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Ipertensione arteriosa (pressione alta): cause, sintomi, valori, trattamenti

da | Set 16, 2019 | Malattie Cardiovascolari, Sanità Integrativa | 0 commenti

L’ipertensione arteriosa, comunemente conosciuta come pressione alta, è una condizione silenziosa e insidiosa che colpisce milioni di persone in tutto il mondo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, si stima che 1,28 miliardi di adulti di età compresa tra 30 e 79 anni in tutto il mondo soffrano di ipertensione, la maggior parte dei quali (due terzi) vive in paesi a basso e medio reddito. Il 46% di essi, non sa di essere affetto da questa condizione, e solo al 42% viene diagnosticata. 

La crescente incidenza di questo disturbo rappresenta una sfida significativa per la salute pubblica, rendendo fondamentale la comprensione dei fattori di rischio e delle strategie di gestione. Per fortuna, stando alle rilevazioni effettuate nell’ambito del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità (aggiornate, però, al 2018), il trend indica una riduzione della prevalenza di pressione arteriosa elevata e una sostanziale stabilità della prevalenza di obesità, sebbene gli indicatori rimangano ben al di sopra dei livelli desiderabili. 

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è l’ipertensione arteriosa, quali sono le cause, come si manifesta e quali sono i possibili trattamenti

Cos’è la pressione arteriosa

La pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie, necessaria per permettere al sangue di circolare attraverso tutto il corpo, rifornendo gli organi e i tessuti di ossigeno e nutrienti. 

Questo fenomeno è cruciale per il corretto funzionamento dell’organismo e dipende dalla forza con cui il cuore pompa il sangue e dalla resistenza offerta dai vasi sanguigni.

La pressione arteriosa si misura in due valori principali:

  • pressione sistolica (PAS): detta comunemente “massima”, rappresenta il valore della pressione nelle arterie quando il cuore si contrae, ossia durante la fase denominata “sistole”, in cui il muscolo cardiaco si contrae per spingere il sangue fuori dal cuore e verso il resto del corpo. Questo è il valore più alto della misurazione e indica la forza con cui il cuore pompa il sangue nelle arterie;
  • pressione diastolica (PAD): detta anche “minima”, indica il valore della pressione arteriosa quando il cuore è in fase di riposo tra un battito e l’altro, detta anche “diastole”, durante la quale il nostro muscolo cardiaco si rilassa e si riempie di nuovo di sangue. La pressione nelle arterie diminuisce, ma non scompare del tutto grazie all’elasticità dei vasi sanguigni, che mantengono un certo livello di pressione costante.

La misurazione della pressione arteriosa, effettuata tramite un apparecchio manuale (detto sfigmomanometro) o elettronico, fornisce due valori espressi in millimetri di mercurio (mmHg). Il primo numero rappresenta la pressione sistolica, mentre il secondo rappresenta la pressione diastolica

Ad esempio, un valore standard di pressione arteriosa è 120/80 mmHg, dove 120 indica la pressione sistolica (la massima) e 80 la pressione diastolica (la minima).

Un equilibrio tra questi due valori è fondamentale per la salute cardiovascolare: valori troppo elevati possono indicare ipertensione, mentre valori troppo bassi possono segnalare ipotensione, entrambe condizioni che possono comportare rischi per la salute se non adeguatamente gestite.

Come viene generata la pressione arteriosa

La pressione arteriosa viene generata dall’interazione di più fattori che influenzano la circolazione sanguigna e la capacità del cuore di pompare sangue attraverso il corpo. 

I due principali sono i seguenti: 

  • gittata cardiaca (GC): è la quantità di sangue che il cuore pompa in un minuto. Questo valore dipende dalla frequenza cardiaca (il numero di battiti al minuto) e dal volume di sangue espulso ad ogni battito (volume di eiezione). Più sangue il cuore pompa in un dato lasso di tempo, maggiore sarà la pressione esercitata sulle pareti delle arterie. La gittata cardiaca rappresenta quindi un indicatore della capacità del cuore di alimentare il corpo con il sangue necessario per il suo corretto funzionamento;
  • resistenza periferica totale (RPT): rappresenta la somma delle resistenze che il sangue incontra mentre scorre attraverso i vasi sanguigni. Questa resistenza dipende da diversi fattori, tra cui il diametro dei vasi sanguigni (più stretti sono, maggiore sarà la resistenza), la lunghezza dei vasi e la viscosità del sangue. Un aumento della resistenza periferica, causato ad esempio da una vasocostrizione (restringimento dei vasi), può far aumentare la pressione arteriosa, poiché il cuore deve fare più sforzo per spingere il sangue attraverso i vasi.

