fbpx

Ernia del disco: cause, sintomi, trattamenti

da | Giu 17, 2019 | Ortopedia, Sanità Integrativa | 0 commenti

L’ernia del disco rappresenta una delle condizioni più comuni e debilitanti che colpiscono la colonna vertebrale, influenzando la qualità della vita di milioni di persone in tutto il mondo. 

Come vedremo più nel dettaglio, questa patologia si verifica quando il disco intervertebrale si degrada o lesiona, favorendo la fuoriuscita del materiale gelatinoso presente al suo interno. 

Il risultato è una compressione delle strutture nervose adiacenti, come le radici nervose o il midollo spinale, che provoca sintomi quali dolore intenso, intorpidimento e debolezza muscolare.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cause, sintomi e possibili trattamenti dell’ernia del disco.

Cos’è l’ernia del disco

L’ernia del disco, nota anche come ernia discale o ernia del nucleo polposo, è una condizione patologica della colonna vertebrale in cui il nucleo polposo (il materiale gelatinoso situato al centro di un disco intervertebrale) fuoriesce attraverso una rottura o una lacerazione dell’anulus fibroso (l’anello esterno più resistente del disco).

Questo materiale erniato può quindi comprimere le strutture nervose adiacenti, come le radici nervose o il midollo spinale, causando dolore e altri sintomi neurologici.

Essa può colpire qualunque tratto della colonna vertebrale, ma quella più diffusa riguarda la zona lombare, ovvero la parte bassa. Più rara è l’ernia dorsale.

In particolare, colpisce maggiormente (circa il 90%) il disco compreso tra la quarta e quinta vertebra lombare (L4-L5).

L’ernia del disco è una condizione comune, e può variare da lieve a grave. Un trattamento tempestivo e appropriato è cruciale per alleviare i sintomi e prevenire ulteriori complicazioni.

Cos’è il disco intervertebrale

Il disco intervertebrale è una struttura fibrocartilaginea situata tra quasi tutte le vertebre della colonna vertebrale, con l’eccezione dell’articolazione atlanto-assiale (tra l’atlante e l’epistrofeo nella regione cervicale superiore).

Questi dischi fungono da ammortizzatori, permettendo la flessibilità della colonna e contribuendo a distribuire i carichi meccanici che agiscono sulla colonna durante le attività quotidiane.

Inoltre, contribuiscono alla stabilità complessiva della colonna vertebrale, mantenendo le vertebre allineate e impedendo il loro scivolamento.

Un disco intervertebrale è composto da due elementi, già menzionati prima, ovvero:

  • anulus fibroso: la parte esterna del disco, costituita da strati concentrici di fibre di collagene. Questo anello fibroso è molto resistente e ha il compito di contenere il nucleo polposo al centro del disco;
  • nucleo polposo: la parte centrale del disco, composta da un materiale gelatinoso e ricco di acqua. Ha proprietà elastiche che gli permettono di assorbire e distribuire le pressioni esercitate sulla colonna vertebrale.

Con l’invecchiamento, o con eccessive sollecitazioni, in particolare sul luogo di lavoro, i dischi intervertebrali possono degenerarsi, perdendo parte del loro contenuto di acqua e diventando meno elastici. Questo processo può portare a diverse patologie, tra cui, appunto, l’ernia del disco.

I dischi intervertebrali svolgono un ruolo cruciale nel mantenere la salute e la funzionalità della colonna vertebrale, e la loro degenerazione può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di una persona.

Perché compare il dolore?

Prendendo in prestito la definizione fornita dalla Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia:

“L’ernia del disco lombare con radicolopatia viene definita come una fuoriuscita di materiale discale dai normali margini dello spazio del disco intervertebrale 3 5 6 che determina la comparsa di dolore, disturbi sensitivi e motori con una distribuzione radicolare.”

In poche parole, l’ernia discale è causata dalla rottura dell’anulus e dalla fuoriuscita del nucleo polposo, che genera dolore più o meno intenso.

Questo dolore è definito come “radiculopatia”.

Cosa vuol dire?

Che l’ernia discale agisce da fattore irritante sulla radice nervosa sia per compressione diretta – il cuscinetto perde spessore e le vertebre si avvicinano tra loro producendo uno schiacciamento – sia perché è accompagnata da una infiammazione.

È importante ricordare, però, che l’ernia del disco può essere anche asintomatica.

I dati SIOT ci informano che:

le ernie discali sono presenti in soggetti asintomatici con un’incidenza oscillante dal 20% al 40%, per le ernie contenute, e dall’1% al 18% per quelle ernie espulse”.

Quali sono i sintomi di un’ernia al disco?

I sintomi di un’ernia del disco possono variare a seconda della localizzazione del disco erniato e della gravità della compressione delle strutture nervose adiacenti. 

