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Iperplasia prostatica benigna: cause, sintomi, trattamenti

da | Mar 3, 2025 | Sanità Integrativa, Urologia

Negli uomini, soprattutto dopo i 50 anni, è molto comune incappare in una condizione nota come prostata ingrossata, o più correttamente iperplasia prostatica benigna (IPB), caratterizzata da un ingrossamento non canceroso della ghiandola prostatica

Secondo alcune stime, questa condizione sarebbe presente nella metà degli over 50 e nei tre quarti degli ultraottantenni, con il 40% dei pazienti bisognosi di cure specifiche

Si tratta di una patologia benigna e reversibile, senza formazioni tumorali o infiltrazione dei tessuti, e gli studi non hanno dimostrato una correlazione diretta con il carcinoma prostatico, anche se le due condizioni possono coesistere.

Tuttavia, la diffusione così capillare della IPB è una delle ragioni principali per le quali si raccomanda a tutti gli uomini over 50 di sottoporsi regolarmente a controlli urologici periodici, per individuare precocemente la malattia e intervenire, laddove necessario. 

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è l’iperplasia prostatica benigna, quali sono le cause, i sintomi e i possibili trattamenti

Cos’è l’iperplasia prostatica benigna (IPB)

L’iperplasia prostatica benigna (IPB), anche detta ipertrofia prostatica benigna o, nel linguaggio popolare, prostata ingrossata, è una condizione medica piuttosto comune negli uomini, specialmente con l’avanzare dell’età. 

Si tratta, essenzialmente, di un ingrossamento non canceroso della ghiandola prostatica, che si trova solo negli uomini ed è posizionata appena sotto la vescica intorno all’uretra.

Cosa c’è da sapere su questa condizione? Innanzitutto, si verifica un aumento del volume della prostata, cioè diventa più grossa, da cui il nome della malattia. Questo aumento di volume è spesso legato all’invecchiamento, e accade perché cresce la quantità di cellule prostatiche epiteliali e stromali, portando alla formazione di noduli. 

Per quanto sia benigna, quindi non cancerosa, e reversibile, quindi curabile, non è esente da complicanze e sintomi più o meno gravi. In effetti, la prostata ingrossata può comprimere l’uretra, il canale che trasporta l’urina, rendendo difficile urinare e causando una possibile ostruzione parziale.

Per approfondire, consigliamo anche la lettura del nostro articolo Prostatite acuta e cronica: cause, sintomi, trattamenti

Quali sono le cause della IPB?

Le cause esatte dell’iperplasia prostatica benigna non sono del tutto chiare, ma diversi fattori sembrano contribuire al suo sviluppo.

I principali sono i seguenti:

  • invecchiamento: l’IPB diventa più comune con l’avanzare dell’età, specialmente dopo i 50 anni;
  • cambiamenti ormonali: le variazioni dell’equilibrio ormonale, in particolare i livelli di testosterone e diidrotestosterone (DHT), possono favorire l’ingrossamento della ghiandola prostatica;
  • familiarità e predisposizione genetica: esiste una predisposizione genetica e una familiarità associata all’ipertrofia prostatica. Avere un parente stretto con problemi alla prostata aumenta la probabilità di sviluppare la condizione;
  • fattori di rischio concomitanti: alcune patologie, come l’obesità, le malattie cardiovascolari e il diabete, sono considerate fattori di rischio che possono predisporre all’IPB, così come l’inattività fisica. 

Altri fattori che potrebbero essere coinvolti, anche se non definitivamente confermati, includono fattori biochimici e nutrizionali, e fattori emodinamici che causano un aumento locale della pressione sanguigna.

Quali sono i sintomi principali?

Come si fa a capire se si è affetti da una condizione di ipertrofia prostatica benigna? Quali sono i sintomi che potrebbero rappresentare un campanello d’allarme?

I sintomi principali sono legati a difficoltà nella minzione, derivanti dalla compressione dell’uretra causata dall’ingrossamento della prostata, e possono essere di due tipi: ostruttivi e irritativi.

I sintomi ostruttivi includono:

  • difficoltà a iniziare la minzione;
  • flusso urinario debole o intermittente;
  • sforzo nella minzione;
  • incompleto svuotamento della vescica.

I sintomi irritativi, invece, comprendono:

  • pollachiuria, ovvero frequenza aumentata della minzione durante il giorno;
  • nicturia, cioè un aumentato bisogno di urinare durante la notte;
  • urgenza minzionale, ovvero la necessità impellente di svuotare la vescica;
  • bruciore durante la minzione.

Altri sintomi e complicanze possono includere:

  • sgocciolamento terminale;
  • ritenzione urinaria acuta, ovvero l’incapacità di urinare;
  • incontinenza urinaria;
  • ematuria, presenza di sangue nelle urine;
  • infezioni delle vie urinarie;
  • calcoli vescicali;
  • danni renali.

