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Valvole cardiache: cosa sono e quando è necessario sostituirle?

da | Dic 31, 2024 | Malattie Cardiovascolari, Sanità Integrativa

Il cuore è un organo vitale, dal cui funzionamento dipende il pompaggio del sangue in tutto il corpo. Per svolgere questa funzione essenziale, è dotato di quattro valvole cardiache, che “dirigono” il traffico sanguigno per garantire che il flusso vada nella giusta direzione.

Purtroppo, queste valvole possono essere danneggiate da diverse patologie, tra cui infezioni, calcificazioni e infarto miocardico. Quando una o più valvole cardiache non funzionano correttamente, si parla di malattia valvolare cardiaca.

In alcuni casi, le condizioni di salute del paziente sono così critiche da rendere necessaria la loro sostituzione

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cosa sono le valvole cardiache, quale ruolo svolgono, quali sono le principali patologie che possono coinvolgerle e quando è necessario sostituirle.

Cosa sono le valvole cardiache?

Come accennato, le valvole cardiache sono strutture essenziali che regolano il flusso di sangue all’interno del cuore, assicurando che si muova in una sola direzione

Sono come “porte” che si aprono e chiudono in modo coordinato durante il ciclo cardiaco. 

Nello specifico, il cuore umano è dotato delle seguenti quattro valvole:

  • valvola mitrale: è posizionata tra l’atrio sinistro e il ventricolo sinistro;
  • valvola tricuspide: si trova tra l’atrio destro e il ventricolo destro;
  • valvola aortica: controlla il flusso sanguigno dal ventricolo sinistro all’aorta, la principale arteria del corpo;
  • valvola polmonare: regola il flusso sanguigno dal ventricolo destro all’arteria polmonare, che porta il sangue ai polmoni per essere ossigenato.

Le valvole si aprono per consentire al sangue di passare da una camera cardiaca all’altra o in un’arteria, e si chiudono per impedire al sangue di refluire all’indietro.

Perché il sangue deve avere un percorso unidirezionale? 

Abbiamo spiegato che le valvole cardiache si aprono e si chiudono in modo da dirigere il flusso sanguigno e fare in modo che vada solo in una direzione

Ma perché è così importante? Cosa cambia tra il sangue che esce e quello che ritorna al cuore? 

Proviamo a semplificare questo processo.

Il sangue che esce dal cuore è ricco di ossigeno; esso viene pompato dal ventricolo sinistro, attraverso la valvola aortica, nell’aorta, la grande arteria che distribuisce il sangue a tutto il corpo. 

Il sangue che ritorna al cuore è, invece, povero di ossigeno. Questo sangue, infatti, dopo aver viaggiato in tutto il corpo, viene raccolto dalle vene e portato all’atrio destro del cuore. Da lì, passa attraverso la valvola tricuspide nel ventricolo destro, che lo pompa, attraverso la valvola polmonare, nell’arteria polmonare e quindi ai polmoni per essere riossigenato.

Cosa succede in caso di reflusso sanguigno?

Impedire il reflusso del sangue tra le valvole cardiache è fondamentale per il corretto funzionamento del cuore e per la salute dell’organismo. 

Ecco perché:

  • efficienza del pompaggio cardiaco: abbiamo spiegato che il sangue deve fluire in una sola direzione affinché il cuore possa pompare efficacemente il sangue ossigenato a tutto il corpo e il sangue deossigenato ai polmoni. Se il sangue refluisce, però, il cuore deve lavorare di più per compensare, il che a lungo andare può indebolire il muscolo cardiaco e portare a insufficienza cardiaca;
  • prevenzione del sovraccarico cardiaco: il reflusso sanguigno può causare un accumulo di sangue nelle camere cardiache, sovraccaricandole e portando alla loro dilatazione. Questo può ulteriormente compromettere la funzione cardiaca e portare a sintomi come affanno, affaticamento ed edema;
  • mantenimento della pressione sanguigna: le valvole cardiache contribuiscono a mantenere una pressione sanguigna adeguata in tutto il sistema circolatorio. Se le valvole non si chiudono correttamente, la pressione sanguigna può diminuire, riducendo l’apporto di sangue agli organi vitali.

Insomma, se il reflusso non viene impedito, si possono verificare gravi conseguenze per la salute, tra cui insufficienza cardiaca, problemi respiratori e altri disturbi cardiovascolari.

Malattie valvolari cardiache: cause, sintomi, diagnosi

Le malattie valvolari cardiache, o valvulopatie, sono condizioni che interessano una o più delle quattro valvole del cuore, compromettendone il corretto funzionamento.

