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La chemioterapia: una guida completa

da | Gen 8, 2021 | Oncologia, Sanità Integrativa | 0 commenti

Affrontare una diagnosi di cancro può generare timore e incertezza, e spesso la prospettiva di sottoporsi alla chemioterapia amplifica queste preoccupazioni

Questa terapia, però, rappresenta ancora oggi un’arma cruciale ed efficace nella lotta contro diverse forme di tumore, con l’obiettivo di guarire o di migliorare significativamente la qualità della vita.

Comprendere meglio cosa aspettarsi da questo trattamento, conoscere i meccanismi d’azione dei farmaci, le modalità di somministrazione, i potenziali effetti collaterali e come gestirli, può ridurre l’ansia e la paura, trasformando un momento di incertezza in un percorso affrontato con maggiore consapevolezza e fiducia. 

Approfondiamo insieme, e proviamo a fare chiarezza sulla chemioterapia e sul suo funzionamento. 

Che cos’è il Cancro?

Dal punto di vista clinico, il cancro è una malattia caratterizzata dalla crescita e dalla moltiplicazione incontrollata delle cellule

A differenza delle cellule normali, le cellule tumorali non rispettano i meccanismi di controllo dell’organismo, formando una massa (tumore primitivo) che può invadere i tessuti circostanti e diffondersi in altre parti del corpo attraverso i vasi sanguigni o linfatici, dando origine a metastasi. 

In un opuscolo dedicato alla chemioterapia redatto dalla Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, questa anomalia è stata definita come una sorta di “pazzia biologica”, un’incapacità delle cellule tumorali di comunicare e autoregolare la propria crescita. 

Una delle caratteristiche distintive delle cellule tumorali è la loro rapida velocità di replicazione, che porta a un continuo aumento del volume del tumore.

Che cos’è la chemioterapia?

Come accennato, la chemioterapia è una terapia farmacologica che utilizza farmaci citotossici o antiblastici per colpire le cellule tumorali, sfruttando la loro elevata velocità di replicazione. 

Il termine stesso deriva dall’unione del termine inglese “Chemical” e della parola greca “therapeia”, indicando una terapia basata sull’impiego di sostanze chimiche, in questo caso specifici farmaci. 

L’obiettivo principale è provocare la morte delle cellule tumorali o impedirne la crescita e la diffusione. Il trattamento può prevedere l’utilizzo di un singolo farmaco o di una combinazione di più farmaci, scelti tra le diverse decine disponibili.

Qual è il meccanismo di azione dei farmaci chemioterapici?

I farmaci chemioterapici agiscono contro le cellule tumorali interferendo con i meccanismi cruciali per la loro moltiplicazione cellulare, in particolare durante il processo di replicazione del DNA (acido desossiribonucleico, che contiene le informazioni genetiche della cellula). 

Poiché le cellule tumorali si riproducono molto più rapidamente delle cellule normali, l’effetto della chemioterapia si concentra principalmente sui tumori a crescita veloce. I farmaci chemioterapici sono quindi definiti farmaci antiproliferativi

Il risultato clinico della loro somministrazione è la riduzione o il blocco della crescita del tumore, fino a determinarne la diminuzione del volume.

Purtroppo, però, i farmaci chemioterapici non distinguono tra cellule tumorali e cellule normali che si moltiplicano rapidamente. Questo meccanismo d’azione non selettivo è responsabile dei comuni effetti collaterali associati a questo trattamento.

La ricerca oncologica è costantemente impegnata nello sviluppo di nuovi farmaci con meccanismi d’azione diversi e più mirati

Tra questi, rivestono particolare importanza i farmaci biologici e a bersaglio molecolare, che agiscono in modo più specifico su determinate molecole o processi coinvolti nella crescita delle cellule tumorali, e l’immunoterapia, che stimola il sistema immunitario del paziente a combattere il cancro. Su questo tema torneremo più avanti nel corso dell’articolo.

Come viene somministrata la chemioterapia?

La chemioterapia può essere somministrata in diversi modi, e la scelta dipende da vari fattori, tra cui il tipo di farmaco chemioterapico utilizzato, il tipo e la localizzazione del tumore, le condizioni generali del paziente e lo schema terapeutico stabilito dall’oncologo. 

Le principali vie di somministrazione sono le seguenti:

  • via endovenosa (EV): è la modalità più comune. I farmaci vengono infusi direttamente nel circolo sanguigno attraverso una vena. Questo può avvenire tramite:
    • ago-cannula: un piccolo tubicino inserito in una vena del braccio o dell’avambraccio, utilizzato per terapie a breve termine. L’inserimento può essere leggermente doloroso. È fondamentale informare immediatamente il personale sanitario in caso di fastidio, rossore o gonfiore nella zona di inserimento;
    • catetere venoso centrale (CVC): un tubicino sottile inserito sotto cute nel torace in una vena vicino al cuore. L’applicazione avviene in anestesia locale o totale. Permette non solo la somministrazione dei chemioterapici, ma anche i prelievi di sangue e può rimanere in sede per diversi mesi. Richiede attenzione all’igiene per ridurre il rischio di infezioni e di ostruzione, e lavaggi periodici con soluzione fisiologica;
    • catetere venoso centrale ad inserimento periferico (PICC): un tubicino inserito in anestesia locale in una vena del braccio, a livello della piega del gomito, e fatto avanzare fino al cuore. Può rimanere in sede per diversi mesi e consente sia la somministrazione di farmaci che i prelievi di sangue. Le limitazioni alla vita quotidiana sono minime, ma richiede attenzione all’igiene e lavaggi periodici. Come il CVC, può presentare complicanze come infezioni e ostruzione;
    • catetere venoso centrale impiantabile con reservoir (port-a-cath): un sistema completamente impiantato sotto la pelle del torace, con un piccolo serbatoio (port) collegato a un catetere inserito in una vena centrale vicino al cuore. Il port è accessibile tramite puntura esterna con un ago per la somministrazione di farmaci o prelievi di sangue. Generalmente poco visibile, è soggetto alle stesse complicanze di CVC e PICC (infezioni e ostruzione);
    • pompa elastomerica: un dispositivo portatile collegato a una linea centrale (CVC, PICC o port-a-cath) che rilascia gradualmente una quantità controllata di farmaco in vena per un periodo variabile. Può essere trasportata in una borsa o con una cintura. Il paziente e un familiare ricevono istruzioni per la manutenzione.
  • via orale (OS): alcuni chemioterapici sono disponibili in compresse o capsule da assumere a casa, seguendo precise istruzioni su orari e modalità (a stomaco pieno o vuoto). È fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni dell’oncologo. In caso di difficoltà nell’assunzione, è necessario contattare immediatamente il medico. Anche i farmaci orali possono avere effetti collaterali e richiedono precisione nel dosaggio. È importante farsi spiegare bene e per iscritto come assumere i farmaci orali, come conservarli, cosa fare in caso di dimenticanza e come gestire eventuali disturbi. Si raccomanda di toccare il meno possibile i farmaci e lavarsi bene le mani dopo averli maneggiati;
  • via sottocutanea: alcuni chemioterapici, spesso miscelati con sostanze oleose per un rilascio graduale (depot), possono essere iniettati sotto la cute con aghi di dimensioni maggiori e a volte con anestetico locale spray. Altri farmaci, come interferoni e interleuchine, vengono iniettati con aghi più sottili, potendo causare un leggero fastidio;
  • atre vie di somministrazione: in situazioni specifiche, la chemioterapia può essere somministrata per via intramuscolare, intratecale (nel liquor cerebrospinale), intracavitaria (direttamente in una cavità corporea come l’addome o la pleura) o topica (sulla pelle). In questi casi, l’effetto terapeutico è più localizzato.

È importante che il paziente riceva spiegazioni dettagliate sulla modalità di somministrazione prevista nel suo piano di trattamento.

Dove si fa la chemioterapia?

Oggi le strutture di oncologia sono ampiamente diffuse sul territorio, ma alcune potrebbero non essere attrezzate per trattamenti di elevata complessità; in tal caso, indirizzeranno il paziente verso il centro più idoneo e vicino.

Generalmente, i farmaci chemioterapici vengono preparati in un’area specifica della farmacia ospedaliera. La maggior parte della chemioterapia per via endovenosa viene somministrata nel reparto di oncologia dell’ospedale, in regime ambulatoriale o di day hospital. La durata di ogni seduta varia in base al tipo di farmaco. 

Alcune forme di chemioterapia possono richiedere un periodo di degenza variabile, da una notte a qualche settimana, a seconda della modalità di somministrazione. Ad esempio, la chemioterapia somministrata nella cavità addominale può richiedere una degenza di una o due notti, mentre la chemioterapia ad alte dosi può necessitare anche di qualche settimana di ricovero. 

In caso di necessità di somministrare farmaci molto lentamente e in modo controllato, in presenza di possibili reazioni indesiderate, o quando occorre somministrare molti liquidi o alte dosi di farmaci, può essere necessario il ricovero ospedaliero

Sarà compito dell’oncologo fornire spiegazioni dettagliate sul trattamento prima che inizi.

La chemioterapia somministrata per iniezione intramuscolare o sottocutanea, per via intratecale o intracavitaria, si effettua di solito in regime ambulatoriale. Alcune forme di chemioterapia orale possono essere assunte a domicilio, seguendo precise istruzioni. A volte, la prima somministrazione può avvenire in ospedale per verificare eventuali reazioni indesiderate. Anche la chemioterapia con infusione continua tramite pompa, collegata a una linea centrale o a un PICC, può essere effettuata a domicilio.

Per qualsiasi problema o dubbio dopo il ritorno a casa, è necessario contattare il personale medico dell’ospedale.

Quando e perché si effettua la chemioterapia?

