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Gravidanza a rischio: cosa fare

da | Mag 13, 2019 | Gravidanza, Sanità Integrativa | 0 commenti

Il periodo della gravidanza può regalare gioie e dolori alle future mamme, alternando momenti di pura felicità ad attimi di ansia e spavento. Laddove dovessero sussistere condizioni di salute psicofisiche potenzialmente dannose per la mamma ed il bambino si parla di gravidanza a rischio.

Si tratta di un tema molto complesso, che abbraccia di fatto due ambiti all’apparenza distinti, ma connessi tra loro:

  • la salute della mamma e del bambino;
  • le condizioni di lavoro della mamma, se lavoratrice.

Ma andiamo per ordine. Cerchiamo di definire in modo semplice e chiaro la condizione di gravidanza a rischio e come si affronta dal punto di vista medico e gius-lavorativo.

Quando si può parlare di gravidanza a rischio

La gravidanza non è una malattia, che deve quindi essere affrontata come qualcosa da curare, ma un decorso fisiologico del tutto naturale, con uno svolgimento da monitorare.

Purtroppo, esistono alcune condizioni capaci di minacciare la salute della mamma o del feto che possono dipendere da molteplici cause, alcune pregresse altre successive all’inizio della gestazione.

Quindi, la gravidanza può essere considerata a rischio quando intervengono delle patologie che possono essere preesistenti alla gravidanza stessa o sviluppate durante i 9 mesi.

Quali sono i fattori di rischio per una gravidanza

La gravidanza a rischio può essere influenzata da una varietà di fattori, sia presenti prima del concepimento che emergenti durante la gestazione. 

Vediamo i principali fattori di rischio:

  • Caratteristiche fisiche della madre:
    • età: le donne di età superiore ai 35 anni o inferiore ai 17 anni sono più suscettibili a complicazioni, come aborto spontaneo, anomalie cromosomiche e parto pretermine;
    • peso corporeo: sia l’obesità che il sottopeso possono influenzare negativamente la gravidanza, aumentando il rischio di diabete gestazionale, preeclampsia e complicazioni durante il parto;
  • Problemi in gravidanze precedenti:
    • storia di cesareo: le donne che hanno avuto uno o più parti cesarei possono avere un rischio aumentato di rottura dell’utero, placenta previa e complicazioni durante la successiva gravidanza;
    • complicazioni pregresse: precedenti aborti spontanei, gravidanze ectopiche o problemi durante il travaglio possono indicare un rischio elevato per le gravidanze future.
  • Condizioni mediche preesistenti:
    • malattie croniche: condizioni come diabete, ipertensione, malattie renali o autoimmuni possono complicare la gestione della gravidanza e aumentare il rischio di complicazioni sia per la madre che per il feto;
    • disturbi dell’umore: disturbi come depressione e ansia possono avere effetti negativi sulla gravidanza e richiedono una gestione attenta.
  • Esposizioni a sostanze nocive:
    • alcol e droghe: l’uso di alcol, tabacco e droghe può danneggiare lo sviluppo del feto, causando problemi come la sindrome alcolica fetale e disturbi del comportamento;
    • agenti teratogeni: l’esposizione a farmaci, sostanze chimiche o radiazioni che possono causare malformazioni congenite o ritardi nello sviluppo è particolarmente pericolosa durante il primo trimestre.
  • Complicazioni durante la gravidanza:
    • diabete gestazionale: questa condizione può svilupparsi durante la gravidanza e aumentare il rischio di macrosomia fetale, preeclampsia e necessità di parto cesareo;
    • preeclampsia: una condizione caratterizzata da alta pressione sanguigna e presenza di proteine nelle urine che può portare a complicazioni gravi come il distacco della placenta o convulsioni.
  • Necessità di interventi chirurgici durante la gravidanza:
    • chirurgia addominale: procedure chirurgiche necessarie durante la gravidanza, soprattutto nel primo trimestre, possono aumentare il rischio di travaglio pretermine e aborto spontaneo, ma se essenziali devono essere eseguite con tempestività e cautela.

Questi fattori sottolineano l’importanza di un monitoraggio continuo e di una gestione medica attenta durante tutta la gravidanza per garantire il benessere della madre e del bambino.

Cosa fare in caso di gravidanza a rischio

Gestire una gravidanza a rischio richiede un approccio attento e multidisciplinare, per garantire la salute e il benessere sia della madre che del feto. 

Vediamo insieme cosa fare in caso di gravidanza a rischio.

