Piede diabetico: cause, sintomi, cure

da | Set 14, 2022 | Diabete, Sanità Integrativa | 0 commenti

Tra le complicanze principali del diabete di tipo 2 è da annoverare, senza dubbio, il cosiddetto piede diabetico, che consiste principalmente nella formazione di un’ulcera al piede

Il rischio che questo avvenga nella popolazione diabetica è abbastanza alto, circa il 15-25%, anche se non è facile stimarlo con precisione, e rappresenta la complicanza del diabete più rilevante per peso sociale ed economico, causa di lunghi periodi di cure ambulatoriali e prolungati e ripetuti ricoveri ospedalieri. 

Il piede diabetico richiede l’intervento di un team multidisciplinare e multiprofessionale, con competenze specifiche e diversi livelli di assistenza in funzione delle classi di rischio dei pazienti.

In effetti, oltre a curare le ulcere che si vengono a formare dal punto di vista chirurgico, è necessario trattare le cause primarie, ovvero il diabete, e mettere in campo una corretta strategia preventiva

Ma andiamo per ordine, e cerchiamo di capire cos’è il piede diabetico, quali sono le cause principali, i sintomi, le complicanze e le possibili cure. 

Cos’è il piede diabetico

Il diabete è una patologia molto complessa, capace di influenzare il corretto funzionamento dell’organismo in molti modi, colpendo anche i piedi

Secondo SID Italia, la Società Italiana di Diabetologia, il piede diabetico consiste nella presenza di una ulcerazione o nella distruzione dei tessuti profondi che si associa ad anomalie neurologiche e a vari gradi di vasculopatia periferica.

Cosa vuol dire? Un piede diabetico è caratterizzato dalla presenza di ulcere, ovvero di tagli o lacerazioni che faticano a rimarginarsi, o dalla morte dei tessuti più profondi

Quali sono le cause?

Com’è possibile che il diabete colpisca i piedi? In effetti un eccesso di glucosio nel sangue può causare complicanze agli arti inferiori essenzialmente in due modi:

  • neuropatia diabetica: il diabete incontrollato può danneggiare i nervi. In presenza di nervi danneggiati delle gambe e dei piedi, il paziente potrebbe non sentire caldo, freddo o dolore in quella zona. Questa mancanza di sensibilità è chiamata “neuropatia diabetica sensoriale”. Non avvertendo il dolore di un taglio o di una ferita, quest’ultimo potrebbe peggiorare e infettarsi. I muscoli del piede potrebbero non funzionare correttamente perché i nervi dei muscoli sono danneggiati;
  • malattia vascolare periferica: il diabete colpisce anche il flusso sanguigno, rendendo necessario più tempo prima che una ferita o un taglio guariscano. Lo scarso flusso sanguigno nelle braccia e nelle gambe è chiamato “malattia vascolare periferica”. Un’infezione non guarirà a causa di uno scarso flusso sanguigno, esponendo il paziente a un elevato rischio di sviluppare ulcere o cancrena, ovvero la morte dei tessuti per mancanza di sangue.

Quindi, il diabete può causare problemi a livello neurologico o vascolare, provocando, tra le altre complicanze, il piede diabetico

Quali sono i sintomi principali

Spesso le manifestazioni di un piede diabetico non sono subito visibili, per questo è importante sottoporsi periodicamente a controlli completi che valutino anche lo stato di salute degli arti inferiori. 

In genere, però, i soggetti affetti da diabete devono prestare attenzione ai seguenti sintomi

  • cambiamenti nel colore della pelle;
  • cambiamenti nella temperatura della pelle;
  • gonfiore al piede o alla caviglia;
  • dolore alle gambe;
  • piaghe aperte sui piedi che sono lente a guarire;
  • unghie incarnite o infette da funghi;
  • calli o duroni;
  • crepe secche nella pelle, specialmente intorno al tallone;
  • odore del piede insolito e persistente.

Come illustrato dalla SID Italia, in presenza di una infezione lieve sarà possibile individuare la presenza di almeno due dei seguenti segni

  • rossore;
  • gonfiore;
  • dolore;
  • indurimento/edema;
  • calore;
  • secrezione purulenta.

In caso di evoluzione dell’infezione da lieve a moderata e grave, si possono riscontrare le seguenti manifestazioni

  • infezione limitata a cute e sottocute;
  • coinvolgimento di strutture più profonde, come muscoli, fasce, tendini, articolazioni o ossa;
  • segni locali di infezione con compromissione sistemica testimoniata da almeno 2 dei seguenti segni:
    • temperatura >38° C o <36° C; 
    • frequenza cardiaca >90 b/min;
    • frequenza respiratoria >20 inspirazioni/min o PaCO2 <32 mmHg;
    • leucocitosi (WBC >12.000) o leucopenia (WBC <4000) o forme immature >10%

Sarà il medico a valutare lo stato di salute dei piedi del paziente e fornire indicazioni preventive e/o terapeutiche adeguate. 

Quali sono le complicanze del piede diabetico

Un piede diabetico non trattato in modo adeguato può provocare numerose complicanze, alcune più lievi, altre invece particolarmente gravi e irreversibili. 

