Battito cardiaco accelerato (Tachicardia): quando preoccuparsi

da | Feb 23, 2023 | Malattie Cardiovascolari, Sanità Integrativa | 0 commenti

Il nostro battito cardiaco lavora ad una frequenza specifica, che in un adulto sano e a riposo oscilla tra i 60 e i 100 battiti al minuto (bpm), ma può capitare che si registri una accelerazione, denominata tachicardia

Di per sé non è una condizione patologica, è piuttosto un sintomo, in quanto un battito cardiaco accelerato può essere la naturale conseguenza di un’attività fisica più o meno intensa, oppure la risposta ad uno stress temporaneo, ma può rappresentare anche un campanello d’allarme di uno scompenso cardiaco sottostante o di altre cause da indagare.

Insomma, in caso di tachicardia è importante non farsi prendere dall’agitazione, perché nella maggior parte dei casi non provoca alcun sintomo o conseguenza. Detto questo, è opportuno sottoporsi ad un controllo medico onde evitare che un battito cardiaco accelerato possa portare a gravi problemi di salute, tra cui insufficienza cardiaca, ictus o morte cardiaca improvvisa.

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa provoca un battito cardiaco accelerato e quando preoccuparsi in caso di tachicardia

Cos’è la tachicardia

La parola tachicardia deriva dall’unione di due parole greche, ovvero tachýs, che significa “veloce”, e kardía, ovvero “cuore”, e viene utilizzata proprio per indicare un battito cardiaco accelerato

Nello specifico, si parla di tachicardia quando il valore dei bpm del nostro cuore è superiore a 100

In effetti, in condizione di riposo un adulto in buona salute presenta un battito cardiaco che oscilla tra i 60 e i 100 bpm. Se il valore è > 100 si tratta di tachicardia, mentre un battito inferiore a 60 viene definito bradicardia

Tachicardia e bradicardia, insieme ad altre forme di alterazione della frequenza cardiaca, fanno parte della categoria delle cosiddette aritmie

Come già accennato, un battito cardiaco accelerato, quindi una condizione di tachicardia, non è sempre fonte di preoccupazione, perché sono molte le condizioni che provocano un aumento della frequenza – ad esempio, durante l’esercizio o in risposta allo stress – ma potrebbe essere un sintomo di una patologia più grave che necessita un’indagine più approfondita. 

Le differenti tipologie di tachicardia

In base alla parte del cuore responsabile della frequenza cardiaca accelerata e alla causa scatenante, si possono distinguere varie tipologie di tachicardia:

  1. tachicardia sinusale;
  2. fibrillazione atriale;
  3. flutter atriale;
  4. tachicardia ventricolare;
  5. tachicardia sopraventricolare o atriale;
  6. fibrillazione ventricolare.

Approfondiamo insieme. 

1. Tachicardia sinusale

La tachicardia più comune, e in genere meno pericolosa, è la tachicardia sinusale, ovvero quella che abbiamo appena descritto come una condizione caratterizzata da un battito cardiaco accelerato con frequenza superiore ai 100 bpm, le cui cause sono da individuare proprio nell’attività fisica, nello stress, nell’ansia, ma anche nel consumo eccessivo di caffè, alcolici, fumo di sigaretta. Anche la febbre può causare un fisiologico aumento della frequenza cardiaca. 

L’origine di questo battito accelerato è da individuare nell’azione svolta dal nodo seno-atriale, una sorta di pacemaker naturale del nostro cuore che invia segnali elettrici più velocemente del normale. Quindi, a variare è solo la frequenza cardiaca, ma il cuore batte in maniera corretta.

2. Fibrillazione atriale

Insieme alla tachicardia sinusale, la fibrillazione atriale è una delle forme più comuni di battito cardiaco accelerato. Si tratta di una aritmia, ovvero un battito cardiaco irregolare, che può portare a coaguli di sangue, ictus, insufficienza cardiaca e altre complicazioni cardiache. 

Cosa succede? 

In condizioni normali, il cuore si contrae e si rilassa a un battito regolare, ma nella fibrillazione atriale le camere superiori del cuore, gli atri, battono in modo irregolare (si parla, in questi casi, di fremito) invece di battere efficacemente per spostare il sangue nei ventricoli.

Come accennato, questo battito irregolare può provocare la formazione di coaguli nel sangue. Se uno di questi coaguli si rompe, può entrare nel flusso sanguigno, raggiungere il cervello e causare un ictus. Per questo motivo i pazienti affetti da fibrillazione atriale devono essere sottoposti ad una terapia fluidificante, per evitare la formazione dei coaguli.  

3. Flutter atriale

Il flutter atriale è una condizione per certi versi simile alla fibrillazione atriale appena descritta, ma in questo caso il battito cardiaco è più regolare

Gli episodi di flutter atriale possono scomparire da soli o richiedere un trattamento, ma molto spesso chi li sperimenta tende a soffrire anche di fibrillazione in alcuni momenti.