Il prodotto di questi due fattori (GC x RPT) determina il valore della pressione arteriosa. Tuttavia, esiste un terzo elemento che influenza significativamente la pressione:

  • volume ematico: è la quantità totale di sangue presente nel sistema circolatorio. La pressione arteriosa è direttamente proporzionale al volume di sangue: più sangue circola nel corpo, maggiore sarà la pressione esercitata sulle pareti arteriose. Se il volume ematico diminuisce, come nel caso di disidratazione o emorragia, la pressione arteriosa può calare. Al contrario, un aumento del volume di sangue, come può avvenire in caso di ritenzione idrica, può far aumentare la pressione.

Una variazione significativa di uno di questi fattori può influenzare la pressione arteriosa, determinando condizioni come ipertensione o ipotensione.

Quando si parla di ipertensione arteriosa

Secondo “2024 ESC Guidelines for the management of elevated blood pressure and hypertension”, le linee guida aggiornate al 2024, si parla di ipertensione o pressione alta in presenza di: 

  • pressione sistolica ambulatoriale confermata di ≥140 mmHg; 

  • pressione diastolica ambulatoriale di ≥90 mmHg. 

Per effettuare questa diagnosi, si raccomanda la conferma con misurazioni fuori dall’ambulatorio o almeno una misurazione ambulatoriale ripetuta in una visita successiva.

Entrando più nel dettaglio, le linee guida contengono una tabella nella quale si confrontano le soglie di pressione arteriosa per la rilevazione di ipertensione e pressione elevata utilizzando tre metodi: la misurazione in ambulatorio, domiciliare, e attraverso il monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (ABPM), diurna, su 24 ore e notturna.

CategoriaPA in ambulatorio (mmHg)PA domiciliare (mmHg)PA diurna ABPM (mmHg)PA su 24 ore ABPM (mmHg)PA notturna ABPM (mmHg)
Pressione non elevata<120/70<120/70<120/70<115/65<110/60
Pressione elevata120/70 – <140/90120/70 – <135/85120/70 – <135/85115/65 – <130/80110/60 – <120/70
Ipertensione≥ 140/90≥ 135/85≥ 135/85≥ 130/80≥ 120/70

Anche se la definizione di pressione alta fornita dalle linee guida prevede valori superiori o uguali a 140/90 mmHg (con le oscillazioni frutto di diverse tipologie di misurazioni), nei soggetti con condizioni come diabete, colesterolo elevato o un profilo di rischio cardiovascolare alto, si raccomanda di intervenire già quando raggiungono o superano i 130/85 mmHg. Questo approccio preventivo mira a ridurre il rischio di complicazioni cardiovascolari in individui particolarmente vulnerabili.

Le linee guida evidenziano anche l’importanza di prestare particolare attenzione ai pazienti anziani. In questi casi, numerosi studi hanno dimostrato che trattare l’ipertensione può ridurre significativamente l’incidenza di gravi eventi cardiovascolari: il rischio di insufficienza cardiaca può essere ridotto fino al 60%, quello di ictus del 40% e la mortalità per tutte le cause del 20%. Questi dati sottolineano il grande impatto positivo del controllo della pressione arteriosa anche nelle persone molto anziane, migliorando la loro qualità di vita e diminuendo la probabilità di complicanze potenzialmente fatali.

Quali sono i sintomi della pressione alta

La pressione alta è spesso definita “il killer silenzioso”, perché può manifestarsi con sintomi poco evidenti o non specifici, che spesso non vengono immediatamente collegati a questa condizione. Ciò rende difficile la diagnosi precoce e aumenta il rischio di complicanze se non trattata tempestivamente.

Ma quali sono i sintomi che possono indicare un’elevata pressione arteriosa? I più comuni sono i seguenti:

  • mal di testa;
  • visione offuscata o doppia;
  • perdita di sangue dal naso (epistassi);
  • affanno;
  • vertigini.

Questi sintomi, come si può notare, possono facilmente essere attribuiti ad altre cause comuni, anche non gravi. Tuttavia, se si verificano regolarmente o in modo improvviso, è consigliabile misurare la pressione arteriosa per escludere che siano legati a un aumento della pressione sanguigna. Riconoscere e trattare tempestivamente l’ipertensione può prevenire gravi complicazioni come ictus e infarto.

