I soggetti affetti da patologie cardiovascolari, malattie cardiache congenite, o che hanno valvole cardiache danneggiate e/o artificiali, presentano un rischio più elevato di incorrere in una endocardite rispetto a persone sane.
Se non viene trattata rapidamente, questa condizione può danneggiare o distruggere le valvole cardiache, provocando anche infarti e ictus.
Seppur rara, e più diffusa in quei pazienti con salute cardiovascolare già compromessa, l’endocardite rappresenta una minaccia potenzialmente letale, per questo è importante individuarne precocemente i sintomi e intervenire il prima possibile.
Vediamo insieme cos’è l’endocardite, quali sono le cause principali, i sintomi e come curarla.
Indice dei contenuti
Cos’è l’endocardite
L’endocardite è un’infezione rara e potenzialmente fatale dell’endocardio, la membrana che riveste internamente le pareti del cuore e le altre formazioni presenti nelle cavità cardiache e che la protegge dagli agenti esterni.
In genere è causata dalla presenza di batteri – più raramente funghi – che entrano nel sangue e viaggiano verso il cuore.
Sebbene il cuore sia generalmente ben protetto contro le infezioni, almeno nei soggetti sani, potrebbe essere più facile per i batteri bypassare il sistema immunitario nelle persone che hanno:
- una valvola cardiaca artificiale, ovvero una protesi: la chirurgia sostitutiva della valvola viene sempre più utilizzata quando le persone sperimentano il restringimento di una delle loro valvole cardiache;
- cardiopatia congenita, ovvero una condizione presente dalla nascita;
- cardiomiopatia ipertrofica, caratterizzata dall’ingrandimento delle cellule del muscolo cardiaco e dall’ispessimento delle pareti delle camere cardiache;
- valvole cardiache danneggiate, a causa di infezioni o malattie cardiache.
È importante sottolineare che il rischio di endocardite infettiva aumenta considerevolmente nelle persone che fanno uso e abuso di sostanze stupefacenti assunte per via endovenosa.
Esiste anche una forma di endocardite non infettiva, dovuta a malattie infiammatorie, autoimmuni o patologie, come neoplasie o deficienze immunitarie, che favoriscono depositi trombotici, ma è molto più rara.
Diffusione dell’endocardite
Come accennato nell’introduzione, l’endocardite è una condizione rara, più comune nelle persone anziane, con la metà di tutti i casi che si sviluppa nelle persone di età superiore ai 50 anni, il doppio negli uomini rispetto alle donne.
Sono stati registrati alcuni casi di endocardite nei bambini, in particolare quelli nati con malattie cardiache congenite.
Paradossalmente, il progresso medico, scientifico e tecnologico ha aumentato, nei fatti, la diffusione di endocardite infettiva, in quanto oggi è molto più frequente la sostituzione delle valvole cardiache con protesi artificiali o interventi di riparazione delle malattie cardiache congenite, e questo espone al rischio di infezione.
Ecco perché, dopo essersi sottoposti ad un intervento del genere, è prassi eseguire una terapia antibiotica.
Quali sono le cause principali
Essendo provocata da un’infezione, solitamente di tipo batterico, l’endocardite può manifestarsi a causa di molteplici fattori.
In effetti, anche se in condizioni normali il nostro sistema immunitario distrugge tutti i batteri nocivi che entrano nel flusso sanguigno, quelli che vivono nella bocca, nella gola o in altre parti del corpo, come la pelle o l’intestino, a volte possono causare endocardite se si presentano le condizioni ideali.
Le cause principali che favoriscono l’ingresso di batteri, funghi e altri germi nel flusso sanguigno e provocare una endocardite sono:
- valvole cardiache danneggiate o artificiali: a volte alcuni batteri possono insediarsi nelle valvole cardiache e infettare l’endocardio. Le valvole anomale, danneggiate o artificiali sono più predisposte all’infezione rispetto a quelle normali;
- cure odontoiatriche improprie: scegliere il corretto spazzolino da denti e l’uso del filo interdentale aiutano a prevenire le malattie gengivali. Se non ci si prende cura di denti e gengive, lavarsi i denti potrebbe far sanguinare le gengive malsane, dando ai batteri la possibilità di entrare nel flusso sanguigno;
- cateteri endovenosi: i batteri possono entrare nel nostro corpo attraverso un catetere, in particolare quando lo stesso viene lasciato in posizione per un lungo periodo di tempo. Ad esempio, in caso di dialisi a lungo termine;
- assunzione di droghe per via endovenosa: aghi e siringhe contaminati sono una preoccupazione speciale per le persone che fanno uso di droghe per via endovenosa, come l’eroina o la cocaina. Spesso, infatti, chi fa uso di questo tipo di droghe non ha accesso ad aghi o siringhe pulite;
- infezioni sessualmente trasmissibili;
- aghi utilizzati per piercing e tatuaggi.
