Secondo la ICHD – International Classification of Headache Disorders – esistono circa 200 tipi di mali di testa, o più correttamente cefalee. Rientra in questa classificazione anche l’emicrania che, come numerosi studi epidemiologici hanno dimostrato, colpisce circa il 15-18% delle donne ed il 6% degli uomini nel corso della vita, con un picco di prevalenza tra i 25 e i 55 anni.
Si tratta di una patologia molto diffusa e, seriamente debilitante, con costi sociali diretti e indiretti davvero elevati.
In effetti, mentre con un blando mal di testa si può avere qualche disagio, ma si è in grado di condurre una vita nel pieno della normalità, l’emicrania è spesso molto violenta e rende impossibile svolgere anche le azioni più banali, tanto meno essere operativi sul luogo di lavoro.
Ecco perché abbiamo menzionato la questione dei costi sociali connessi alle emicranie.
A causa delle ore di lavoro perse, del costo dei farmaci e dell’assistenza medica, questa ampia diffusione è divenuta un problema economico oltre che sanitario.
Non a caso l’OMS ha inserito l’emicrania tra le 20 maggiori cause di invalidità.
Approfondiamo insieme l’argomento, cercando di capire come riconoscere, prevenire e curare l’emicrania.
Indice dei contenuti
Cos’è l’emicrania
Prima di parlare di emicrania è importante partire dalla cefalea, ricollegandoci alla classificazione internazionale menzionata all’inizio dell’articolo.
Le cefalee si dividono in due macro gruppi:
- cefalee primarie;
- cefalee secondarie, ovvero connesse ad altre patologie.
L’emicrania fa parte del primo gruppo, insieme a cefalee tensive, cefalee a grappolo e cefalea del trigemino.
Rientrando nel gruppo delle cefalee primarie, vuol dire che le emicranie sono il più delle volte scollegate da altre patologie o disturbi psico-fisici.
L’emicrania si configura come un mal di testa dall’andamento cronico e ricorrente, con un’intensità che oscilla da moderata a grave.
Il dolore, in alcuni casi davvero insostenibile, colpisce metà capo – ecco perché si chiama emicrania, un termine derivante dal greco ἡμικρανία, parola composta da ἡμι “metà” e κρανίον “teschio” – e ha una natura pulsante, con una durata che va dalle poche ore ad alcuni giorni.
Come riconoscere l’emicrania
Abbiamo detto che l’emicrania è un forte mal di testa, in alcuni casi violento e dalla lunga durata, ma in alcuni casi si presenta in forme più lievi e sopportabili.
Come si fa, quindi, a riconoscere un’emicrania e distinguerla da un normale mal di testa?
A volte, in effetti, è difficile da riconoscere, soprattutto in chi la sperimenta per la prima volta, ma esistono alcuni segnali alquanto chiari, se in grado di leggerli:
- il dolore non è fisso, ma pulsante;
- il dolore non si estende a tutta la testa, ma solo ad una metà;
- il dolore aumenta allo svolgimento di altre attività, in particolare durante l’attività fisica, oppure se esposti a fonti di luce o di rumore;
- il dolore può essere accompagnato da nausea, dolori addominali e vomito;
- si manifestano alcuni sintomi correlati all’emicrania, come l’irritabilità, le variazioni dell’umore, la difficoltà nella concentrazione, la sonnolenza, la ricerca di cibi particolari;
- l’emicrania ha un’elevata incidenza nelle donne durante il periodo mestruale;
- in alcune persone la comparsa dell’emicrania è anticipata dalla cosiddetta aura, un fenomeno neurologico di disturbo della vista caratterizzato da uno scotoma scintillante;
- se in famiglia ci sono soggetti che soffrono di emicrania, il rischio aumenta.
In ogni caso, se si avverte un mal di testa particolarmente forte, tale da compromettere la qualità della vita, è opportuno e consigliato rivolgersi a un medico.
Scala di intensità dell’emicrania
In presenza di emicrania, è importante imparare a riconoscere il livello di intensità utilizzando una scala diffusa a livello internazionale.
Il dolore provocato da un’emicrania viene suddiviso utilizzando questa scala di intensità:
- 0 = assente;
- 1 = lieve, senza limitazioni delle attività quotidiane;
- 2 = moderata, con limitazione delle attività quotidiane, senza necessità di rimanere a letto;
- 3 = grave, con impedimento delle attività quotidiane tale da costringere il paziente a letto.