Come spiegato, la chemioterapia è un trattamento fondamentale contro i tumori, di conseguenza la decisione di intraprendere questa terapia è il risultato di una valutazione ampia e complessa da parte dell’oncologo e del suo team, tenendo conto dello stadio del tumore, dell’esito dell’esame istologico e delle condizioni cliniche del paziente

La chemioterapia può essere attuata in diverse fasi e con diversi obiettivi. Nel dettaglio:

  • prima dell’intervento chirurgico (terapia neoadiuvante): in questo caso, viene effettuata con lo scopo di ridurre le dimensioni di una massa tumorale troppo voluminosa, facilitandone la rimozione chirurgica. Può essere utilizzata anche quando il tumore è troppo adeso al tessuto sano circostante per essere asportato con la sola chirurgia. La terapia neoadiuvante può precedere anche la radioterapia;
  • dopo l’intervento chirurgico (terapia adiuvante): può essere attuata dopo l’intervento chirurgico o la radioterapia per eliminare eventuali cellule tumorali residue, troppo piccole per essere rilevate dagli strumenti diagnostici, e ridurre così il rischio di recidiva;
  • quando né l’intervento né la guarigione sono possibili: in presenza di malattia in stadio avanzato, la chemioterapia può essere utilizzata per rallentare la progressione della malattia, prolungando la sopravvivenza e assicurando al paziente una buona qualità della vita;
  • come terapia principale: in alcuni casi, la chemioterapia è il trattamento più efficace per determinati tipi di tumore, come alcuni linfomi e leucemie, e può portare alla guarigione;
  • in combinazione con altre terapie: la chemioterapia può essere effettuata in combinazione con la radioterapia (chemioradioterapia), terapie ormonali o terapie mirate, per stabilire la migliore strategia terapeutica per ciascun paziente.

È importante che il paziente discuta apertamente con l’oncologo i propri sentimenti, desideri, impegni familiari e professionali durante la fase di pianificazione delle cure per condividere l’obiettivo della chemioterapia e affrontare più serenamente gli eventuali problemi. 

L’oncologo spiegherà gli obiettivi specifici della cura nel caso del singolo paziente. La decisione sul percorso terapeutico è condivisa tra il paziente e il medico.

Quanto dura il ciclo di chemioterapia?

La chemioterapia è tipicamente somministrata in cicli, che sono periodi ripetibili di trattamento seguiti da periodi di riposo. 

Ogni ciclo è composto da un numero variabile di sedute di trattamento. La durata di ogni seduta può variare dai 20 minuti a diverse ore, a seconda della modalità di somministrazione e dei farmaci utilizzati. 

L’intervallo tra l’inizio di un ciclo e l’inizio del successivo può essere di 14 o 21 giorni (come nello schema CHOP14 e CHOP21). Un ciclo di trattamento comprende sia il periodo in cui si riceve la cura sia il tempo che intercorre prima del ciclo successivo. 

La durata complessiva della chemioterapia è variabile e può estendersi per diversi mesi, generalmente nell’arco di 3-6 mesi e comprendendo di solito da 3-4 a 6-8 cicli

La frequenza e la durata del trattamento dipendono da diversi fattori, tra cui il tipo di tumore, i farmaci somministrati, la risposta ai trattamenti precedenti e gli effetti collaterali.

Gli effetti collaterali della chemioterapia

La prospettiva di doversi sottoporre alla chemioterapia spesso contribuisce ad aumentare la paura nei pazienti oncologici, a causa dei numerosi effetti collaterali che questo trattamento può comportare

In effetti, tutti sanno che si tratta di un’arma fondamentale contro i tumori, ma anche che può avere effetti potenzialmente molto invalidanti. Tuttavia, è importante non demonizzare la chemioterapia, soprattutto considerando i progressi tecnologici che hanno reso i farmaci attuali più efficaci e meno tossici rispetto al passato.

Gli effetti collaterali della chemioterapia sono variabili da trattamento a trattamento e da individuo a individuo. L’impatto di questi effetti sul benessere e sulla qualità della vita del paziente è stato significativamente ridotto grazie ai progressi della ricerca

Nella maggior parte dei casi, gli effetti collaterali non sono insopportabili e non obbligano a sospendere la cura. Vanno considerati come un prezzo ragionevole da pagare per migliorare lo stato di salute e arrivare alla guarigione.

Come agisce la chemioterapia e perché causa effetti collaterali?

Abbiamo spiegato che le sostanze chemioterapiche impediscono la moltiplicazione delle cellule interferendo con i meccanismi legati a questo processo, eliminando così le cellule cancerose (azione citotossica). Le cellule tumorali si riproducono molto più rapidamente di quelle normali, quindi l’effetto della chemioterapia si fa sentire soprattutto sui tumori a crescita veloce

Tuttavia, i farmaci chemioterapici non distinguono tra cellule tumorali e cellule sane che si moltiplicano rapidamente. Questo spiega perché la chemioterapia può avere conseguenze anche su alcuni tipi di cellule sane soggette a rapida replicazione, come le cellule dei bulbi piliferi, del sangue e quelle che rivestono le mucose dell’apparato digerente. 

I distretti più vulnerabili sono il midollo osseo (dove si producono globuli rossi, globuli bianchi e piastrine), le mucose della bocca e dell’apparato digerente, e i capelli.

Quali sono gli effetti collaterali principali?