Insomma, nonostante si tratti di una condizione alquanto rara, le potenziali cause di una endocardite infettiva sono davvero numerose.
Complicazioni della endocardite infettiva
Abbiamo spiegato che l’endocardite è provocata da un’infezione, e più precisamente dalla formazione della cosiddetta vegetazione, ovvero la presenza di grumi costituiti da germi e frammenti cellulari che formano una massa anomala nel cuore.
Questi grumi possono staccarsi e raggiungere il cervello, i polmoni, gli organi addominali, i reni o le braccia e le gambe.
Di conseguenza, l’endocardite può causare diverse complicazioni, tra cui:
- problemi cardiaci, come soffio cardiaco, danni alle valvole cardiache e insufficienza cardiaca;
- ictus;
- ascessi, ovvero sacche di pus che si sviluppano nel cuore, nel cervello, nei polmoni e in altri organi;
- embolia polmonare, ovvero la formazione di un coagulo di sangue in un’arteria polmonare;
- danni ai reni;
- milza ingrossata.
Per questo motivo, in presenza di determinati sintomi è fondamentale rivolgersi subito al proprio medico.
Sintomi e diagnosi
Come si può riconoscere una endocardite infettiva in corso? Quali sono i segnali a cui prestare attenzione?
I sintomi possono variare di persona in persona, a seconda anche della gravità dell’infezione, ma i principali sono i seguenti:
- articolazioni e muscoli doloranti;
- dolore al petto quando si respira;
- fatica;
- sintomi simil-influenzali, come febbre e brividi;
- sudorazioni notturne;
- fiato corto;
- gonfiore ai piedi, alle gambe o all’addome;
- un soffio cardiaco differente;
- perdita di peso inspiegabile;
- sangue nelle urine;
- tenerezza nella milza, che è un organo che combatte le infezioni situato appena sotto la gabbia toracica sinistra;
- macchie rosse sulla pianta dei piedi o sui palmi delle mani;
- macchie rosse sotto la pelle delle dita delle mani o dei piedi;
- minuscole macchie viola o rosse, chiamate petecchie, sulla pelle, nel bianco degli occhi o all’interno della bocca.
Alcuni di questi sintomi sono più semplici da individuare in modo autonomo, per poi segnalarli al proprio medico, mentre altri possono emergere solo attraverso visite ed esami approfonditi, come:
- esami del sangue;
- ecocardiogramma;
- elettrocardiogramma (ECG);
- radiografia del torace;
- TAC con o senza mezzo di contrasto;
- PET;
- risonanza magnetica nucleare.
Sarà il medico a decidere come procedere.
Come curare l’endocardite infettiva
La maggior parte dei casi di endocardite può essere trattata con un ciclo di antibiotici, che di solito però viene eseguito per via endovenosa in regime ospedaliero, quindi ricoverando il paziente in modo da monitorare la terapia ed eseguire altri accertamenti.
Dopo un primo ciclo, e in assenza di febbre o altri sintomi gravi, il paziente potrà tornare a casa e continuare la terapia antibiotica a domicilio, sempre restando in costante contatto con il medico.
La durata delle terapia antibiotica può variare a seconda della gravità dell’infezione, ma in media si va dalle 2 alle 6 settimane.
Se, invece, l’infezione non è batterica ma fungina, allora verrà prescritto un antimicotico.
Purtroppo, non sempre è sufficiente o risolutiva la terapia antibiotica o antimicotica, rendendo necessario l’intervento chirurgico, in particolare se:
- i sintomi o i risultati dei test suggeriscono una insufficienza cardiaca;
- si continua ad avere la febbre alta nonostante il trattamento con antibiotici o antimicotici;
- l’infezione è causata da funghi particolarmente aggressivi o batteri resistenti ai farmaci;
- si verificano 1 o più coaguli di sangue nonostante il trattamento con antibiotici o antimicotici;
- si ha una valvola cardiaca artificiale;
- i risultati dell’ecocardiogramma suggeriscono la formazione di un ascesso o una fistola all’interno del cuore.
In questi casi, il cardiochirurgo potrebbe valutare per una riparazione della valvola cardiaca danneggiata, una sostituzione delle valvole cardiache danneggiate con protesi o il drenaggio di eventuali ascessi e riparazione di eventuali fistole che potrebbero essersi sviluppate nel muscolo cardiaco.