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Come prevenire un ictus: alimentazione e stile di vita

da | Giu 26, 2020 | Malattie Cardiovascolari, Sanità Integrativa | 0 commenti

L’ictus è una grave patologia cerebrovascolare che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, con conseguenze devastanti in termini di mortalità e disabilità. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), però, ben il 90% dei casi di ictus potrebbe essere evitato agendo sui principali fattori di rischio modificabili

Questa statistica allarmante sottolinea l’importanza cruciale della prevenzione.

In Italia, i dati raccolti dall’ISS nel 2023 nell’ambito del Progetto Cuore – Epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari – evidenziano la presenza diffusa di fattori di rischio legati all’alimentazione e allo stile di vita

L’ipertensione arteriosa, ad esempio, colpisce il 49% degli uomini e il 39% delle donne tra i 35 e i 74 anni. Inoltre, il consumo medio giornaliero di sale si attesta a 9,2 grammi per gli uomini e 7,1 grammi per le donne, superando di gran lunga il limite di 5 grammi raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Questi dati evidenziano la necessità di adottare un approccio preventivo che coinvolga sia l’alimentazione che lo stile di vita. Modificare le proprie abitudini alimentari, riducendo il consumo di sale, grassi saturi e zuccheri, e aumentando l’apporto di frutta, verdura e cereali integrali, è fondamentale per ridurre il rischio di ictus. Allo stesso modo, l’adozione di uno stile di vita attivo, che preveda un’attività fisica regolare, è essenziale per mantenere un peso corporeo sano e migliorare la salute cardiovascolare.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa fare per prevenire un ictus, agendo sui fattori di rischio modificabili. 

Cos’è un ictus

Il termine ictus deriva dal latino e significa “colpo” – non a caso in lingua inglese si utilizza la parola “Stroke” (trad. “colpo”) – e indica un attacco improvviso che provoca danni cerebrali. 

Più precisamente, un ictus consiste nella manifestazione di sintomi derivanti da un deficit nelle funzioni cerebrali, causato da un problema di carattere vascolare. 

Cosa vuol dire? 

Come sai, il cervello ha bisogno di ricevere sangue, quindi ossigeno, attraverso il passaggio nelle arterie. Nello specifico, parliamo delle carotidi e delle arterie vertebrali

Un mancato apporto di sangue e di ossigeno al cervello provoca un deficit cerebrale, causando un ictus

Ictus ischemico e Ictus emorragico

Abbiamo detto che un ictus è causato da un mancato apporto di sangue e ossigeno al cervello, che può essere a sua volta provocato da due condizioni: 

  • ictus ischemico: è la forma più comune di ictus e si verifica quando un vaso sanguigno che porta sangue al cervello viene ostruito, ad esempio da un coagulo di sangue;
  • ictus emorragico: si verifica quando un vaso sanguigno nel cervello si rompe, causando un sanguinamento nel tessuto cerebrale circostante.

In entrambi i casi, i neuroni privati dell’ossigeno e delle sostanze nutritive trasportate dal sangue iniziano a morire rapidamente. Di conseguenza, le funzioni controllate dalla zona del cervello colpita dal mancato afflusso ematico vengono meno e compaiono i sintomi dell’ictus

Quali sono i sintomi di un ictus

L’ictus è un’emergenza medica che richiede un intervento immediato, di conseguenza riconoscere i sintomi è fondamentale per poter agire tempestivamente e ridurre al minimo i danni cerebrali.

I sintomi ai quali prestare attenzione sono i seguenti:

  • improvvisa riduzione o perdita di motilità e di forza e/o improvvisi deficit sensitivi (formicolii, perdita di sensibilità) alla metà inferiore del viso (asimmetria della bocca, soprattutto quando il paziente prova a sorridere), al braccio e/o alla gamba di un lato del corpo. Questo sintomo, noto come emiparesi o emiplegia, è causato dalla compromissione delle aree cerebrali responsabili del movimento e della sensibilità;
  • improvvisa difficoltà nel parlare e/o nel capire altri che parlano: l’ictus può colpire le aree cerebrali responsabili del linguaggio, causando afasia o disartria. L’afasia si manifesta con difficoltà a parlare, a comprendere il linguaggio o a trovare le parole giuste. La disartria, invece, comporta difficoltà nell’articolare correttamente le parole;
  • improvvisi disturbi visivi a carico di un occhio o di entrambi: l’ictus può danneggiare i nervi ottici o le aree cerebrali responsabili della visione, causando perdita della vista, visione doppia o offuscata;
  • improvvisa perdita di coordinazione dei movimenti, sensazione di vertigine, di sbandamento, cadute a terra: questi sintomi sono causati dalla compromissione del cervelletto o di altre aree cerebrali responsabili dell’equilibrio e della coordinazione;
  • improvviso mal di testa lancinante e inconsueto: un forte mal di testa improvviso, diverso dai soliti mal di testa, può essere un sintomo di emorragia cerebrale.

Avendo una insorgenza acuta e rapidissima, l’ictus è considerato una patologia tempo-dipendente. Cosa vuol dire? Che più rapidamente si interviene e più neuroni si possono salvare dalla morte per mancanza di sangue. 

L’efficacia massima si ottiene intervenendo entro 4,5,6 ore dall’esordio dei sintomi, come indicato dall’ISS.

In caso di comparsa di uno o più di questi sintomi, è fondamentale chiamare immediatamente il 118 o il 112 per il trasporto urgente al Pronto Soccorso di un ospedale dove si eseguono le cure specialistiche per l’ictus. 