La chemioterapia può causare diversi effetti collaterali, ma i più frequenti e comuni sono:

  • ridotta funzionalità del midollo osseo, con conseguente riduzione di globuli bianchi (aumentato rischio di infezioni), globuli rossi (anemia) e piastrine (rischio di emorragie);
  • alterazioni del gusto;
  • diarrea;
  • caduta dei capelli. Può interessare anche i peli delle ascelle, la peluria che ricopre il corpo e il pube, ciglia e sopracciglia;
  • alterazioni della cute, come secchezza, sensibilità al sole, eruzioni cutanee e cambiamenti di colore;
  • alterazioni delle unghie;
  • stanchezza;
  • nausea e vomito;
  • stomatite (infiammazione della bocca);
  • crampi addominali e stitichezza;
  • colorazione delle urine arancione/rosso;
  • intorpidimento o formicolio a mani e piedi (neuropatia periferica);
  • possibile alterazione reversibile dei parametri di funzionalità epatica;
  • possibile compromissione della fertilità, temporanea o permanente;
  • ciclo mestruale irregolare o assente;
  • raramente, insorgenza di tumori secondari;
  • febbre;
  • ansia e difficoltà psicologiche;
  • possibile formazione di trombi;
  • problemi di tipo cognitivo (difficoltà di memoria e concentrazione).

Fattori che influenzano gli effetti collaterali

La presenza e la gravità degli effetti collaterali dipendono da diversi fattori, tra cui i seguenti:

  • il tipo e il dosaggio dei farmaci utilizzati;
  • le condizioni generali di salute del paziente;
  • la modalità di somministrazione;
  • la risposta individuale alla cura;
  • le risorse che la persona mette in campo, come l’alimentazione, il mantenimento delle attività quotidiane e il riposo.

Durata degli effetti collaterali

Gli effetti collaterali della chemioterapia sono generalmente transitori. Via via che ci si allontana dal momento della somministrazione, la stanchezza, la nausea e gli altri disturbi tendono a scomparire e la situazione migliora fino a tornare normale. 

La chemioterapia viene somministrata a cicli proprio per garantire ai pazienti un periodo di tranquillità tra una fase di cura e l’altra, dando all’organismo la possibilità di rigenerarsi.

Gestione degli effetti collaterali

Molti effetti collaterali possono essere contrastati grazie a trattamenti complementari (terapie di supporto o ancillari). 

È fondamentale comunicare con sincerità al medico curante l’insorgenza di qualsiasi effetto collaterale, in modo che possa intervenire tempestivamente per alleviare i sintomi

Durante i cicli di chemioterapia è di fondamentale importanza seguire uno stile di vita sano, un’alimentazione corretta e un’accurata igiene personale.

La vita quotidiana durante la chemioterapia

Affrontare la chemioterapia comporta inevitabilmente dei cambiamenti nella vita di tutti i giorni, ma è importante cercare di mantenere, per quanto possibile, le proprie abitudini e i propri ritmi, assecondando le necessità del proprio corpo e comunicando apertamente con il team curante.

In particolare, durante il periodo della chemioterapia, è consigliabile:

  • seguire uno stile di vita sano: questo include un’alimentazione corretta e bilanciata, una moderata attività fisica compatibile con le proprie forze, e un riposo adeguato;
  • avere un’alimentazione corretta: assecondare i propri gusti e desideri, preferendo cibi freschi e salutari, anche in piccole quantità e più spesso durante il giorno. In caso di alterazioni del gusto, evitare cibi con sapori o odori troppo forti. Alcuni centri offrono anche consulenze nutrizionali specifiche per i pazienti oncologici;
  • mantenere una buona idratazione: bere abbondante acqua è importante, soprattutto in caso di effetti collaterali come diarrea o per favorire l’eliminazione di alcuni farmaci;
  • curare l’igiene personale: una buona igiene è fondamentale per prevenire infezioni, soprattutto durante i periodi di abbassamento delle difese immunitarie;
  • proteggere la pelle e le unghie: alcuni chemioterapici possono rendere la pelle più sensibile al sole. È importante utilizzare creme solari ad alto fattore protettivo e indossare indumenti coprenti. Anche le unghie possono diventare fragili;
  • gestire la stanchezza: la stanchezza è un effetto collaterale molto comune. È importante ascoltare il proprio corpo e concedersi riposo quando necessario, ma senza abbandonarsi completamente all’inattività, che potrebbe peggiorare la situazione. Chiedere aiuto a familiari e amici per le attività quotidiane può essere molto utile;
  • affrontare la caduta dei capelli (alopecia): non tutti i chemioterapici causano la perdita dei capelli. In caso di caduta, tagliarli corti può facilitarne la gestione. Si possono utilizzare parrucche, foulard o cappelli per sentirsi più a proprio agio. Alcuni centri offrono consulenze specifiche su come gestire questo aspetto. In alcuni casi, si può valutare con il medico l’uso di una cuffia ghiacciata durante le sedute per cercare di prevenire la caduta;
  • mantenere, per quanto possibile, le proprie attività: se le condizioni lo permettono, continuare a lavorare o dedicarsi ai propri hobby può aiutare a mantenere un senso di normalità. È importante comunicare con il datore di lavoro e informarsi sui propri diritti;
  • non fumare e limitare il consumo di alcolici: fumo e alcol possono interferire con l’efficacia delle terapie e peggiorare gli effetti collaterali;
  • informare il medico di eventuali altri farmaci o prodotti naturali assunti: è importante comunicare all’oncologo tutti i farmaci, integratori o prodotti naturali che si assumono, per evitare possibili interazioni. Ad esempio, come si legge nel summenzionato manuale dell’Istituto Tumori di Milano, il succo di pompelmo può interagire con l’efficacia di molti farmaci oncologici e andrebbe evitato durante la chemioterapia.