Ci sono due tipi principali di disfunzione valvolare:

  • stenosi: la valvola si restringe, ostacolando il flusso sanguigno. Questo sforza il cuore, che deve lavorare di più per pompare il sangue attraverso l’apertura ristretta;
  • insufficienza (o rigurgito): la valvola non si chiude completamente, permettendo al sangue di refluire nella direzione sbagliata. Questo riduce l’efficienza del pompaggio cardiaco e può portare a un sovraccarico nelle camere cardiache.

Cause

Le cause delle malattie valvolari cardiache sono molteplici e variano a seconda del tipo di valvola interessata.

Ecco un elenco delle più comuni:

  • degenerazione legata all’età: è la causa più comune di malattie valvolari, soprattutto nei paesi industrializzati. Con l’invecchiamento, le valvole cardiache possono ispessirsi, irrigidirsi e calcificare, compromettendone la mobilità e la capacità di chiudersi ermeticamente. Questo processo degenerativo può portare a stenosi o insufficienza valvolare;
  • valvulopatie congenite: alcune persone nascono con valvole cardiache malformate, come la valvola aortica bicuspide (con due lembi invece di tre). Queste valvole congenitamente anomale sono più suscettibili a deterioramento e danni nel corso del tempo, con conseguente stenosi o insufficienza;
  • endocardite infettiva: è un’infezione del rivestimento interno del cuore, comprese le valvole. L’endocardite è causata da batteri che entrano nel flusso sanguigno e si attaccano alle valvole cardiache, formando vegetazioni infette. Queste vegetazioni possono danneggiare le valvole, causando stenosi, insufficienza o entrambe;
  • febbre reumatica: è una malattia infiammatoria che può svilupparsi dopo un’infezione da streptococco non trattata, come la faringite streptococcica. La febbre reumatica può danneggiare le valvole cardiache, soprattutto la mitrale e l’aortica, portando a stenosi o insufficienza. I sintomi della valvulopatia reumatica possono manifestarsi anni dopo l’infezione iniziale;
  • malattie autoimmuni: alcune malattie autoimmuni, come il lupus eritematoso sistemico, possono attaccare le valvole cardiache, causando infiammazione e danni. Questo può portare a stenosi o insufficienza valvolare.

Oltre a queste cause principali, altre condizioni possono contribuire alle malattie valvolari cardiache:

  • infarto miocardico: un attacco di cuore può danneggiare i muscoli che supportano le valvole cardiache, compromettendone la funzione;
  • ipertensione arteriosa: la pressione alta può sforzare il cuore e le valvole cardiache, aumentando il rischio di malattie valvolari;
  • scompenso cardiaco: si tratta di una condizione in cui il cuore non pompa il sangue in modo efficiente, che può causare dilatazione delle camere cardiache e alterazioni delle valvole;
  • uso di droghe per via endovenosa: l’uso di droghe iniettabili non sterili può introdurre batteri nel flusso sanguigno, aumentando il rischio di endocardite infettiva;
  • radioterapia: la radioterapia al torace, utilizzata per trattare alcuni tipi di cancro, può danneggiare le valvole cardiache;
  • malattie metaboliche: alcune malattie metaboliche, come l’iperparatiroidismo, possono causare calcificazioni delle valvole cardiache.

In alcuni casi, la causa esatta della malattia valvolare cardiaca rimane sconosciuta.

Sintomi

I sintomi delle malattie valvolari cardiache possono variare a seconda della valvola interessata, della gravità del danno e della velocità con cui la condizione si sviluppa. Molte persone, però, non presentano sintomi per anni, soprattutto nelle fasi iniziali.

Quando i sintomi si manifestano, possono includere:

  • dispnea (fiato corto): è uno dei sintomi più comuni delle malattie valvolari cardiache e si verifica quando il cuore non riesce a pompare il sangue in modo efficiente. La dispnea può inizialmente manifestarsi solo durante lo sforzo fisico, ma con il progredire della malattia può presentarsi anche a riposo;
  • affaticamento: una sensazione di stanchezza e debolezza, anche dopo un lieve sforzo, può essere un segno che il cuore non sta pompando il sangue in modo efficace;
  • dolore toracico: simile all’angina pectoris, può verificarsi a causa di un ridotto apporto di sangue al muscolo cardiaco, soprattutto in caso di stenosi aortica;
  • palpitazioni: possono essere causate da aritmie, come la fibrillazione atriale, che è una complicanza comune delle malattie valvolari cardiache;
  • edema (gonfiore): si verifica quando il cuore non riesce a pompare il sangue in modo efficiente, causando l’accumulo di liquidi nei tessuti. L’edema si manifesta più comunemente a livello di gambe e caviglie;
  • sincope (svenimento): è una perdita di coscienza improvvisa e di breve durata, causata da una riduzione del flusso sanguigno al cervello. La sincope può essere un sintomo di stenosi aortica grave;
  • tosse: soprattutto quando ci si sdraia, può essere un sintomo di stenosi mitralica;
  • emottisi (tosse con sangue): può verificarsi nei casi più gravi di stenosi mitralica;
  • vertigini: soprattutto dopo uno sforzo fisico, possono essere un sintomo di stenosi aortica.