Tuttavia, i sintomi comuni includono:

  • dolore localizzato: dolore nella zona della colonna vertebrale dove si trova l’ernia (colonna cervicale, toracica o lombare);
  • dolore radicolare: dolore che si irradia lungo il percorso del nervo compresso;
  • formicolio e intorpidimento: sensazioni di formicolio, intorpidimento o “spilli e aghi” nelle aree del corpo innervate dal nervo compresso;
  • debolezza muscolare: debolezza nei muscoli innervati dal nervo affetto, che può influire sulla capacità di svolgere determinate attività. Per esempio, un’ernia lombare può causare debolezza nella gamba, mentre un’ernia cervicale può causare debolezza nel braccio;
  • sintomi specifici in base alla localizzazione:
    • ernia cervicale (collo): dolore al collo, che si irradia alle spalle, alle braccia e alle mani, formicolio o intorpidimento nelle mani e nelle dita;
    • ernia toracica (parte superiore della schiena): dolore nella parte superiore e media della schiena, che si irradia lungo il torace;
    • ernia lombare (parte bassa della schiena): dolore lombare, che si irradia lungo i glutei, le gambe e i piedi (sciatica), intorpidimento o formicolio nelle gambe e nei piedi.
  • riflessi ridotti: diminuzione dei riflessi tendinei nelle aree innervate dal nervo compresso;
  • perdita di coordinazione: difficoltà nella coordinazione dei movimenti, specialmente nelle gambe;
  • disfunzione della vescica o dell’intestino: nei casi più gravi, un’ernia del disco può causare disfunzioni della vescica o dell’intestino, che richiedono un intervento medico urgente (sindrome della cauda equina).

La presenza di uno o più di questi sintomi non implica necessariamente un’ernia del disco, ma è importante consultare un medico per una valutazione accurata e un trattamento appropriato.

Quali sono le cause principali dell’ernia del disco

L’ernia del disco è una di quelle patologie sulle quali non esiste ancora una letteratura univoca e unanime nella comunità scientifica, anche se ci sono ovviamente delle scuole di pensiero più diffusamente accettate di altre.

Come sottolinea la SIOT, infatti:

“L’esatta epidemiologia della radicolopatia da ernia del disco non è conosciuta, in quanto in letteratura non c’è un comune accordo sulla definizione dei sintomi relativi (lombalgia isolata, dolore irradiato agli arti associato a meno a lombalgia) e non c’è neppure una classificazione universalmente condivisa delle ernie discali dal punto di vista anatomo-patologico e dell’imaging”

Perché questa premessa?

Perché le cause della comparsa dell’ernia del disco sono molteplici, spesso presenti in concomitanza, e non sempre è facile individuare quella scatenante.

Ad ogni modo, esistono alcune cause principali, che elenchiamo di seguito:

  • invecchiamento: con l’età, i dischi intervertebrali perdono gradualmente il loro contenuto di acqua, diventando meno elastici e più suscettibili a lesioni e rotture. Questo processo di degenerazione naturale è una delle cause principali dell’ernia del disco;
  • traumi acuti: un colpo diretto alla schiena, come quello subito in un incidente d’auto, una caduta o un colpo durante attività sportive, può provocare una rottura dell’anulus fibroso, permettendo al nucleo polposo di fuoriuscire;
  • sollevamento di pesi: sollevare carichi pesanti in modo improprio, soprattutto quando si utilizza la schiena anziché le gambe, può mettere eccessiva pressione sui dischi intervertebrali, aumentando il rischio di ernia;
  • movimenti ripetitivi: attività che comportano movimenti ripetitivi della colonna vertebrale, come torsioni o flessioni frequenti, possono causare usura e danni cumulativi ai dischi.

A queste cause, solitamente associate all’ernia del disco, vanno aggiunti alcuni fattori di rischio, che aumentano la probabilità di sviluppare questa condizione. 

Ci riferiamo a:

  • obesità: l’eccesso di peso corporeo aumenta lo stress sulla colonna vertebrale, particolarmente nella regione lombare, contribuendo alla degenerazione e al rischio di ernia;
  • sedentarietà: la mancanza di attività fisica può indebolire i muscoli che supportano la colonna vertebrale, rendendo i dischi più vulnerabili a lesioni;
  • postura scorretta: una postura inadeguata, sia durante il lavoro che nel tempo libero, può mettere stress aggiuntivo sulla colonna vertebrale, favorendo la degenerazione discale;
  • fumo: il fumo può ridurre il flusso sanguigno ai dischi intervertebrali, impedendo loro di ricevere nutrienti essenziali e accelerando la degenerazione;
  • genetica: alcune persone possono avere una predisposizione genetica alla debolezza dei dischi intervertebrali, che aumenta il rischio di ernia del disco.
  • patologie preesistenti: condizioni come la scoliosi, la spondilosi o altre deformità della colonna vertebrale possono predisporre a un’ernia del disco a causa dell’anatomia alterata e delle sollecitazioni anomale sulla colonna vertebrale.

Comprendere queste cause può aiutare a prendere misure preventive, come mantenere una buona postura, sollevare pesi correttamente, mantenere un peso sano e fare esercizio regolarmente per rafforzare i muscoli che supportano la colonna vertebrale.

Come si esegue una diagnosi?

Per confermare la diagnosi di ernia del disco e determinare la localizzazione e la gravità della condizione, vengono utilizzati vari strumenti diagnostici.