È fondamentale mantenere un dialogo aperto e sincero con il medico e il personale infermieristico, segnalando tempestivamente qualsiasi disturbo o cambiamento si manifesti.

Inoltre, il supporto psicologico può essere un valido aiuto per affrontare le difficoltà emotive legate alla malattia e al trattamento. Rivolgersi a strutture di psico-oncologia o ad associazioni di pazienti può offrire un sostegno importante.

In generale, l’obiettivo è quello di trovare un equilibrio tra la necessità di seguire le cure e il desiderio di continuare a vivere la propria vita nel modo più pieno possibile.

Vita sessuale e fertilità 

La chemioterapia può avere un impatto sulla sfera sessuale e sulla fertilità sia durante che dopo il trattamento. 

È importante affrontare questi temi apertamente con l’oncologo, in modo da ricevere informazioni specifiche sui potenziali effetti dei farmaci utilizzati e sulle possibili strategie per gestirli.

Attività sessuale durante la chemioterapia

Durante il periodo della chemioterapia, non ci sono generalmente controindicazioni all’attività sessuale. Tuttavia, è importante tenere presente alcune considerazioni:

  • stanchezza e altri effetti collaterali: la stanchezza (fatigue) e altri effetti collaterali come la nausea possono ridurre il desiderio sessuale. È fondamentale ascoltare il proprio corpo e non forzarsi;
  • contraccezione: molti farmaci chemioterapici possono provocare malformazioni in un eventuale feto. Per questo motivo, è fondamentale utilizzare metodi contraccettivi sicuri durante il trattamento. La gravidanza dovrebbe essere rinviata di almeno due anni dalla fine del trattamento. È consigliabile discuterne con il medico per individuare il metodo più appropriato alla situazione specifica. Anche se i farmaci di solito non passano nello sperma e nel liquido vaginale, l’uso del preservativo può evitare di trasmettere al partner anche piccole quantità di sostanze farmacologicamente attive;
  • comunicazione con il partner: parlare apertamente con il partner dei propri sentimenti e delle proprie esigenze è fondamentale per mantenere l’intimità e la serenità all’interno della coppia.

Fertilità e chemioterapia

La chemioterapia, così come altri trattamenti contro i tumori, può compromettere temporaneamente o in modo permanente la fertilità sia negli uomini che nelle donne. 

L’impatto sulla fertilità dipende da diversi fattori, tra cui il tipo di farmaci utilizzati, il dosaggio, la durata del trattamento e l’età del paziente.

  • Nelle donne: può causare irregolarità mestruali, interruzione del ciclo (amenorrea precoce), e in alcuni casi menopausa precoce.
  • Negli uomini: può ridurre la produzione di spermatozoi, causare alterazioni nella loro motilità e morfologia, e in alcuni casi portare all’infertilità.

Oggi, data la crescente percentuale di guarigioni dal cancro anche in età fertile, si presta molta attenzione alla preservazione della fertilità nei pazienti oncologici

In alcuni casi, possono essere disponibili opzioni per preservare la fertilità, come la crioconservazione degli ovociti o degli spermatozoi

Nel 2016, l’Associazione italiana di oncologia medica (AIOM), la Società italiana di endocrinologia (SIE) e la Società italiana di ginecologia e ostetricia (SIGO) hanno presentato le prime raccomandazioni sull’oncofertilità, e sono state approvate linee guida a livello regionale per creare servizi dedicati.

È fondamentale che i pazienti siano consapevoli dei potenziali effetti della chemioterapia sulla loro vita sessuale e sulla fertilità e che si sentano liberi di porre domande e di esprimere le proprie preoccupazioni al team curante.

Terapia a bersaglio molecolare

Le terapie a bersaglio molecolare rappresentano un importante passo avanti nella cura dei tumori. 

A differenza della chemioterapia tradizionale, che agisce in modo più ampio sulle cellule in rapida divisione, queste terapie sono progettate per colpire specificamente particolari molecole (bersagli molecolari) che sono coinvolte nella crescita e nella diffusione delle cellule tumorali. 

Questi bersagli possono essere recettori presenti sulla superficie delle cellule tumorali, oppure proteine o enzimi presenti all’interno delle cellule.

Come funzionano?

I farmaci a bersaglio molecolare interferiscono con la funzione di questi specifici bersagli, bloccando i segnali che promuovono la crescita tumorale, la divisione cellulare, la formazione di vasi sanguigni che alimentano il tumore (angiogenesi) o la metastasi. 

In questo modo, mirano a inibire la crescita e la progressione del cancro con un impatto potenzialmente minore sulle cellule sane.

Le caratteristiche principali di questi farmaci sono le seguenti:

  • specificità: sono progettate per colpire molecole specifiche presenti nelle cellule tumorali o nel loro microambiente;
  • potenziali minori effetti collaterali: grazie alla loro maggiore specificità, si spera che causino meno danni alle cellule sane rispetto alla chemioterapia tradizionale. Tuttavia, anche le terapie a bersaglio molecolare possono avere effetti collaterali, che dipendono dal farmaco e dal bersaglio specifico;
  • personalizzazione della terapia: l’utilizzo di terapie a bersaglio molecolare spesso si basa sull’identificazione di specifici marcatori biomolecolari presenti nel tumore del paziente attraverso test diagnostici (come l’esame istologico e test genetici). Questo approccio rientra nel concetto di “medicina di precisione” e “personalizzazione” della terapia oncologica;
  • diverse modalità di somministrazione: molti farmaci a bersaglio molecolare sono somministrati per via orale (compresse o capsule), il che può rendere il trattamento più comodo per il paziente, riducendo la necessità di frequenti visite ospedaliere per le somministrazioni endovenose.