Questi sintomi non sono specifici delle malattie valvolari cardiache, perché possono essere causati anche da altre condizioni. Per questo motivo, è fondamentale consultare un medico per una valutazione e per una diagnosi accurata.

Diagnosi

La diagnosi di una malattia valvolare cardiaca inizia con un’attenta anamnesi e esame obiettivo, durante i quali il medico raccoglierà informazioni sui sintomi del paziente, la sua storia medica e familiare, e valuterà la presenza di segni clinici come soffi cardiaci, aritmie e gonfiore.

L’ecocardiografia è l’esame principale per la diagnosi di una malattia valvolare cardiaca, perché consente di:

  • confermare la presenza di una malattia valvolare;
  • determinare la gravità della stenosi o dell’insufficienza valvolare;
  • valutare le conseguenze della valvulopatia sul muscolo cardiaco e sulle dimensioni delle camere cardiache.

Esistono due tipi principali di ecocardiografia:

  • ecocardiografia transtoracica (ETT): è la più comune e viene eseguita posizionando una sonda a ultrasuoni sul torace del paziente;
  • ecocardiografia transesofagea (ETE): prevede l’inserimento di una sonda a ultrasuoni nell’esofago del paziente per ottenere immagini più dettagliate delle valvole cardiache.

Oltre all’ecocardiografia, possono essere utilizzati altri esami diagnostici per valutare le malattie valvolari cardiache, tra cui i seguenti:

  • elettrocardiogramma (ECG): registra l’attività elettrica del cuore e può rilevare aritmie come la fibrillazione atriale, che può essere un segno di una malattia valvolare. L’ECG può anche mostrare segni indiretti di malattia valvolare, come l’ipertrofia ventricolare sinistra;
  • radiografia del torace: può mostrare un ingrossamento del cuore, calcificazioni dell’aorta o la presenza di liquido nei polmoni, che possono essere segni di una malattia valvolare cardiaca;
  • cateterismo cardiaco: è un esame invasivo che prevede l’inserimento di un catetere in un vaso sanguigno del braccio o dell’inguine fino al cuore. Il cateterismo cardiaco può essere utilizzato per misurare le pressioni nelle camere cardiache, valutare la funzione cardiaca e visualizzare le arterie coronarie, solitamente nei casi in cui le indagini non invasive non siano state conclusive;
  • tomografia computerizzata cardiaca: fornisce immagini dettagliate del cuore e delle valvole cardiache e può essere utile per valutare l’anatomia, la calcificazione e la funzione delle valvole. La TC cardiaca è particolarmente importante nella pianificazione degli interventi di impianto transcatetere di valvola aortica (TAVI);
  • risonanza magnetica cardiaca: fornisce immagini dettagliate del cuore e delle valvole cardiache e può essere utilizzata per valutare l’anatomia, la funzione cardiaca, la fibrosi miocardica e la presenza di altre patologie cardiache.

La scelta degli esami diagnostici da eseguire dipende dalla sospetta malattia valvolare, dai sintomi del paziente e dalle informazioni ottenute dall’esame obiettivo.

Come si curano le malattie valvolari cardiache?

Il trattamento per le malattie valvolari cardiache dipende da diversi fattori, tra cui la gravità della condizione, la valvola interessata, la presenza di sintomi, l’età del paziente, le sue condizioni generali di salute e le sue preferenze.

Nelle fasi iniziali e nei casi lievi, il trattamento può limitarsi a un attento monitoraggio della condizione e al controllo dei sintomi con farmaci (diuretici, ACE-inibitori e antagonisti del recettore dell’angiotensina (ARB), beta-bloccanti, anticoagulanti, antiaggreganti piastrinici).  Tuttavia, quando la malattia progredisce e causa sintomi significativi o disfunzione cardiaca, potrebbe essere necessario un intervento per riparare o sostituire la valvola danneggiata.

Riparazione valvolare

La riparazione valvolare mira a preservare la propria valvola cardiaca e può essere un’opzione per alcune persone che presentano una anomalia nel funzionamento. 