Quali sono le cause principali dell’ipertensione?

Quando nasciamo, la nostra pressione arteriosa ha generalmente valori ottimali, e in assenza di patologie cardiovascolari, è possibile mantenere questi valori stabili per tutta la vita. Tuttavia, per riuscirci, è fondamentale adottare uno stile di vita sano, che comprende una dieta equilibrata, attività fisica regolare, evitare il fumo e limitare il consumo di alcolici.

Le principali cause dell’ipertensione arteriosa, infatti, sono strettamente legate a comportamenti e abitudini quotidiane che possono influenzare negativamente il sistema cardiovascolare. Tra queste troviamo:

  • cattiva alimentazione: una dieta ricca di grassi saturi, cibi processati, sale in eccesso e porzioni abbondanti, combinata con un consumo insufficiente di frutta, verdura e cereali integrali, può aumentare il rischio di ipertensione. L’eccesso di sodio, in particolare, è noto per aumentare la ritenzione idrica, causando un aumento della pressione sanguigna;
  • sedentarietà: la mancanza di attività fisica regolare contribuisce non solo all’aumento di peso, ma anche a un indebolimento del sistema cardiovascolare, rendendo più difficile per il cuore pompare sangue in modo efficiente. L’attività fisica, al contrario, aiuta a mantenere il cuore forte e i vasi sanguigni elastici, riducendo il rischio di ipertensione;
  • eccesso ponderale: il sovrappeso e l’obesità sono tra i principali fattori di rischio per lo sviluppo dell’ipertensione. Un peso corporeo eccessivo impone al cuore uno sforzo maggiore per pompare il sangue, aumentando così la pressione sulle pareti arteriose;
  • fumo: il consumo di tabacco ha un impatto diretto sulla pressione arteriosa, poiché la nicotina provoca una contrazione temporanea ma significativa dei vasi sanguigni, aumentando la pressione del sangue. Nel lungo termine, il fumo contribuisce all’indurimento delle arterie, rendendo più probabile lo sviluppo di ipertensione e altre patologie cardiovascolari;
  • consumo di alcolici: l’abuso di alcol è associato a un aumento della pressione. L’alcol può danneggiare il cuore e i vasi sanguigni, oltre a contribuire all’aumento di peso, creando un circolo vizioso che può peggiorare l’ipertensione.

Oltre a queste cause legate allo stile di vita, esistono condizioni mediche che possono provocare la cosiddetta ipertensione arteriosa secondaria, una forma di pressione alta causata da altre patologie sottostanti, tra cui le seguenti:

  • malattie renali: i reni giocano un ruolo chiave nella regolazione della pressione arteriosa, e malattie che ne compromettono il funzionamento possono causarne un aumento;
  • disordini ormonali: alcune condizioni, come l’iperaldosteronismo o la sindrome di Cushing, possono influenzare negativamente l’equilibrio ormonale del corpo, portando a un incremento della pressione.

Identificare e trattare le cause dell’ipertensione, sia primarie che secondarie, è essenziale per prevenire complicazioni gravi.

Trattamento dell’ipertensione arteriosa 

Secondo le linee guida del 2024, la pressione alta può essere affrontata attraverso due macro interventi, il primo di natura non farmacologica, che interviene su stili di vita e alimentazione, il secondo invece di natura farmacologica

Vediamo, quindi, quali sono le raccomandazioni contenute nel documento citato. 

Terapie non farmacologiche:

  • riduzione dell’assunzione di sodio a circa 2 g al giorno, ove possibile, in tutti gli adulti con pressione alta e ipertensione, che equivale a circa 5 g di sale da cucina al giorno, più o meno un cucchiaino;
  • fare esercizio aerobico di intensità moderata pari ad almeno 150 minuti alla settimana – circa 30 minuti al giorno per 7 giorni – o, in alternativa, 75 minuti di intensità vigorosa a settimana per 3 giorni. L’attività fisica settimanale dovrebbe poi essere completata con un allenamento di resistenza dinamico o isometrico di intensità bassa o moderata (2-3 volte alla settimana);
  • mantenere o provare a raggiungere un BMI (in italiano “indice di massa corporea”) stabile e sano (ad esempio 20-25 kg/m²) e a valori di circonferenza della vita (ad esempio < 94 cm negli uomini e < 80 cm nelle donne);
  • adottare una dieta sana ed equilibrata, come la dieta mediterranea o DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension);
  • bere meno alcol rispetto al limite massimo, che è di circa 100 g/settimana di alcol puro. Il modo in cui questo si traduce in numero di drink dipende dalla dimensione della porzione, ma la maggior parte delle bevande contiene 8-14 g di alcol per drink. Preferibilmente, si raccomanda di evitare del tutto l’alcol per ottenere i migliori risultati per la salute;
  • limitare il consumo di zuccheri liberi, in particolare di bevande zuccherate, a un massimo del 10% dell’apporto energetico. Si raccomanda inoltre di scoraggiare il consumo di bevande zuccherate, come bibite analcoliche e succhi di frutta, a partire da un’età precoce;
  • smettere di fumare, iniziare cure di supporto e fare riferimento a programmi di cessazione del fumo, poiché l’uso del tabacco causa in modo forte e indipendente malattie cardiovascolari, eventi cardiovascolari e mortalità per tutte le cause;
  • in assenza di una malattia renale cronica (moderata o avanzata), i pazienti con ipertensione e con un elevato apporto giornaliero di sodio dovrebbero prendere in considerazione un aumento dell’apporto di potassio di 0,5-1,0 g/giorno, ad esempio tramite la sostituzione del sodio con sale arricchito di potassio o tramite diete ricche di frutta e verdura;
  • nei pazienti affetti da malattia renale cronica e/o in quelli che assumono farmaci risparmiatori di potassio, come alcuni diuretici, inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), bloccanti del recettore dell’angiotensina (ARB) o spironolattone, i livelli sierici di potassio devono essere monitorati.

Trattamenti farmacologici:

  • tra tutti i farmaci che abbassano la pressione arteriosa, gli ACE inibitori, gli ARB (bloccanti del recettore per l’angiotensina), i calcioantagonisti diidropiridinici e i diuretici hanno dimostrato la riduzione più efficace della pressione arteriosa e degli eventi cardiovascolari, e sono pertanto raccomandati come trattamenti di prima linea;
  • associare i betabloccanti a una qualsiasi delle altre principali classi di farmaci antipertensivi quando vi sono altre indicazioni impellenti per il loro utilizzo, ad esempio angina, post-infarto miocardico, insufficienza cardiaca con frazione di eiezione ridotta o per il controllo della frequenza cardiaca;
  • assumere i farmaci nel momento più comodo della giornata per il paziente, per stabilire un modello abituale di assunzione dei farmaci e migliorare l’aderenza;
  • è raccomandato il trattamento combinato di riduzione della PA per la maggior parte dei pazienti con ipertensione confermata (PA ≥140/90 mmHg) come terapia iniziale. Le eccezioni da considerare includono pazienti di età ≥85 anni, quelli con ipotensione ortostatica sintomatica, fragilità da moderata a grave o PA elevata con un’indicazione concomitante per il trattamento;
  • nei pazienti sottoposti a trattamento combinato per abbassare la pressione arteriosa, si raccomanda un trattamento combinato a dose fissa con una sola pillola;
  • se la PA non è controllata con una combinazione di due farmaci, si raccomanda di aumentare la dose a una combinazione di tre farmaci, preferibilmente in una combinazione di una sola pillola;
  • se la pressione arteriosa non è controllata con una combinazione di tre farmaci, si dovrebbe prendere in considerazione l’aggiunta di spironolattone
  • se la PA non è controllata con una combinazione di tre farmaci e nei pazienti in cui lo spironolattone non è efficace o tollerato, si deve prendere in considerazione il trattamento con eplerenone al posto dello spironolattone, o l’aggiunta di un betabloccante se non già indicato e, successivamente, un farmaco ipotensivo ad azione centrale, un alfabloccante, idralazina o un diuretico risparmiatore di potassio. 

Ovviamente, queste sono le raccomandazioni generali, ma la pressione alta non è certo una condizione che può essere gestita con l’automedicazione. Per questo motivo, si consiglia sempre di rivolgersi al proprio medico e di seguire con attenzione le indicazioni e le terapie fornite. 

Domande frequenti sulla pressione sanguigna?

Com’è facile immaginare, sono tantissime le domande che affollano la mente delle persone comuni in merito alla pressione sanguigna. Per questo motivo, ne abbiamo selezionate alcune alle quali proveremo a dare delle risposte chiare, rapide e puntuali. 

