezza.

Per garantire l’affidabilità del risultato, vengono effettuate almeno 10 misurazioni valide, e il sistema calcola automaticamente il valore mediano, integrando indicatori di qualità come l’intervallo interquartile (IQR) e la percentuale di misurazioni riuscite.

Rapido, indolore, replicabile

Il Fibroscan dura in genere tra 5 e 10 minuti, è completamente indolore, non invasivo e non comporta rischi per il paziente

Proprio per queste caratteristiche, può essere ripetuto nel tempo per monitorare l’evoluzione della malattia epatica e valutare l’efficacia delle terapie in corso.

A cosa serve l’elastografia epatica o Fibroscan?

L’elastografia epatica, o Fibroscan, viene impiegato per valutare lo stato di salute del fegato, in particolare in pazienti affetti da patologie epatiche croniche, come epatite virale, steatosi epatica non alcolica (NAFLD), epatopatia alcolica o cirrosi.

Nello specifico, questa metodica consente di:

  • quantificare il grado di fibrosi epatica, ovvero il livello di cicatrizzazione del tessuto epatico in risposta a un danno cronico. Identificare precocemente la fibrosi consente di prevenire l’evoluzione verso la cirrosi, che rappresenta uno stadio avanzato e irreversibile della malattia;
  • valutare la steatosi epatica, ovvero l’accumulo di grasso nel fegato, attraverso parametri aggiuntivi disponibili nei modelli più recenti dell’apparecchio.

Oltre alla diagnosi iniziale, però, l’esame è utile anche per:

  • monitorare nel tempo la progressione o la regressione della malattia epatica, fornendo un confronto oggettivo tra misurazioni successive;
  • verificare la risposta a trattamenti farmacologici o a cambiamenti nello stile di vita, come la dieta e l’attività fisica;
  • supportare le decisioni cliniche, aiutando lo specialista a stabilire l’appropriatezza di ulteriori indagini, terapie antivirali o interventi più invasivi;
  • ridurre il ricorso alla biopsia epatica, soprattutto nei pazienti in cui il sospetto clinico può essere confermato o escluso con sufficiente accuratezza tramite elastografia.

Quali fattori possono influenzare l’affidabilità del Fibroscan?

Sebbene il Fibroscan sia uno strumento utile e non invasivo per valutare la salute del fegato, la sua accuratezza può essere influenzata da diversi fattori, legati sia alle condizioni del paziente che alla modalità di esecuzione dell’esame.

Nello specifico:

  • Caratteristiche fisiche del paziente:
    • Obesità (BMI > 28): può rendere difficile ottenere misurazioni affidabili. In questi casi si utilizzano sonde dedicate o si ricorre a tecniche alternative.
    • Torace stretto o deformato: spazi intercostali molto stretti possono limitare l’accesso alla zona da esaminare.
  • Condizioni cliniche:
    • Ascite: la presenza di liquido addominale impedisce l’esecuzione dell’esame.
    • Gravidanza: il test non è indicato.
    • Pacemaker: in alcuni casi può rappresentare una controindicazione tecnica.
    • Scompenso cardiaco o stasi biliare: possono alterare la rigidità del fegato, generando valori falsamente elevati.
  • Alterazioni epatiche non legate alla fibrosi:
    • Infiammazione epatica acuta o cronica: valori molto elevati delle transaminasi possono sovrastimare la rigidità epatica.
    • Steatosi severa (grasso nel fegato): può interferire con la misurazione.
    • Infiltrazioni epatiche (es. neoplasie, amiloidosi): possono modificare l’elasticità del tessuto, rendendo il dato meno attendibile.
  • Preparazione del paziente e corretto svolgimento dell’esame:
    • Mancato digiuno: un pasto recente (entro 2-6 ore) può aumentare transitoriamente la rigidità epatica.
    • Scelta dell’area di misurazione: i valori possono variare se il punto scelto è troppo vicino alla glissoniana o a grossi vasi.
    • Errori di campionamento: anche se l’esame valuta un volume ampio di tessuto, resta importante escludere zone anomale.
  • Qualità tecnica della misurazione:
    • Variabilità dei dati: l’intervallo tra i valori ottenuti (IQR) non dovrebbe superare il 30% della mediana.
    • Tasso di successo: almeno il 60% delle misurazioni deve essere valido per considerare attendibile il risultato.
    • Filtri automatici del sistema: il dispositivo esclude in automatico i dati non validi, ad esempio se l’onda elastica non si propaga correttamente.

Insomma, è importante seguire le indicazioni fornite dal medico o dal centro presso il quale si esegue l’esame, che deve essere dotato di personale qualificato ed esperto. In presenza di condizioni particolari, il medico valuterà se ripetere l’esame, utilizzare una sonda diversa o ricorrere ad altri strumenti diagnostici.

Domande frequenti (FAQ)

Cos’è il Fibroscan?

Il Fibroscan (o elastografia epatica) è un esame diagnostico non invasivo, indolore e veloce, simile a un’ecografia, che fornisce informazioni sulla salute del fegato. Può essere ripetuto nel tempo per monitorare l’evoluzione delle malattie epatiche.

Come funziona il Fibroscan?

Una sonda appoggiata sulla pelle invia un’onda elastica attraverso il fegato. Degli ultrasuoni misurano la velocità di questa onda: maggiore è la velocità, più rigido è il tessuto epatico. La rigidità viene poi convertita in kilopascal (kPa).

Cosa misura il Fibroscan?

Il Fibroscan misura la rigidità del tessuto epatico, che è correlata alla quantità di fibrosi (cicatrizzazione) presente. Alcuni modelli possono anche misurare l’accumulo di grasso (steatosi). È utile per diagnosticare la cirrosi e monitorare le malattie del fegato.

Qual è il vantaggio principale del Fibroscan rispetto alla biopsia epatica?

È un esame non invasivo, indolore e non pericoloso, a differenza della biopsia che è una procedura invasiva associata a rischi e dolore. Misura un volume di tessuto molto più ampio (almeno 100 volte) rispetto a un campione bioptico, riducendo l’errore di campionamento.

Quali sono i limiti del Fibroscan o i fattori che possono influenzarne l’affidabilità?

Può essere di difficile esecuzione in pazienti obesi con BMI > 28 o con ascite. La rigidità misurata può essere sovrastimata da infiammazione epatica (elevate transaminasi), steatosi severa, colestasi, stasi biliare, scompenso cardiaco. Anche il mancato digiuno può influenzare il risultato.

Perché è importante valutare la fibrosi epatica?

L’accumulo e la progressione della fibrosi influenzano largamente la prognosi e la gestione clinica dei pazienti con malattia cronica di fegato. Le scelte terapeutiche sono condizionate da questo parametro, enfatizzando la necessità di una diagnosi precoce per prevenire complicanze.

Qual è il ruolo del Fibroscan nella gestione delle malattie epatiche?

Il Fibroscan è uno strumento prezioso per la gestione del paziente epatopatico. Insieme ad altri esami (es. transaminasi, ecografia), contribuisce al “mosaico” diagnostico. È particolarmente affidabile per identificare l’assenza di fibrosi (<5 kPa) o la probabile cirrosi (>12-13 kPa).

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.