Secondo le rilevazioni del Progetto Cuore dell’ISS in Italia ogni anno si registrano circa 200mila casi di ictus, di cui l’80% sono prime manifestazioni e il restante 20% ricadute.
L’ictus cerebrale in Italia rappresenta la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie ed è la prima causa assoluta di disabilità.
Si tratta, come puoi vedere, di un problema enorme per la salute pubblica, anche perché i dati relativi al tasso si sopravvivenza sono alquanto preoccupanti.
Infatti, il 10-20% dei soggetti colpiti da un ictus muore entro un mese dall’episodio, un altro 10% entro un anno, un 30% sopravvive ma con un grado di disabilità elevato, tale da renderlo non autosufficiente, un altro 30% con una disabilità lieve e solo una piccola percentuale riesce a tornare ad una vita relativamente normale.
Sono numerosi i fattori di rischio che predispongono un soggetto a un attacco di ictus, ecco perché è importantissimo lavorare sulla prevenzione.
Approfondiamo insieme.
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Cos’è un ictus
Il termine ictus deriva dal latino e significa “colpo” – non a caso in lingua inglese si utilizza la parola “Stroke” (trad. “colpo”) – e indica un attacco improvviso che provoca danni cerebrali.
Più precisamente, un ictus consiste nella manifestazione di sintomi derivanti da un deficit nelle funzioni cerebrali, causato da un problema di carattere vascolare.
Cosa vuol dire?
Come sai, il cervello ha bisogno di ricevere sangue, quindi ossigeno, attraverso il passaggio nelle arterie. Nello specifico, parliamo delle carotidi e delle arterie vertebrali.
Un mancato apporto di sangue e di ossigeno al cervello provoca un deficit cerebrale, causando un ictus.
Ictus ischemico e Ictus emorragico
Abbiamo detto che un ictus è causato da un mancato apporto di sangue e ossigeno al cervello, che può essere a sua volta provocato da due condizioni:
- se le arterie sono occluse, ovvero bloccate, impedendo quindi il passaggio efficace del sangue, si può andare incontro a un cosiddetto ictus ischemico o ad un attacco ischemico transitorio (TIA), anche noto come “mini ictus”;
- se, invece, l’arteria si rompe, a causa ad esempio di un aneurisma o di ipertensione, si parla di ictus emorragico.
Tra le due forme di ictus, quello ischemico risulta molto più frequente, con il 75% dei casi registrati.
Quali sono i sintomi di un ictus
Purtroppo l’ictus, per sua stessa natura, si presenta come un attacco improvviso, acuto, questo vuol dire che non lascia grandi margini di manovra tra le prime avvisaglie e l’evento.
Detto ciò, esistono dei sintomi che possono indicare un ictus in corso:
- paralisi;
- paresi;
- bocca storta;
- perdita totale e parziale dell’udito;
- formicolio;
- mancanza di coordinazione nei movimenti;
- fatica a formulare delle parole;
- perdita parziale della vista;
- violento mal di testa.
Ricordiamo, comunque, che i sintomi variano a seconda della porzione di cervello colpita dall’ictus.
In ogni caso, è importantissimo chiamare subito il 118 e richiedere un intervento tempestivo da parte delle unità di soccorso.
Veniamo, ora, alla questione relativa alla prevenzione dell’ictus. Per farlo, è necessario indicare i principali fattori di rischio, per individuare quali sono modificabili con il nostro comportamento.
Quali sono i fattori di rischio dell’ictus
L’ictus affonda le sue radici in problemi di natura vascolare, ne consegue che i fattori di rischio sono molto simili a quelli delle principali patologie cardiovascolari, come l’ipertensione ad esempio.
Come sempre, esistono dei fattori di rischio non modificabili e altri modificabili.
Rientrano nella prima categoria:
- età: l’ictus ha una maggiore insorgenza nella popolazione over 65;
- sesso: l’ictus tende a colpire in misura maggiore gli uomini, soprattutto in giovane età. Le donne, infatti, sono protette dagli ormoni sessuali almeno fino alla menopausa. Dopo i 65 anni l’incidenza risulta essere molto simile, mentre dopo gli 80 anni colpisce di più le donne. Quest’ultimo dato, però, è strettamente connesso al fatto che le donne vivono in media più a lungo degli uomini, quindi statisticamente sono di più;
- familiarità: se in famiglia è presente un parente diretto che ha subito un ictus, la possibilità che colpisca anche un altro componente è molto più alta.
Per quanto riguarda, invece, i fattori di rischio modificabili:
- ipertensione arteriosa: quando i valori della pressione si mantengono costantemente sopra i 140 di massima e gli 85 di minima;
- diabete mellito;
- ipercolesterolemia;
- fumo di sigaretta: aumenta di due – tre volte il rischio di ictus;
- cardiopatie;
- stenosi carotidea;
- obesità;
- ridotta attività fisica;
- abuso di alcool.
come Prevenire un ictus: dove intervenire
Per prevenire un ictus è necessario intervenire sui fattori di rischio modificabili, in particolare seguendo un’alimentazione corretta ed eliminando una serie di abitudini e stili di vita nocivi.
Cosa fare?
- Misurare periodicamente la pressione arteriosa;
- misurare periodicamente i valori glicemici;
- controllare, almeno una volta all’anno, i livelli di colesterolo;
- smettere di fumare;
- ridurre al minimo il consumo di alcool;
- svolgere attività fisica almeno 2-3 volte a settimana, anche in modo leggero. Ad esempio, è sufficiente fare delle passeggiate e ridurre al minimo la sedentarietà;
- seguire una dieta sana, ricca di frutta e verdura fresche e povera di grassi, insaccati e carni processate.
Come vedi, si tratta di indicazioni di buon senso, ma che possono fare davvero la differenza.