Quali sono i fattori di rischio dell’ictus

L’ictus è una patologia grave e complessa, il cui sviluppo è influenzato da una serie di fattori di rischio. Questi fattori possono essere modificabili, ovvero su cui si può intervenire per ridurre il rischio, o non modificabili, come l’età e la predisposizione genetica.

Vediamo, quindi, quali sono i principali fattori di rischio per l’ictus, partendo da quelli modificabili:

  • ipertensione arteriosa: un’elevata pressione sanguigna danneggia i vasi sanguigni del cervello, aumentando il rischio di ostruzione o rottura;
  • dislipidemie: livelli elevati di colesterolo e trigliceridi nel sangue contribuiscono alla formazione di placche aterosclerotiche, che possono ostruire le arterie, incluso quelle cerebrali;
  • sedentarietà/insufficiente attività fisica: la mancanza di attività fisica aumenta il rischio di ictus in diversi modi. Ad esempio, la sedentarietà favorisce l’obesità, l’ipertensione e il diabete, tutti fattori di rischio per l’ictus;
  • tabagismo: il fumo di sigaretta e l’uso di altri prodotti del tabacco danneggiano i vasi sanguigni e aumentano il rischio di formazione di coaguli, incrementando notevolmente il rischio di ictus;
  • scorretta alimentazione: una dieta ricca di grassi saturi, zuccheri e sale, e povera di frutta e verdura, contribuisce all’aumento del rischio di ictus;
  • sovrappeso e obesità: l’eccesso di peso corporeo è associato a diversi fattori di rischio per l’ictus, tra cui ipertensione, diabete e dislipidemie;
  • diabete mellito: danneggia i vasi sanguigni, aumentando il rischio di ictus;
  • fibrillazione atriale: è un’aritmia cardiaca che aumenta il rischio di formazione di coaguli nel cuore, che possono poi migrare al cervello e causare un ictus;
  • cardiopatie: diverse patologie cardiache, come la cardiopatia ischemica, le cardiomiopatie e le patologie delle valvole cardiache, aumentano il rischio di ictus.

Rientrano, invece, nella categoria dei fattori di rischio non modificabili:

  • età: il rischio di ictus aumenta con l’età, in particolare dopo i 55 anni;
  • predisposizione genetica: la familiarità per l’ictus aumenta il rischio di sviluppare la patologia.

I fattori di rischio spesso agiscono in sinergia. Ad esempio, una persona con ipertensione e diabete ha un rischio di ictus significativamente maggiore rispetto a una persona con solo uno di questi fattori di rischio.

Prevenzione ictus: dove intervenire

La prevenzione dell’ictus è fondamentale per ridurre l’incidenza di questa patologia debilitante. Come discusso in precedenza, fino al 90% dei casi di ictus potrebbe essere evitato agendo sui principali fattori di rischio modificabili.

Nello specifico, si opera su due livelli:

  • prevenzione primaria: si rivolge a individui sani, senza una storia pregressa di ictus, e mira a ridurre il rischio di sviluppare la patologia;
  • prevenzione secondaria: si concentra su persone che hanno già subito un ictus o un attacco ischemico transitorio (TIA), con l’obiettivo di prevenire un secondo evento.

Cosa fare?

Le linee guida riconosciute a livello internazionale evidenziano una serie di strategie preventive che si sono dimostrate efficaci nel ridurre il rischio di ictus.

Nello specifico:

  • controllo dell’ipertensione arteriosa: mantenere la pressione sanguigna entro i livelli raccomandati è fondamentale per prevenire danni ai vasi sanguigni del cervello;
  • gestione delle dislipidemie: è importante adottare una dieta sana e, se necessario, assumere farmaci per controllare i livelli lipidici;
  • attività fisica regolare: l’esercizio fisico regolare aiuta a mantenere un peso corporeo sano, a migliorare la salute cardiovascolare e a ridurre la pressione sanguigna. La World Stroke Organization (WSO) raccomanda almeno 30 minuti di esercizio cinque volte a settimana per ridurre il rischio di ictus del 25%;
  • astensione dal fumo: il fumo di sigaretta danneggia i vasi sanguigni e aumenta il rischio di formazione di coaguli, incrementando notevolmente il rischio di ictus. Smettere di fumare è una delle misure preventive più efficaci;
  • dieta sana ed equilibrata: una dieta ricca di frutta, verdura, cereali integrali e povera di grassi saturi, zuccheri e sale è fondamentale per prevenire l’ictus. In particolare, è importante ridurre l’apporto di sale, il cui consumo medio in Italia supera di gran lunga le raccomandazioni dell’OMS;
  • controllo del peso corporeo: mantenere un peso corporeo sano riduce il rischio di sviluppare diversi fattori di rischio, tra cui l’ipertensione e il diabete;
  • gestione del diabete mellito: un buon controllo glicemico è essenziale per prevenire le complicanze del diabete, incluso l’ictus;
  • trattamento della fibrillazione atriale: i farmaci anticoagulanti si sono dimostrati efficaci nel prevenire la formazione di coaguli in pazienti con fibrillazione atriale;
  • farmaci antiaggreganti piastrinici: l’aspirina e altri farmaci antiaggreganti piastrinici sono spesso prescritti per prevenire la formazione di coaguli nelle arterie, riducendo il rischio di ictus ischemico;
  • farmaci anticoagulanti: gli anticoagulanti sono utilizzati per prevenire la formazione di coaguli in pazienti con fibrillazione atriale o altre condizioni che aumentano il rischio di ictus.

Insomma, adottare uno stile di vita sano, caratterizzato da una dieta equilibrata, attività fisica regolare e astensione dal fumo – unito ad una terapia farmacologica di supporto, se necessaria – è la chiave per ridurre il rischio di ictus e vivere una vita più lunga e sana.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.