Innanzitutto, il medico inizia raccogliendo una dettagliata anamnesi del paziente per comprendere meglio i sintomi e la loro evoluzione, indagando sintomi, fattori scatenanti, storia medica e stile di vita. Successivamente, esegue un esame fisico per valutare la postura, la mobilità della colonna vertebrale e la presenza di dolore.

A questo punto, il medico può prescrivere dei test specifici per valutare la funzione dei nervi e identificare eventuali compressioni nervose, tra cui:

  • test di Lasegue: il paziente è sdraiato supino e il medico solleva una gamba estesa. La presenza di dolore può indicare compressione del nervo sciatico;
  • test di forza muscolare: valutazione della forza nei gruppi muscolari innervati dai nervi sospettati di essere compressi;
  • esame dei riflessi: valutazione dei riflessi tendinei per identificare alterazioni neurologiche.

Per confermare la diagnosi e determinare la localizzazione e la gravità dell’ernia del disco, si utilizzano tecniche di imaging:

  • risonanza magnetica (RM): può mostrare l’entità dell’ernia e la compressione delle strutture nervose;
  • tomografia computerizzata (TAC): può essere utilizzata per visualizzare la struttura ossea della colonna vertebrale e identificare eventuali problemi associati. La TAC è meno dettagliata della RM per i tessuti molli, ma può essere utile in alcuni casi;
  • radiografie: utilizzate per escludere altre condizioni come fratture o anomalie strutturali della colonna vertebrale. Non mostrano i dischi intervertebrali in dettaglio, ma possono essere utili come primo passo diagnostico;
  • mielogramma: consiste in una radiografia o TAC con mezzo di contrasto iniettato nel canale spinale, che può essere utilizzato per visualizzare meglio le strutture nervose e la compressione.

In casi particolari, possono essere utilizzati test elettrodiagnostici per valutare la funzione dei nervi:

  • elettromiografia (EMG): misura l’attività elettrica dei muscoli e può aiutare a identificare problemi di innervazione;
  • studi di conduzione nervosa: valutano la velocità e l’efficacia della trasmissione degli impulsi nervosi lungo i nervi.

Se necessario, il medico può consigliare la consulenza di uno specialista in ortopedia, neurologia o neurochirurgia per una valutazione più approfondita e per discutere delle opzioni di trattamento.

Come si cura l’ernia discale?

Il trattamento dell’ernia del disco varia in base alla gravità dei sintomi, alla localizzazione dell’ernia e alla risposta del paziente alle terapie iniziali. 

Le opzioni di trattamento possono essere suddivise in due categorie, trattamenti conservativi e chirurgici

Rientrano nella prima categoria le seguenti terapie:

  • riposo: evitare attività che peggiorano i sintomi, specialmente sollevamento di carichi pesanti e movimenti ripetitivi;
  • modifiche delle attività: adottare posture corrette e tecniche di sollevamento sicure per ridurre la pressione sulla colonna vertebrale;
  • antinfiammatori non steroidei (FANS): farmaci come ibuprofene e naprossene per ridurre l’infiammazione e il dolore;
  • analgesici: farmaci per il dolore, come paracetamolo o tramadolo;
  • miorilassanti: utilizzati per alleviare gli spasmi muscolari;
  • corticosteroidi orali: utilizzati a breve termine per ridurre l’infiammazione grave;
  • esercizi di rafforzamento e flessibilità: programmi di esercizi specifici per rafforzare i muscoli della schiena e migliorare la flessibilità;
  • terapia manuale: massaggi, manipolazioni e altre tecniche per alleviare il dolore e migliorare la mobilità;
  • tecniche di allungamento: stretching e trazione spinale per alleviare la compressione sui nervi;
  • iniezioni epidurali di steroidi: somministrazione di corticosteroidi nello spazio epidurale intorno ai nervi spinali per ridurre l’infiammazione e il dolore. Questo può fornire sollievo a breve termine.

La maggior parte dei casi di ernia del disco viene trattata inizialmente con approcci conservativi, ma quando questi falliscono, o se i sintomi sono gravi e progressivi, può essere necessario un intervento chirurgico

Le opzioni chirurgiche più comuni sono le seguenti:

  • discectomia (o erniectomia): rimozione del disco intervertebrale danneggiato o di una sua parte per alleviare la compressione nervosa. Può essere eseguita come procedura aperta o minimamente invasiva;
  • microdiscectomia: rimozione della porzione erniata del disco per alleviare la pressione sul nervo compresso. È una procedura minimamente invasiva con una piccola incisione, oggi diventata il gold standard per il trattamento chirurgico di questa condizione.

A questi trattamenti vengono, a volte, prescritte anche delle terapie complementari, come l’agopuntura, utilizzata per alleviare il dolore, e la massoterapia, che consiste in massaggi terapeutici per ridurre la tensione muscolare.

Il trattamento dell’ernia del disco è spesso personalizzato in base alle esigenze specifiche del paziente. L’obiettivo principale è alleviare il dolore, migliorare la funzionalità e prevenire ulteriori danni.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

Segui FASDA su Facebook