Partoanalgesia: in cosa consiste il parto indolore

da | Gen 7, 2019 | Gravidanza, Sanità Integrativa | 0 commenti

Le donne, durante la gravidanza, vivono un mix di emozioni contrastanti; da un lato, la gioia della maternità e il desiderio di stringere tra le braccia il bambino, dall’altro l’ansia e la paura.

In particolare, soprattutto quando il termine si avvicina, si inizia a percepire un aumento del livello di preoccupazione legato al travaglio, al parto in sé e al dolore fisico che si va ad affrontare.

Sebbene la soglia di sopportazione vari su base individuale, è universalmente riconosciuto che le doglie e il parto siano configurabili come uno dei dolori più intensi che si possano sperimentare.

Per fortuna, con il passare dei decenni la scienza medica ha fatto passi da gigante, sviluppando nuove tecniche con il duplice obiettivo di rendere più sicura la gestazione e meno doloroso il parto.

Una di queste tecniche è la partoanalgesia, altrimenti nota come “parto indolore”. Vediamo insieme in cosa consiste e come funziona.

Cos’è la partoanalgesia

L’analgesia epidurale in travaglio di parto, o partoanalgesia, è uno strumento di contenimento del dolore da parto mediante l’uso di farmaci anestetici e oppiacei somministrati per via epidurale.

In parole semplici, è una forma di anestesia locale, erogata, appunto, a livello epidurale.

Ma cosa vuol dire “epidurale”?

Con questo termine si indica una parte del nostro corpo, nello specifico lo spazio epidurale, ovvero la zona del canale vertebrale compresa tra il legamento giallo e la dura madre.

L’epidurale è una forma di anestesia molto diffusa, non solo in caso di partoanalgesia, ma anche per altre tipologie di intervento che coinvolgono gli arti inferiori, l’apparato riproduttivo e la zona del bacino.

Visita anestesiologica per partoanalgesia

Se il/la ginecologo/a, d’intesa con la paziente, consiglia il parto indolore, è necessario procedere con una visita anestesiologica per partoanalgesia.

Dovrai, quindi, recarti presso il tuo medico di base e richiedere una prescrizione, perché a partire dalla 36° settimana di gravidanza il SSN copre questa prestazione, per la quale si paga solo il corrispettivo del ticket.

In effetti, già dal 2007 la partoanalgesia rientra nei LEA, i livelli essenziali di assistenza, le prestazioni sanitarie offerte dal nostro servizio sanitario nazionale.

La visita anestesiologica per partoanalgesia si svolge come una normale visita anestesiologica, quindi se hai mai dovuto di sottoporti a un intervento che prevedeva l’anestesia, non aspettarti nulla di diverso.

In sostanza, il medico chiederà di visionare gli ultimi esami di laboratorio e strumentali effettuati.

Successivamente, procederà alla compilazione di una scheda personale, al cui interno annoterà eventuali problemi di salute, patologie, allergie, interventi chirurgici effettuati nel passato.

Dopo aver raccolto i dati necessari, il medico provvederà a illustrare le modalità di esecuzione dell’anestesia epidurale per il parto e a farti firmare il consenso informato.

Le donne verranno informate del fatto che il ricorso a una analgesia farmacologica può modificare l’andamento temporale della curva di dilatazione/discesa della testa fetale.

Questo, in ogni caso, non altera la dinamica del parto.

Ricordiamo che nessuna donna è obbligata a sottoporsi alla procedura di parto indolore, anche se effettua la visita anestesiologica.

Infatti, durante il travaglio, potrà esprimere la propria intenzione al personale medico e agli infermieri.

In ogni caso, aver effettuato la visita rappresenta condizione necessaria per procedere alla partoanalgesia.

Come si effettua la partoanalgesia

Il protocollo prevede che a eseguire il blocco epidurale sia l’anestesista, che può avvalersi della collaborazione di un’ostetrica o di un’infermiera.

All’inizio del travaglio la donna gravida può richiedere la partoanalgesia, consentendo così al personale, sotto la supervisione del ginecologo, di informare l’anestesista di guardia, il quale è tenuto ad iniziare la procedura entro 30 minuti dalla richiesta.

In attesa della preparazione della partoanalgesia, si procede all’idratazione della gestante tramite flebo di soluzione elettrolitica.

Dopo aver preparato il tutto, si incannula una vena periferica prima di posizionare il catetere epidurale, attraverso il quale si inietta l’anestetico locale.

La rimozione del catetere peridurale verrà eseguita dall’anestesista dopo almeno 2 ore dal parto e non oltre le 6 ore

Durante il dosaggio, si procede al monitoraggio della donna e del bambino, per assicurarsi che tutto proceda come deve.

Conclusioni

Speriamo di aver fornito informazioni utili e puntuali rispetto alla partoanalgesia. Il nostro consiglio, in ogni caso, è di affidarsi alla competenza del proprio ginecologo e al team del reparto di Ginecologia e Ostetricia, evitando di seguire voci di corridoio, luoghi comuni e consigli della nonna.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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