1. Qual è la pressione giusta in base all’età?

La pressione arteriosa ottimale dovrebbe essere inferiore a 120/80 mmHg, indipendentemente dall’età. Tuttavia, con l’invecchiamento, è comune che la pressione sistolica aumenti leggermente, ma è importante mantenere la pressione diastolica sotto controllo per prevenire problemi cardiovascolari.

2. Quale pressione è più pericolosa, alta o bassa?

La pressione alta è generalmente più pericolosa, poiché può aumentare il rischio di ictus, infarto e insufficienza cardiaca. La pressione bassa (ipotensione), sebbene possa causare capogiri o svenimenti, è in genere meno rischiosa se non provoca sintomi gravi. In ogni caso, è bene non sottovalutarla e rivolgersi al proprio medico

3. Quando i valori della pressione sono preoccupanti?

I valori della pressione diventano preoccupanti quando superano i 140/90 mmHg, poiché indicano ipertensione. Valori superiori a 180/120 mmHg richiedono assistenza medica immediata. Anche una pressione troppo bassa, inferiore a 90/60 mmHg, può essere motivo di preoccupazione se accompagnata da sintomi come vertigini o svenimenti.

4. Quando si può dire che la pressione è bassa?

Si parla di pressione bassa quando i valori scendono al di sotto di 90/60 mmHg. Tuttavia, se non ci sono sintomi, potrebbe non essere un problema grave.

5. Perché la pressione va misurata tre volte?

Misurare la pressione tre volte permette di ottenere una media più accurata, eliminando le possibili fluttuazioni dovute a fattori temporanei come lo stress o la postura.

6. Quanto tempo deve passare tra una misurazione e l’altra della pressione?

Si consiglia di aspettare almeno 1-2 minuti tra una misurazione e l’altra per dare tempo al flusso sanguigno di stabilizzarsi e ottenere risultati più affidabili.

7. Cosa fare con la pressione 140/90?

Una pressione di 140/90 mmHg indica ipertensione. È consigliabile adottare cambiamenti nello stile di vita, come migliorare l’alimentazione e fare esercizio fisico regolarmente, e consultare un medico per valutare la necessità di trattamenti farmacologici.

8. Quali sono gli orari per misurare la pressione?

La pressione dovrebbe essere misurata due volte al giorno: la mattina appena svegli, prima di colazione e di assumere farmaci, e la sera, prima di cena. Questi momenti permettono di monitorare eventuali variazioni nel corso della giornata.

9. Come deve essere la pressione la mattina appena svegli?

Appena svegli, la pressione dovrebbe essere vicina ai valori normali, ossia intorno a 120/80 mmHg. Se risulta costantemente più alta, potrebbe essere necessario intervenire per ridurla.

10. Quanto sono affidabili le macchinette per misurare la pressione?

I dispositivi automatici per misurare la pressione, se omologati e utilizzati correttamente, sono generalmente affidabili. Tuttavia, per valori estremi o dubbi, è sempre meglio confermare con una misurazione manuale dal medico.

11. Come si misura la pressione da sdraiati o seduti?

La pressione si misura preferibilmente da seduti, con il braccio appoggiato su una superficie all’altezza del cuore. Se misurata da sdraiati, bisogna assicurarsi che il braccio sia comunque allineato con il cuore per garantire una lettura corretta.

12. Dove si misura la pressione, destra o sinistra?

La pressione può essere misurata su entrambe le braccia, ma è consigliabile verificare se ci sono differenze significative. Se i valori differiscono di molto tra un braccio e l’altro, è meglio consultare il medico.

13. Quando la minima è preoccupante?

La pressione diastolica (minima) diventa preoccupante quando supera i 90 mmHg o scende al di sotto di 60 mmHg, soprattutto se accompagnata da sintomi come vertigini o malessere.

14. Cosa non bisogna fare prima di misurare la pressione?

Prima di misurare la pressione, è importante evitare di mangiare, bere caffè, fumare o fare esercizio fisico per almeno 30 minuti, poiché questi fattori possono alterare i risultati.

15. Cosa fa salire la pressione, il sale o lo zucchero?

Il sale è il principale responsabile dell’aumento della pressione arteriosa, poiché aumenta la ritenzione di liquidi. Anche lo zucchero, se consumato in eccesso, può contribuire indirettamente all’aumento della pressione, favorendo l’obesità e altre condizioni metaboliche.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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