Cosa sappiamo finora sulla variante Omicron

da | Gen 3, 2022 | Medicina Generale, Sanità Integrativa | 0 commenti

Dall’inizio della pandemia da Sars-CoV-2 abbiamo assistito a un’evoluzione del virus, con la comparsa e diffusione delle cosiddette varianti. Si è passati, in questi lunghissimi due anni, dalla variante Alpha, identificata per la prima volta nel Regno Unito (variante inglese), alla variante Beta identificata in Sud Africa, per proseguire con la Variante Gamma (anche detta Variante Brasiliana) e con la Variante Delta (o variante indiana), fino a giungere all’ultima in ordine cronologico, ovvero la variante Omicron che sta creando non poca apprensione nella popolazione e nella comunità medica e scientifica. 

Non è, quindi, una novità, e fino a quando il virus continuerà a circolare con regolarità si registreranno nuove varianti, perché, di fatto, è così che funziona un virus. 

Semplificando al massimo, quando un virus entra nel nostro organismo inizia a replicarsi. Questo processo può comportare degli “errori di copia”, che vanno a modificare la struttura del virus stesso. Quando questo avviene, si genera una variante

In questo momento, ci troviamo ad affrontare la variante Omicron

Vediamo insieme cosa sappiamo finora, basandoci sui dati forniti dall’OMS, dall’ECDC, dall’ISS e dal Ministero della Salute italiano. 

Cos’è la Variante Omicron

La variante Omicron (o Variante B.1.1.529) è stata isolata per la prima volta in campioni raccolti l’11 novembre in Botswana e il 14 novembre in Sud Africa (come la variante Beta).

Come si legge sul sito del Ministero della Salute, la Omicron presenta un numero elevato di mutazioni del gene S rispetto al virus originale, per cui si teme che possa portare a un cambiamento significativo delle proprietà antigeniche del virus.

Per questo motivo, è stata dichiarata Variants Of Concern (VOC), seguendo la classificazione proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Una VOC è una variante del virus SARS-COV-2 che è stata dimostrata associata a una o più delle seguenti modifiche, in un grado di rilevanza globale sulla salute pubblica:

  • aumento della trasmissibilità o del cambiamento dannoso nell’epidemiologia Covid-19; 
  • aumento della virulenza o del cambiamento nella presentazione della malattia clinica; 
  • diminuzione dell’efficacia della sanità pubblica e delle misure sociali o della diagnostica disponibile, dei vaccini, della terapia.

La Variante Omicron è più trasmissibile? 

Ad oggi non si sa con certezza se la variante in oggetto sia più trasmissibile rispetto alle altre, inclusa la Delta, anche se la situazione epidemiologica attuale e le prime evidenze sembrerebbero suggerire che sia così

Come riportato sul sito dell’ISS, dai primi studi è emerso che questa variante ha una maggiore trasmissibilità rispetto alle precedenti, e alcuni modelli matematici stimano che in pochi mesi potrebbe diventare la variante dominante

Purtroppo, la situazione epidemiologica mondiale sta dimostrando che la variante Omicron è molto più veloce nel diffondersi, ed è ormai presente in almeno 70 paesi. 

Infatti, è notizia del 18 dicembre che negli USA il 73% dei positivi ha contratto la variante Omicron, diventando ormai prevalente nel Paese con circa un mese di anticipo rispetto alle previsioni, come accaduto già nel Regno Unito. 

In Italia non lo è ancora; da una stima basata sulle analisi preliminari dei tamponi raccolti per l’indagine rapida del 20 dicembre, la diffusione della variante potrebbe essere intorno al 28%. La tendenza dell’aumento dei contagi registrato durante le ultime settimane fa pensare ad una sua maggiore diffusione, avviandosi così a diventare prevalente anche nel nostro Paese. 

Alcuni studi pubblicati nel Regno Unito hanno confermato una velocità di raddoppio dei contagi della nuova variante di due giorni e mezzo, questo vuol dire che circa ogni due giorni il numero di positivi raddoppia

Quindi, se sono 100 oggi, tra due giorni saranno 200, poi 400, 800, 1600 nel giro di circa una settimana. Considerando che ormai viaggiamo su una media di circa 20-25 mila contagi al giorno in Italia, possiamo solo immaginare lo scenario che ci attende. 

Questo la rende, ad oggi, la variante a più rapida diffusione tra quelle che si sono affermate in quasi due anni di pandemia.

La variante Omicron è più infettiva?

Anche qui, purtroppo ad oggi non ci sono ancora evidenze che l’infezione con Omicron causi una malattia più grave rispetto alle altre varianti.

I dati disponibili e analizzati in Sud Africa suggeriscono che non sia così, ma è anche vero che i soggetti positivi erano molto giovani, alcuni già infettati in precedenza, altri ancora vaccinati. 

Nonostante il virus si diffonda più rapidamente, i ricoveri non sono aumentati, anzi, il tasso è più basso rispetto alle altre varianti

Quindi, con i dati attualmente disponibili, sembrerebbe più veloce nella trasmissibilità ma con sintomi più lievi, il che paradossalmente però favorisce la sua diffusione. Banalmente, chi presenta sintomi evidenti si fa il tampone e, se positivo, effettua la quarantena. Chi, invece, è positivo ma asintomatico, può diffondere il virus più agevolmente. 

Di conseguenza, con un numero maggiore di positivi aumenta in modo fisiologico anche quello dei ricoverati con sintomi gravi e dei decessi, con stress eccessivo per le strutture sanitarie.

I vaccini funzionano contro questa variante? 

In attesa di dati più precisi e strutturati, al momento sembrerebbe che i vaccini perdano parzialmente efficacia nel prevenire l’infezione in presenza della variante Omicron, mentre rimane sufficientemente alta la protezione dai sintomi gravi, dai ricoveri e dai decessi

Sottoponendosi alla dose booster, o terza dose, la protezione dovrebbe aumentare, soprattutto contro le evoluzioni avverse della malattia. 

Anche chi è guarito dalla COVID-19 potrebbe essere maggiormente esposto a nuovi contagi, a causa della apparente capacità della variante di sfuggire, almeno in parte, all’immunità conseguita. 

Conclusioni

In attesa di evidenze più precise, è importante spingere sul fronte della vaccinazione, invitando chi non l’ha ancora fatto a prenotarsi il prima possibile, mentre chi ha eseguito il ciclo completo deve procedere alla dose booster. 

Insieme alla mascherina e al distanziamento fisico, il vaccino è l’arma più efficace che abbiamo, e che in questi mesi ha dimostrato di riuscire a ridurre la pressione sugli ospedali. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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