A tal proposito, durante una terapia è consigliata la stesura di un diario giornaliero, nel quale appuntare la comparsa, la durata e l’intensità di episodi di emicrania.
Come viene diagnosticata l’emicrania
Per diagnosticare l’emicrania si ricorre, in genere, ad una serie di esami, che comprendono:
- misurazione della pressione arteriosa, delle frequenza cardiaca e della temperatura corporea;
- esame di seni paranasali, arterie carotidee e scalpo, muscoli paravertebrali cervicali, articolazione temporo-mandibolare;
- esame neurologico completo;
- a determinate condizioni, si procede anche a indagini di neuroimmagine (TC, RM, angio-RM).
Nell’effettuare la diagnosi il medico deve accertarsi dell’assenza di altri sintomi, come febbre o infiammazioni, della localizzazione, durata e intensità del dolore.
Inoltre, è fondamentale capire quanti giorni al mese si soffre di emicrania; in genere si considerano due range, < di 15 giorni e > di 15 giorni.
Come prevenire l’emicrania
Purtroppo la scienza medica non ha ancora individuato, in modo definitivo, le cause che possono provocare l’emicrania, questo vuol dire che non è facile stabilire un percorso di prevenzione davvero efficace.
Quello che si può fare, però, è cercare di analizzare con attenzione la propria vita e individuare i possibili trigger scatenanti degli attacchi di emicrania.
Ecco perché, come suggerito prima, è consigliato tenere un diario sul quale appuntare tutto.
In questo modo è possibile associare la comparsa del mal di testa ad un fenomeno preciso, provando ad escluderlo nel futuro, modificando il proprio stile di vita.
Le cause potrebbero essere le più svariate, e riguardare lo stress, l’alimentazione, la disidratazione, e così via.
La SISC, la Società Italiana per lo Studio delle Cefalee, ha indicato in una tabella i fattori scatenanti più comuni:
- ormoni: mestruazioni, ovulazione, contraccettivi orali;
- dieta: alcool, nitriti, glutammato monosodico, aspartame, cioccolato, formaggi, digiuno;
- fattori psicologici: stress, post-stress (fine settimana e vacanze), ansia, paura, depressione;
- fattori ambientali: flash, luci intermittenti o fluorescenti, modificazioni climatiche, profumi, altitudine;
- sonno: mancanza di sonno o eccessivo sonno;
- farmaci: nitroderivati, istamina, reserpina, idralazina, ranitidina, estrogeni, cocaina, marijuana;
- altri: traumi cranici, esercizio fisico.
Purtroppo, il singolo fattore non sempre è in grado di indurre costantemente la crisi. Questo vuol dire che anche seguendo uno stile di vita perfetto, non è possibile prevenire tutti gli attacchi emicranici in tutti i pazienti, ma almeno si potrebbe provare a limitare i danni.
Come curare l’emicrania
Secondo la SISC – Società Italiana per lo Studio delle Cefalee è opportuno avviare una terapia di profilassi in questo modo:
“Per minimizzare i rischi e migliorare la compliance del paziente, il trattamento di profilassi andrebbe cominciato a basse dosi, possibilmente con un singolo farmaco. Si aumentano lentamente le dosi fino ad ottenere gli effetti terapeutici in assenza di effetti collaterali, mantenendo il trattamento per 3 mesi prima di sospenderlo. Infatti, i benefici clinici si possono cominciare a vedere a distanza di 1-3 mesi dall’inizio della terapia.”
Anche in questo, purtroppo, sono pochi i farmaci per i quali esistono evidenze medico-scientifiche della loro efficacia per il trattamento dell’emicrania.
Quelli più diffusi nella profilassi sono i seguenti:
- Beta-bloccanti;
- Calcio-antagonisti;
- Antagonisti della Serotonina;
- Antidepressivi Triciclici;
- Antiepilettici;
- Farmaci antiinfiammatori (FANS);
- Diidroergotamina;
- Lisuride;
- Riboflavina;
- Estrogeni;
- Magnesio.
Il medico effettuerà le sue valutazioni, individuando la terapia più adeguata in base alla natura dell’emicrania diagnosticata.