Ecco le principali: 

  • infezioni della pelle e delle ossa;
  • ascesso. A volte le infezioni mangiano ossa o tessuti e creano una sacca di pus chiamata ascesso. Il trattamento comune è quello di drenare l’ascesso. Potrebbe richiedere la rimozione di alcune ossa o tessuti, ma i metodi più recenti, come l’ossigenoterapia, sono meno invasivi;
  • cancrena. Come spiegato prima, il diabete colpisce i vasi sanguigni che irrorano le dita delle mani e dei piedi. Quando il flusso sanguigno viene interrotto, i tessuti possono morire. Il trattamento è solitamente l’ossigenoterapia o un intervento chirurgico per rimuovere l’area interessata;
  • deformità. Il danno ai nervi può indebolire i muscoli dei piedi e portare a problemi come dita a martello, zampe ad artiglio, teste metatarsali prominenti (estremità delle ossa sotto le dita dei piedi) e pes cavus o un arco alto che non si appiattisce;
  • piede di Charcot. Il diabete può indebolire le ossa del piede così tanto da rompersi. Il danno ai nervi può ridurre la sensazione e impedire al paziente di rendersene conto, continuando a camminare su ossa rotte e causando un cambio di forma del piede;
  • amputazione. I problemi con il flusso sanguigno e i nervi rendono più probabile che le persone con diabete abbiano un infortunio al piede e non se ne accorgano fino a quando l’infezione non si instaura. Quando un’infezione non può essere curata, crea un ascesso o se un flusso sanguigno basso porta alla cancrena, l’amputazione è spesso il miglior trattamento.

Approfondiamo quest’ultimo punto, particolarmente dolente quando si tratta di pazienti affetti da piede diabetico. 

Il rischio amputazione

Secondo l’International Working Group of the Diabetic Foot (IWGDF), ogni 20 secondi da qualche parte nel mondo qualcuno perde una gamba a causa delle complicazioni del diabete

In effetti il problema più rilevante legato a un’ulcera del piede nei diabetici è il rischio di un’amputazione. I dati in possesso della comunità medica evidenziano come circa l’85% di tutte le amputazioni sia preceduto da un’ulcera, e che il 70% del totale delle amputazioni che vengono eseguite è effettuato su persone con diabete. 

In Italia, le amputazioni fra i diabetici rappresentano circa il 60% di tutti i ricoveri per amputazione non traumatica. Considerando che la popolazione diabetica nel nostro Paese è pari solo al 5%, il tasso nella popolazione diabetica è oltre 20 volte superiore a quello della popolazione non diabetica. (dati Epicentro ISS).

Per fortuna negli ultimi decenni il numero di amputazioni degli arti inferiori eseguite in Italia è drasticamente diminuito, in linea con la Dichiarazione di Saint Vincent del 1989, che poneva come obiettivo la riduzione del 50% delle amputazioni maggiori nei pazienti diabetici.

Prevenzione

Una corretta strategia preventiva può ridurre sensibilmente le complicanze del piede diabetico, in particolare il rischio amputazione. 

La prevenzione del piede diabetico consiste nelle seguenti azioni: 

  • sottoporsi a un esame completo del piede, almeno una volta all’anno.  Nelle persone a elevato rischio l’ispezione deve essere effettuata con frequenza maggiore;
  • accedere a un programma educativo sul piede diabetico, al fine di acquisire nozioni e informazioni essenziali per individuare sul nascere questa condizione;
  • prestare maggiore attenzione ai soggetti con maggior rischio di lesioni al piede, in particolare alle persone anziane, affette da diabete da molti anni, non autosufficienti;
  • utilizzare, se necessario, plantari su misura e calzature adatte, predisposte per proteggere il piede e ridurre i picchi di pressione a livello della pianta del piede;
  • controllare ogni giorno lo stato di salute dei piedi e delle unghie, prestando particolare attenzione a screpolature, calli, duroni, vesciche, piaghe, funghi;
  • praticare ogni giorno una accurata igiene dei piedi, asciugandoli con cura e applicando una lozione sulla parte superiore e inferiore ma non tra le dita, dove potrebbe svilupparsi un’infezione;
  • evitare di camminare a piedi nudi;
  • indossare scarpe che calzino bene e non procurino dolore;
  • tagliare in modo corretto le unghie dei piedi, evitando di farle troppo corte e levigando gli spigoli;
  • favorire la circolazione sanguigna, alzando le gambe per qualche minuto;
  • fare attività fisica moderata, come camminare, nuotare o andare in bicicletta;
  • non fumare;
  • seguire una dieta equilibrata;
  • assumere i farmaci prescritti.

È importante confrontarsi con il proprio medico per individuare le azioni più efficaci da compiere per prevenire la formazione e/o l’evoluzione del piede diabetico

Come si cura

Come abbiamo accennato all’inizio dell’articolo, il piede diabetico è una patologia multifattoriale che richiede un approccio sistemico, con l’intervento di più medici specialisti. 

Il tipo di trattamento varia in base alla gravità delle lesioni e delle infezioni riportate dal paziente, e possono prevedere: 

  • la somministrazione di farmaci antibiotici
  • il controllo dei livelli di glicemia nel sangue
  • la medicazione e disinfezione delle parti colpite da ulcere e piaghe;
  • il trattamento chirurgico delle ulcere, con possibile impiego di gel piastrinico e innesto di lembi;
  • l’utilizzo di plantari e calzature specifiche;
  • la valutazione dell’interessamento osseo mediante RX;
  • l’utilizzo di antisettici locali;
  • drenaggio dell’ascesso;
  • in caso di osteomielite – infezione che colpisce le ossa e il midollo osseo – è necessario eseguire un intervento chirurgico di pulizia locale e l’applicazione di una medicazione da cambiare quotidianamente;
  • nelle infezioni superficiali si devono asportare i tessuti necrotici;

Nei casi più gravi, purtroppo, si deve procedere con l’amputazione della parte ormai necrotizzata, onde evitare la diffusione dell’infezione.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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