La presenza e l’intensità di questi sintomi possono variare notevolmente da persona a persona.

Quali esami diagnosticano l’ipertrofia prostatica benigna?

Sono diversi gli esami che possono diagnosticare l’ipertrofia prostatica benigna.

I principali sono i seguenti:

  • visita urologica con esplorazione rettale digitale: permette al medico di valutare le caratteristiche della prostata, come volume e consistenza, e di identificare eventuali anomalie o ingrossamenti. Durante la visita, il medico inserisce un dito guantato e lubrificato nel retto per palpare la prostata attraverso la parete rettale;
  • analisi delle urine con urinocoltura: serve a escludere eventuali infezioni delle vie urinarie o altre anomalie, come la presenza di sangue nelle urine;
  • dosaggio del PSA: si tratta di un esame del sangue che misura i livelli di PSA, una proteina prodotta dalla prostata. Livelli elevati possono indicare un aumento del volume della prostata, ma è necessario escludere la presenza di un cancro;
  • uroflussometria: valuta le caratteristiche del flusso urinario, misurando la velocità del flusso e il volume di urina durante la minzione;
  • ecografia prostatica transrettale: permette di determinare il volume e le dimensioni della prostata, e può essere utilizzata per valutare la presenza di eventuali tumori. Durante l’ecografia, una sonda ecografica viene inserita nel retto per ottenere immagini dettagliate della prostata;
  • questionario IPSS (International Prostate Symptoms Score): permette di valutare oggettivamente i sintomi dell’IPB attraverso una serie di domande standardizzate;
  • cistoscopia: consente di visualizzare le pareti interne dell’uretra e della vescica per identificare eventuali anomalie o cause di blocco del flusso urinario;
  • UroTAC: viene utilizzata per analizzare la forma e la funzionalità delle vie urinarie, e per verificare la presenza di eventuali blocchi o danni.

La scelta dell’esame da eseguire è di competenza del medico, in base all’entità dei sintomi e alle condizioni generali del paziente. 

Quali sono i possibili trattamenti in caso di prostata ingrossata?

La cura dell’iperplasia prostatica benigna mira a ridurre i sintomi, migliorare la qualità della vita e prevenire complicazioni a lungo termine. Le opzioni terapeutiche variano in base alla gravità dei sintomi, all’impatto sulla vita quotidiana, alle dimensioni della prostata, alle condizioni generali di salute del paziente e al rapporto rischi/benefici delle diverse cure.

Le opzioni principali sono le seguenti:

  • modifiche dello stile di vita: in caso di sintomi lievi o moderati, possono essere sufficienti alcune modifiche dello stile di vita. Queste includono evitare cibi e bevande irritanti come alcol e caffè, bere acqua lontano dai pasti, fare attività fisica regolare e mantenere una corretta funzionalità intestinale. È anche consigliabile limitare l’assunzione di liquidi la sera e cercare di svuotare completamente la vescica;
  • terapia farmacologica: quando i cambiamenti dello stile di vita non sono sufficienti, si può ricorrere a farmaci. Esistono due principali categorie di farmaci:
    • inibitori della 5-alfa-reduttasi: bloccano l’enzima che converte il testosterone nella sua forma attiva, il DHT, riducendo così la proliferazione cellulare e l’ingrossamento della prostata. Sono consigliati in caso di un consistente ingrossamento prostatico;
    • alfa-bloccanti: rilassano i muscoli della prostata e della vescica, migliorando il flusso urinario. Sono spesso il primo approccio farmacologico per ridurre la frequenza minzionale.

Se il trattamento farmacologico si rivela inefficace, può essere necessario un intervento chirurgico. Le tecniche chirurgiche più utilizzate sono:

  • TURP (Resezione Transuretrale della Prostata): è un intervento endoscopico che non prevede incisioni e consiste nella rimozione dell’ingrossamento della prostata tramite un elettrobisturi inserito attraverso l’uretra;
  • laserterapia: interventi endoscopici alternativi alla TURP che utilizzano il laser per ridurre l’invasività dell’operazione. Un esempio è il laser ad Olmio (HOLEP), che permette l’enucleazione dell’adenoma prostatico;
  • adenomectomia: viene effettuata solo in casi eccezionali, quando le dimensioni dell’ipertrofia prostatica benigna sono eccessive e non possono essere trattate con la TURP.

Sarà l’urologo a stabilire come procedere, spesso attraverso un approccio graduale, che parte dalle modifiche allo stile di vita fino a valutare un possibile intervento chirurgico, se ritenuto necessario. 

Ricordiamo, comunque, che se diagnosticata in tempo utile la IPB è una condizione reversibile

ATTENZIONE:
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