Tipi di farmaci a bersaglio molecolare

Esistono diverse categorie di farmaci a bersaglio molecolare, tra cui i seguenti:

  • inibitori delle tirosin-chinasi (TKI): bloccano l’attività di enzimi coinvolti nella trasmissione di segnali che promuovono la crescita cellulare. Esempi includono farmaci utilizzati nel trattamento di alcuni tipi di leucemia, tumori polmonari e altri tumori solidi;
  • anticorpi monoclonali: sono proteine prodotte in laboratorio che riconoscono e si legano a specifici bersagli sulla superficie delle cellule tumorali, bloccandone la funzione o segnalandole al sistema immunitario per la distruzione;
  • inibitori di proteine coinvolte nel ciclo cellulare: interferiscono con le proteine che regolano la divisione e la crescita delle cellule tumorali;
  • inibitori dell’angiogenesi: bloccano la formazione di nuovi vasi sanguigni necessari per la crescita del tumore.

Importanza della ricerca

La ricerca clinica è fortemente orientata verso lo sviluppo di nuove terapie a bersaglio molecolare. Questi farmaci rappresentano una speranza per il trattamento di tumori meno trattabili e per migliorare i risultati complessivi delle terapie oncologiche.

È importante discutere con l’oncologo curante per capire se una terapia a bersaglio molecolare è appropriata per la specifica situazione del paziente, quali sono i potenziali benefici e i possibili effetti collaterali.

L’immunoterapia

L’immunoterapia rappresenta un approccio terapeutico innovativo nella lotta contro il cancro

A differenza della chemioterapia, che mira direttamente a distruggere le cellule tumorali, agisce stimolando il sistema immunitario del paziente affinché sia in grado di riconoscere e attaccare le cellule cancerose.

Come funziona?

Il nostro sistema immunitario è naturalmente predisposto a difenderci da agenti esterni e da cellule anomale, ma le cellule tumorali spesso sviluppano meccanismi per eludere la sorveglianza immunitaria e proliferare indisturbate. 

L’immunoterapia interviene per potenziare la risposta immunitaria antitumorale, attraverso diverse strategie, tra cui le seguenti:

  • inibitori dei checkpoint immunitari: questi farmaci bloccano le proteine “checkpoint” presenti sulle cellule immunitarie e sulle cellule tumorali che impediscono al sistema immunitario di attaccare il cancro. Sbloccando questi freni, il sistema immunitario può rispondere in modo più efficace contro il tumore;
  • terapie a base di cellule T (CAR-T cell therapy): in questo approccio, le cellule T del paziente (un tipo di globulo bianco coinvolto nella risposta immunitaria) vengono prelevate, modificate in laboratorio per esprimere un recettore chimerico per l’antigene (CAR) specifico per le cellule tumorali, e poi reinfuse nel paziente per colpire e distruggere il cancro;
  • vaccini antitumorali: questi vaccini mirano a stimolare il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali, in modo simile a come i vaccini tradizionali proteggono dalle infezioni;
  • citochine: sono proteine del sistema immunitario che possono essere somministrate per potenziare la risposta immunitaria contro il cancro;
  • anticorpi monoclonali: alcuni agiscono stimolando direttamente il sistema immunitario contro le cellule tumorali.

Le caratteristiche principali dell’immunoterapia sono:

  • approccio mirato al sistema immunitario: sfrutta le difese naturali del corpo per combattere il cancro;
  • potenziale per risposte durature: in alcuni casi, può indurre risposte immunitarie a lungo termine, portando a una remissione prolungata della malattia anche dopo l’interruzione del trattamento;
  • effetti collaterali: anche se è diversa dalla chemioterapia, può comunque causare effetti collaterali, spesso legati a una iperattivazione del sistema immunitario. Questi effetti possono variare da lievi a gravi e richiedono un’attenta gestione medica.

L’immunoterapia rappresenta un campo in rapida evoluzione e sta dimostrando risultati promettenti nel trattamento di diversi tipi di cancro. 

La scelta del tipo di immunoterapia dipende dal tipo di tumore, dallo stadio della malattia e dalle caratteristiche del paziente. È fondamentale discutere con l’oncologo curante se l’immunoterapia è un’opzione terapeutica appropriata e quali sono i potenziali benefici e rischi nel proprio caso specifico.

Chemioterapia con farmaci anticorpo-coniugati

La chemioterapia con farmaci anticorpo-coniugati (ADC) rappresenta un approccio terapeutico che combina la specificità della terapia a bersaglio molecolare con l’azione citotossica della chemioterapia tradizionale

Questi farmaci sono costituiti da un anticorpo monoclonale legato chimicamente a una o più molecole di un farmaco chemioterapico potente.

Come funzionano?

