Qual è il legame tra iodio e tiroide

da | Ago 31, 2022 | Endocrinologia, Sanità Integrativa | 0 commenti

Quando si parla di salute della tiroide si fa spesso riferimento al ruolo ricoperto dallo iodio, ma perché? Qual è il legame tra iodio e tiroide? 

Su questo tema circolano moltissime informazioni, purtroppo non sempre accurate, ma quando si tratta della nostra salute è importante fare chiarezza, perché lo iodio, come qualsiasi altra sostanza nutritiva (vitamine e minerali) va assunto nelle giuste modalità e dosi, seguendo le indicazioni del proprio medico e della comunità scientifica.

Lo iodio è, in effetti, una sostanza molto importante per prevenire malattie della tiroide come l’ipotiroidismo, l’ipertiroidismo o altre condizioni mediche. 

Approfondiamo insieme e cerchiamo di capire qual è il legame tra iodio e tiroide, perché è così importante e come assumerlo. 

Cos’è lo iodio

Come si legge sul sito Epicentro dell’ISS, lo iodio è un elemento chimico diffuso in natura, ma sempre presente in percentuali molto ridotte. 

In particolare si trova in piccole quantità nelle acque marine e in alcuni depositi salini. Lo iodio presente nel mare evapora nell’atmosfera e, con le piogge, raggiunge la superficie terrestre, andando a infiltrarsi nelle rocce e nel terreno. 

Quello presente nel mare viene assorbito da alghe, pesci e crostacei, mentre in superficie dalle piante

Noi assumiamo lo iodio principalmente dall’alimentazione, in particolare proprio dai pesci, dai crostacei, dai prodotti caseari e dai vegetali, ma l’apporto varia a seconda della concentrazione di questo nutriente nel terreno e non sempre è sufficiente

Iodio e tiroide: cosa c’è da sapere

Perché lo iodio è così importante per la salute della tiroide? Per rispondere a questa domanda ci atteniamo a quanto riportato in un opuscolo informativo redatto dal Ministero della Salute

“Lo iodio è un micronutriente essenziale presente nell’organismo umano in piccole quantità (15–20 mg) e concentrato quasi esclusivamente nella tiroide, ghiandola endocrina posta alla base del collo. La tiroide produce due ormoni (tiroxina o T4 e triiodotironina o T3) che contengono iodio nella loro struttura chimica. Questi ormoni regolano numerosi processi metabolici nella maggior parte delle cellule e svolgono un ruolo importantissimo nelle prime fasi della crescita e nello sviluppo di diversi organi, in particolare del cervello.”

Cosa vuol dire? Semplificando, lo iodio che noi assumiamo attraverso l’alimentazione viene assorbito quasi interamente dalla tiroide (circa l’80%), la quale lo usa per produrre due ormoni (T4 e T3), che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso centrale e dell’accrescimento e, da adulti, dei processi metabolici.

Quindi, un adeguato apporto di iodio può favorire il naturale sviluppo del nostro organismo e prevenire le malattie della tiroide – la conseguenza più conosciuta della carenza di iodio è il gozzo, ovvero l’ingrandimento della tiroide, ma anche il cretinismo e alcune forme di ritardo mentale – in particolare in due fasi più delicate della vita: la prima infanzia e la gravidanza

Di quanto iodio ha bisogno la tiroide?

Abbiamo visto che la tiroide assorbe quasi interamente lo iodio introdotto nel nostro corpo attraverso l’alimentazione, ma di quanto ne ha bisogno? 

Le indicazioni del Ministero della Salute sono le seguenti: 

  • la quantità che deve essere assunta giornalmente da un adolescente o da un adulto è pari a 150 microgrammi al giorno
  • le donne in gravidanza e in allattamento ne devono assumere di più (250 microgrammi al giorno) per assicurare un normale sviluppo del bambino. La carenza di iodio in gravidanza aumenta il rischio di aborto spontaneo, parto di feto morto, disabilità intellettiva e anomalie congenite nel bambino.

Nei soggetti sani, in media, nel nostro organismo si concentrano circa 15–20 mg di iodio, sufficienti a garantire il corretto funzionamento della tiroide, ma come abbiamo visto il fabbisogno può variare in alcune fasi della vita. Si consiglia, quindi, di chiedere al proprio medico indicazioni in tal senso. 

Come si assume lo iodio?

Quante volte abbiamo sentito dire “vai al mare e respira un po’ di iodio”? In effetti la brezza marina può offrire numerose proprietà benefiche al nostro organismo, soprattutto per chi soffre di malattie respiratorie croniche o allergiche, ma i nostri livelli di iodio non aumentano nemmeno un po’ “respirando”

Sfatiamo, quindi, questo mito: lo iodio si mangia, non si respira. Si tratta, infatti, di una sostanza chimica la cui fonte principale per il nostro organismo è rappresentata dall’alimentazione, non dall’aria

Di conseguenza, per assicurarsi un apporto adeguato di iodio è necessario consumare alcuni alimenti che ne contengono più di altri, come: 

  • pesce;
  • crostacei;
  • uova;
  • latte;
  • alghe;
  • verdure e frutta, seppur in dosi ridotte.

Purtroppo, come riporta l’opuscolo summenzionato, numerosi studi specifici hanno dimostrato che la quantità media di iodio assunta normalmente con la dieta dalla popolazione è insufficiente a soddisfare il nostro fabbisogno giornaliero

Quindi, cosa dobbiamo fare? 

Il consiglio è di sostituire il normale sale da cucina con il sale iodato, ovvero un sale arricchito di iodio (e non il sale marino integrale, come spesso si consiglia!). Ogni grammo di sale arricchito di iodio ci fornisce 30 microgrammi di iodio in più, ovvero ⅕ del nostro fabbisogno giornaliero di base. 

Attenzione, però, perché un eccesso di sale può provocare problemi cardiovascolari, quindi è opportuno utilizzare solo quello iodato nelle giuste dosi e proporzioni, aggiunto ovviamente al consumo di alimenti ricchi di iodio.

In caso di comprovata carenza di iodio, il medico può prescrivere vitamine prenatali (come l’acido folico), integratori di iodio e, talvolta, di ormone tiroideo.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

Segui FASDA su Facebook