4. Tachicardia ventricolare

Come suggerisce il nome, questo tipo di tachicardia si sviluppa nelle camere cardiache inferiori, i cosiddetti ventricoli

Cosa succede? La frequenza cardiaca accelerata non consente ai ventricoli di riempirsi e contrarsi in modo regolare per pompare abbastanza sangue nel corpo. 

Gli episodi di tachicardia ventricolare possono essere brevi e durare solo un paio di secondi senza causare danni, ma quando durano di più possono essere pericolosi per la vita.

5. Tachicardia sopraventricolare o atriale

Con l’espressione tachicardia sopraventricolare o atriale si indica un ampio spettro di aritmie che iniziano sopra i ventricoli, provocando episodi di battito cardiaco accelerato – comunemente dette palpitazioni – che iniziano e terminano bruscamente.

Cosa succede? 

Con la tachicardia sopraventricolare o atriale i segnali elettrici nelle camere superiori del cuore si verificano in modo irregolare, in alcuni casi a causa di anomalie strutturali dell’organo. Questo interferisce con gli impulsi elettrici provenienti dal nodo del seno, il pacemaker naturale del cuore già citato prima quando abbiamo parlato della tachicardia sinusale.

L’interruzione dei segnali elettrici si traduce in una frequenza cardiaca più veloce del normale, che impedisce alle camere del cuore di riempirsi completamente tra le contrazioni, compromettendo il flusso sanguigno al resto del corpo.

6. Fibrillazione ventricolare

La fibrillazione ventricolare è considerata la più grave anomalia del ritmo cardiaco, è estremamente pericolosa e può portare a morte cardiaca improvvisa. Senza trattamento, infatti, la condizione è fatale in pochi minuti.

L’attività elettrica disordinata fa vibrare le camere inferiori del cuore (i ventricoli) invece di contrarsi o battere normalmente. Ciò impedisce al cuore di pompare sangue, provocando collasso e arresto cardiaco.

Quali sono le cause della tachicardia?

Le cause alla base della tachicardia possono variare a seconda della tipologia di condizione e della sua intensità. 

Quelle più comuni sono le seguenti, elencate dall’Istituto Superiore di Sanità (qui): 

  • danni al tessuto muscolare del cuore causati da malattie cardiovascolari;
  • anomalia del sistema di trasmissione degli impulsi elettrici del cuore presenti fin dalla nascita (cardiopatie congenite);
  • malattia o anomalia congenita del cuore;
  • anemia;
  • esercizio fisico intenso;
  • stress improvviso;
  • crisi di ipertensione o ipotensione arteriosa;
  • abitudine al fumo;
  • alterazione febbrile;
  • abuso di alcol;
  • abuso di bevande contenenti caffeina;
  • effetti collaterali dei farmaci;
  • abuso di droghe;
  • squilibrio elettrolitico, dovuto all’eccesso/assenza di sostanze minerali necessarie per la corretta generazione di impulsi elettrici;
  • iperattività della tiroide (ipertiroidismo).

Come si può leggere, in alcuni casi si tratta di cause facilmente individuabili e prevenibili, altre invece necessitano di indagini specifiche per essere diagnosticate e di trattamenti e cure adeguate. 

Quali sono i sintomi più comuni?

Quando il cuore batte troppo velocemente, potrebbe non pompare abbastanza sangue al resto del corpo, con conseguente apporto insufficiente di ossigeno a organi e tessuti

In generale, la tachicardia può portare ai seguenti sintomi:

  • battito cardiaco accelerato, superiore ai 100 bpm;
  • palpitazioni, ovvero una sensazione di un battito cardiaco accelerato e martellante nel petto;
  • dolore al petto;
  • svenimento, anche detta sincope;
  • stordimento;
  • fiato corto.

Alcune persone con tachicardia, però, non presentano sintomi, e potrebbero scoprirlo solo durante un esame fisico o test cardiaci vengono eseguiti per un altro motivo.

Quando preoccuparsi in caso di tachicardia?

Come già sottolineato, la tachicardia di per sé non è una malattia, piuttosto è un sintomo di una potenziale condizione patologica da indagare e trattare in modo adeguato. 

Nei casi più lievi, in cui le cause sono da individuare nello stress, nell’attività fisica, in una risposta emotiva eccessiva ad un evento, oppure ad uno stato febbrile, non c’è motivo di preoccuparsi, a patto che l’episodio duri pochi secondi e si stabilizzi senza diventare ricorrente

Detto questo, le aritmie non sono assolutamente da sottovalutare, in particolare quando i sintomi sono molto evidenti –  mancanza di respiro, debolezza, vertigini, stordimento, svenimento, dolore o fastidio al torace – o c’è una patologia cardiaca sottostante già nota

La raccomandazione, quindi, è quella di rivolgersi sempre al proprio medico o, nei casi più gravi, chiamare i soccorsi o recarsi con urgenza presso un ospedale, in modo da ricevere assistenza immediata e ridurre il rischio di complicanze o, peggio, il decesso del paziente.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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