  • l’anticorpo monoclonale presente nell’ADC è progettato per riconoscere e legarsi a uno specifico recettore presente sulla superficie delle cellule tumorali. Questa specificità permette di indirizzare il farmaco in modo più preciso verso le cellule malate, riducendo l’esposizione delle cellule sane alla chemioterapia;
  • una volta che l’ADC si lega al recettore sulla cellula tumorale, viene internalizzato dalla cellula stessa;
  • all’interno della cellula, il legame tra l’anticorpo e il farmaco chemioterapico viene rotto, rilasciando il farmaco citotossico;
  • il farmaco chemioterapico rilasciato all’interno della cellula tumorale può quindi esercitare la sua azione distruggendo la cellula.

Le caratteristiche principali di questo approccio sono:

  • doppia azione: gli ADC sfruttano la capacità degli anticorpi di riconoscere specificamente le cellule tumorali e la potenza citotossica dei farmaci chemioterapici;
  • maggiore specificità e potenziale riduzione degli effetti collaterali: l’obiettivo è quello di concentrare l’azione del farmaco chemioterapico sulle cellule tumorali, risparmiando in parte le cellule sane e potenzialmente riducendo gli effetti collaterali sistemici associati alla chemioterapia tradizionale;
  • utilizzo in tumori specifici: gli ADC sono sviluppati per colpire recettori sovraespressi o specifici di determinati tipi di tumore. La loro efficacia dipende dalla presenza del bersaglio molecolare sulle cellule tumorali del paziente;
  • somministrazione endovenosa: come molti farmaci chemioterapici e anticorpi monoclonali, gli ADC vengono generalmente somministrati per via endovenosa.

Differenza tra remissione e guarigione

Quando si parla di chemioterapia, o più in generale di trattamento oncologico, è bene chiarire la differenza tra remissione e guarigione.

Si parla di remissione parziale quando il cancro risponde al trattamento ma una parte delle cellule tumorali sopravvive. Ciò significa che il tumore si è ridotto, ma non è scomparso completamente.

La remissione è invece completa quando non ci sono più tracce di tumore o leucemia rilevabili con i mezzi diagnostici a disposizione, come esami del sangue e indagini per immagini. In questo caso, non si evidenzia più la presenza della malattia.

Attenzione, però, a confondere la remissione completa con la guarigione, che consiste nella la condizione a cui si giunge se la remissione totale si mantiene per diversi anni

Infatti, potrebbe manifestarsi una recidiva, ovvero la ripresa della malattia dopo una fase di assenza e/o dopo risposta completa alle terapie. Questo sottolinea che anche in caso di remissione completa, esiste la possibilità che il tumore possa ripresentarsi in futuro.

La probabilità di guarigione aumenta quanto più tempo trascorre dal momento della diagnosi.

Domande Frequenti – FAQ

Che cos’è la chemioterapia?

La chemioterapia è una risorsa importante per guarire e/o per stare meglio durante la malattia tumorale. L’obiettivo di questo trattamento è aiutare a guarire; questo è il motivo principale per cui un malato di tumore inizia una chemioterapia.

Come funziona la chemioterapia?

La chemioterapia agisce aggredendo le cellule che si moltiplicano più rapidamente, in particolare quelle cancerose, durante il processo di replicazione. I farmaci possono far regredire il cancro, diminuendo la massa del tumore, oppure bloccarne o ritardarne la crescita.

Come si svolge la chemioterapia? 

La chemioterapia consiste nella somministrazione di farmaci, detti citotossici o antiblastici, allo scopo di provocare la morte delle cellule tumorali. I farmaci possono essere somministrati in diversi modi: per infusione endovenosa (ago-cannula, catetere venoso centrale (CVC) o catetere venoso centrale a inserimento periferico (PICC)), per via orale in compresse o capsule, per iniezione intramuscolare, per iniezione sottocutanea. In casi particolari, si può somministrare: per iniezione nel fluido spinale (chemioterapia intratecale), per iniezione in una cavità dell’organismo (chemioterapia intracavitaria), come nella cavità pelvica o in vescica. La chemioterapia per infusione endovenosa si somministra di solito nel reparto di oncologia dell’ospedale, in regime ambulatoriale o di day hospital. Alcune forme possono richiedere un periodo di degenza. Prima di ogni ciclo, si effettuano esami del sangue per verificare i valori.

Quanto dura il ciclo di chemioterapia? 

La chemioterapia viene suddivisa in cicli, cioè in periodi ripetibili che alternano la somministrazione dei farmaci a giorni di riposo. Ogni ciclo è costituito da un numero variabile di sedute di trattamento. Ogni seduta può durare dai 20 minuti a diverse ore, a seconda della modalità di somministrazione e dei farmaci utilizzati. L’intera cura può richiedere mesi di tempo o un periodo più breve, secondo i protocolli. Di norma la chemioterapia viene somministrata nell’arco di 3-6 mesi e in genere include da 3-4 a 6-8 cicli di trattamento. L’intervallo tra un ciclo e l’altro può essere di 14 o 21 giorni.

Perché la chemioterapia ha effetti collaterali? 

La chemioterapia ha effetti collaterali perché i farmaci chemioterapici, nel loro meccanismo d’azione che consiste nell’impedire la crescita delle cellule tumorali, non distinguono tra cellule tumorali e una parte di cellule sane. Sebbene le cellule sane siano in grado di riparare i danni causati dai farmaci, l’azione su di esse può produrre spiacevoli effetti collaterali. Gli organi più sensibili agli effetti collaterali sono quelli costituiti da cellule normali soggette a una più attiva replicazione, come il midollo osseo, la mucosa orale e gastrointestinale, la cute e i follicoli piliferi.