Innanzitutto, le donne che si trovano in questa condizione devono aumentare la frequenza delle visite ginecologiche, per monitorare da vicino la loro salute e quella del feto, sottoponendosi anche a esami specialistici, come ecografie, amniocentesi o test genetici.

Laddove necessario, potrebbe essere utile consultare specialisti in medicina materno-fetale per la gestione di condizioni complesse. A seconda della situazione, potrebbero essere necessari consulti con cardiologi, endocrinologi o nutrizionisti.

Un altro elemento di fondamentale importanza consiste nella gestione delle condizioni preesistenti, in particolare le malattie croniche come il diabete o l’ipertensione. Bisogna, quindi, mantenere un controllo stretto della glicemia attraverso dieta, esercizio fisico e, se necessario, insulina, e gestire l’ipertensione con farmaci sicuri per la gravidanza e controlli regolari della pressione arteriosa.

Non meno importante è il trattamento delle eventuali complicazioni emergenti, soprattutto la preeclampsia. In caso di rischio di parto pretermine, possono essere somministrati farmaci per ritardare il travaglio o accelerare la maturazione dei polmoni del feto.

Da non sottovalutare, inoltre, l’importanza di una dieta bilanciata, ricca di nutrienti essenziali e povera di cibi trasformati, possibilmente sotto la guida di un dietista, e l’assunzione, dietro prescrizione medica, di integratori di vitamine e minerali come l’acido folico, il ferro e il calcio.

Anche mantenere un’attività fisica regolare leggera, come camminare o nuotare, se approvata dal medico, può aiutare a migliorare la circolazione e la salute generale.

Infine, ma non per importanza, è importante ricordare che la gravidanza a rischio può essere emotivamente gravosa; per questo motivo, si consiglia un supporto psicologico, che può aiutare a gestire l’ansia e lo stress.

Insomma, come si può intuire affrontare una gravidanza a rischio richiede un approccio proattivo e coordinato tra la futura madre, la famiglia e il team sanitario. Con una gestione attenta e un supporto adeguato, è possibile navigare attraverso le complessità e garantire il miglior risultato possibile per madre e bambino.

Ricordiamo alle lavoratrici iscritte al Fondo FASDA che il Piano Sanitario, nell’ambito del Pacchetto Maternità, prevede la copertura, in caso di gravidanza a rischio, di 6 visite di controllo ostetrico ginecologico.

Clicca qui per approfondire.

Astensione dal lavoro anticipata/interdizione dal lavoro per gravidanza a rischio

Le politiche di tutela e sostegno alla maternità prevedono, oltre al congedo di maternità – ovvero l’astensione obbligatoria dal lavoro “classica” – anche l’astensione dal lavoro anticipata in caso di gravidanza a rischio o per mansioni incompatibili.

In questo caso, il periodo di decorrenza dell’astensione dal lavoro anticipata è stabilito dall’ASL, che deve diagnosticare la gravidanza a rischio e valutarne lo stato effettivo.

La futura mamma deve, quindi, richiedere il certificato ad un ginecologo del servizio sanitario nazionale o dal proprio ginecologo, che attesti la condizione a rischio.  

Se il certificato viene emesso da un ginecologo libero professionista, è necessario richiedere l’accertamento dello stato di gravidanza a rischio da un medico di una struttura pubblica

Più in generale, però, interviene il Decreto Legge 9 febbraio 2012, n. 5, recante “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo”, che, all’articolo 15 “Misure di semplificazione in relazione all’astensione anticipata dal lavoro delle lavoratrici in gravidanza”, stabilisce le ragioni per le quali può essere disposta l’astensione dal lavoro per le donne lavoratrici incinte per ragioni connesse alle mansioni svolte:

  • quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino; 
  • quando la lavoratrice non possa essere spostata ad altre mansioni.

In presenza di una delle seguenti condizioni, la futura mamma può fare richiesta agli Uffici Territoriali dell’Ispettorato Nazionale Lavoro per vedersi riconoscere una condizione di lavoro a rischio.

In questo caso, la maternità anticipata può essere richiesta dalla lavoratrice, dall’azienda o direttamente dall’Ispettorato del lavoro.

Quando sono la dipendente o l’azienda a chiedere l’interdizione dal lavoro, va presentata all’Ispettorato Territoriale del Lavoro, una dichiarazione del datore di lavoro dalla quale risulti l’impossibilità di adibire la lavoratrice ad altre mansioni.

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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