Le tecniche utilizzate variano a seconda della valvola interessata e del tipo di danno, ma le più comuni sono:

  • anuloplastica: rafforza l’anello che circonda la valvola per migliorarne la chiusura;
  • riparazione dei lembi valvolari: ripara i lembi danneggiati della valvola per migliorarne la funzione;
  • commissurotomia: separa i lembi valvolari fusi per aumentare l’apertura della valvola;
  • tecniche transcatetere: procedure minimamente invasive che utilizzano un catetere per riparare la valvola cardiaca.

Sostituzione valvolare 

Quando la riparazione non è possibile o non è efficace, può essere necessaria la sostituzione valvolare, che prevede la rimozione della valvola cardiaca danneggiata e la sua sostituzione con una valvola artificiale. 

Esistono due tipi principali di valvole artificiali:

  • valvole meccaniche: realizzate in materiali artificiali, sono resistenti e durature, ma richiedono una terapia anticoagulante a vita per prevenire la formazione di coaguli di sangue;
  • valvole biologiche: realizzate con tessuti animali o umani, non richiedono una terapia anticoagulante a lungo termine, ma hanno una durata inferiore rispetto alle valvole meccaniche.

La scelta tra riparazione e sostituzione valvolare, e tra valvole meccaniche e biologiche, dipende da diversi fattori individuali, tra cui l’età del paziente, le sue condizioni generali di salute, il rischio di complicanze e le sue preferenze.

Il medico discuterà le diverse opzioni di trattamento con il paziente per aiutarlo a prendere la decisione migliore per la sua situazione specifica.

Per approfondire l’argomento, consigliamo la consultazione delle Linee guida ESC/EACTS 2021 per il trattamento delle valvulopatie, elaborate dalla Task Force per il trattamento delle valvulopatie della Società Europea di Cardiologia (ESC) e dell’Associazione Europea di Chirurgia Cardio-Toracica (EACTS).

Cosa fare dopo una sostituzione valvolare?

Dopo una sostituzione valvolare, è fondamentale adottare una serie di precauzioni per garantire una buona guarigione, prevenire complicanze e mantenere uno stile di vita sano. 

Innanzitutto, si raccomanda di seguire attentamente le istruzioni del medico sul recupero post-operatorio, inclusi i farmaci da assumere, l’attività fisica consentita, la dieta e il follow-up. 

Altre indicazioni utili per la vita dopo l’intervento sono le seguenti: 

  • attività fisica: dopo l’intervento, è importante riprendere l’attività fisica gradualmente, seguendo le indicazioni del medico. L’esercizio fisico regolare è benefico per la salute cardiovascolare, ma è importante evitare sforzi eccessivi che potrebbero affaticare il cuore;
  • guida di veicoli: è generalmente consentita dopo il consolidamento dello sterno, che può richiedere da 6 a 12 settimane;
  • alimentazione sana: una dieta equilibrata, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, è importante per mantenere un peso sano e prevenire malattie cardiovascolari. È consigliabile limitare il consumo di sale, grassi saturi e colesterolo;
  • igiene orale accurata: è fondamentale per prevenire l’endocardite infettiva, un’infezione del rivestimento interno del cuore che può essere particolarmente pericolosa per i pazienti con valvole cardiache artificiali. Lavare i denti regolarmente dopo i pasti, utilizzare il filo interdentale e sottoporsi a controlli odontoiatrici periodici sono misure preventive essenziali;
  • informare gli altri operatori sanitari: è importante informare tutti gli operatori sanitari, compresi dentisti e medici di altre specialità, della presenza di una valvola cardiaca artificiale. Potrebbe essere necessaria una profilassi antibiotica prima di alcune procedure mediche o dentali per prevenire l’endocardite;
  • evitare il fumo: il fumo è un fattore di rischio importante per le malattie cardiovascolari e può danneggiare le valvole cardiache. Smettere di fumare è una delle misure più importanti per proteggere la propria salute dopo una sostituzione valvolare;
  • controlli medici regolari: i pazienti con valvole cardiache artificiali necessitano di controlli medici regolari per tutta la vita per monitorare la funzione della valvola, valutare eventuali complicanze e adattare il trattamento se necessario. L’ecocardiografia è l’esame principale per il follow-up delle protesi valvolari.

Quelle elencate qui sono, sia chiaro, linee guida generali, che si applicano a quasi tutti casi di sostituzione valvolare, ma le uniche raccomandazioni da seguire sono quelle fornite dal proprio medico, che conosce la situazione specifica del paziente. 

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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