Come ci si sente dopo una seduta di chemioterapia? 

Dopo una seduta di chemioterapia, ci si può sentire molto stanchi. Alcuni pazienti possono provare senso di nausea. Questo disturbo compare di solito dopo la somministrazione della chemio, a volte una volta tornati a casa, anche nelle ore e nei giorni successivi al trattamento. In alcuni pazienti particolarmente sensibili, il malessere può addirittura precedere la somministrazione dei farmaci. Altri sintomi come la diarrea o il vomito sono rari immediatamente dopo la seduta, ma possono manifestarsi in seguito. È importante notare che le reazioni alla chemioterapia variano da individuo a individuo.

Quanto tempo ci vuole per smaltire gli effetti della chemioterapia? 

Molti degli effetti collaterali della chemioterapia sono temporanei, diminuendo e/o scomparendo gradualmente nei giorni successivi alla somministrazione o alla sospensione del trattamento. La maggior parte scompare alla conclusione del trattamento. Il senso di spossatezza, la nausea e altri disturbi tendono a scomparire via via che ci si allontana dal momento della somministrazione. Alcuni effetti, come l’alterazione del gusto, possono richiedere alcune settimane per regredire dopo la fine del trattamento. La capigliatura in genere recupera l’aspetto precedente alla terapia entro 4-6 mesi dal termine delle cure. La neuropatia periferica può regredire solo dopo diversi mesi dal termine delle cure.

Quando si perdono i capelli con la chemioterapia? 

I capelli cominciano a cadere di solito dopo 4 settimane dall’inizio della terapia, e di solito si perdono completamente. La caduta dei capelli inizia di solito nell’arco di alcune settimane dall’inizio del trattamento, ma raramente può cadere anche dopo qualche giorno. Alcuni farmaci possono indebolire i capelli al punto da spezzarli già una-due settimane dopo l’inizio del trattamento.

Quando inizia a fare effetto la chemioterapia? 

La chemioterapia inizia a fare effetto nel momento in cui i farmaci raggiungono le cellule tumorali in tutto il corpo attraverso il sangue e ne inibiscono la crescita, causandone la morte. Interviene nel momento preciso in cui le cellule neoplastiche si suddividono, impedendone o ritardandone la moltiplicazione. Il risultato clinico è di ridurre o bloccare la crescita del tumore fino a ridurne il volume.

Quanto tempo ci vuole per smaltire la chemioterapia? 

I farmaci chemioterapici rimangono nell’organismo per un tempo limitato. Possono essere presenti in tracce in tutte le secrezioni (urine, feci, sudore, saliva) per un periodo variabile, fino a 7 giorni dalla somministrazione del trattamento.

Cosa vuol dire chemioterapia adiuvante? 

La chemioterapia adiuvante si attua dopo la chirurgia o la radioterapia. Il suo scopo è di provocare la morte di eventuali cellule tumorali residue, raggruppate in masse troppo piccole per essere rilevate dagli strumenti diagnostici, riducendo così il rischio di recidiva, ovvero la ripresa della malattia. Si attua nel caso in cui tutta la massa tumorale visibile sia stata asportata, ma sussista il rischio che alcune cellule tumorali rimaste in circolo possano nel tempo dare origine a una recidiva.

Cosa vuol dire chemioterapia palliativa? 

La chemioterapia è considerata palliativa quando, in presenza di malattia avanzata, non suscettibile di trattamenti locali, non ha come obiettivo la guarigione del tumore. In tali casi, viene utilizzata per ridurne il volume, rallentarne la crescita e controllare i sintomi, prolungando la sopravvivenza e assicurando al paziente una buona qualità della vita. La durata della chemioterapia palliativa non è definita, ma è decisa in base alla risposta della malattia e agli effetti collaterali del trattamento.

Quali tumori si curano con la chemioterapia? 

La chemioterapia è una terapia medica per i tumori solidi ed ematologici. È un’arma fondamentale contro i tumori. Viene utilizzata per curare diversi tipi di cancro, come ad esempio: leucemie infantili e dell’adulto, linfoma di Hodgkin e altri linfomi, tumore del testicolo, tumore della mammella, tumori dell’intestino (colon), tumori del polmone, tumori del distretto testa-collo, tumori del rene e della vescica, melanoma, tumori del tratto gastro-enterico (esofago, stomaco), mieloma multiplo.

Che differenza c’è tra chemioterapia e immunoterapia? 

La chemioterapia agisce direttamente sulle cellule tumorali, impedendone la crescita e causandone la morte. Colpisce tutte le cellule che si riproducono velocemente, sia neoplastiche che normali. L’immunoterapia, invece, consiste nell’utilizzo di farmaci che attivano il sistema immunitario dei pazienti e lo stimolano ad agire contro le cellule tumorali. Non agisce direttamente sul tumore, ma sui meccanismi di difesa messi in atto contro il tumore. Gli effetti collaterali dell’immunoterapia sono molto diversi da quelli della chemioterapia tradizionale e sono dovuti a reazioni autoimmuni.

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