Una carenza di calcio, anche nota come ipocalcemia, può essere molto pericolosa per la nostra salute, e non solo per le ossa.
In effetti, quando si pensa a questo minerale le associazioni immediate che tende a fare “l’uomo comune” sono essenzialmente due:
- il calcio è importante per le ossa;
- bisogna consumare più latte per assumere sufficiente calcio.
Beh, queste due convinzioni sono entrambe vere, ma rappresentano entrambe una visione parziale, e non del tutto accurata, della realtà.
Proviamo a fare chiarezza, e cerchiamo di capire quali sono le cause di una carenza di calcio, come si manifesta e quali sono i possibili rimedi.
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A cosa serve il calcio?
Come accennato, contrariamente a quello che siamo soliti pensare il calcio non è importante solo per la salute delle nostre ossa, ma è uno dei minerali più importanti nel corpo umano e svolge diverse funzioni vitali.
Vediamo quali:
- sostegno strutturale per le ossa e denti: un adeguato apporto di questo minerale è essenziale per la crescita, lo sviluppo e il mantenimento delle ossa e dei denti. Senza abbastanza calcio, le ossa possono diventare deboli e fragili, aumentando il rischio di fratture e osteoporosi;
- funzione muscolare: il calcio è coinvolto nella contrazione muscolare. Quando un impulso nervoso raggiunge una fibra muscolare, questo minerale viene rilasciato all’interno della cellula muscolare, causando la contrazione. Un adeguato livello di calcio è quindi necessario per il normale funzionamento muscolare, inclusi i battiti cardiaci;
- comunicazione nervosa: il calcio è coinvolto nella trasmissione degli impulsi nervosi attraverso le sinapsi, le connessioni tra i neuroni, e più nello specifico aiuta il rilascio di neurotrasmettitori;
- coagulazione del sangue: il calcio gioca un ruolo chiave nel processo di coagulazione, impedendo l’eccessiva perdita di sangue in caso di ferite;
- attività enzimatica: il calcio è coinvolto nell’attivazione di diversi enzimi nel corpo, proteine che svolgono un ruolo cruciale in numerose reazioni chimiche all’interno delle cellule;
- regolazione del ritmo cardiaco: il calcio aiuta a generare impulsi elettrici che regolano il battito cardiaco;
- regolazione della pressione sanguigna: livelli adeguati di calcio possono contribuire a mantenere la pressione sanguigna sotto controllo.
Come si può leggere, insomma, una condizione di ipocalcemia non si traduce solo in problemi alle ossa, ma può compromettere numerose funzioni essenziali per la nostra sopravvivenza.
Quali sono le cause della carenza di calcio
La carenza di calcio può essere causata da diversi fattori, alimentari e non, tra i cui i principali sono:
- dieta povera di calcio: una dieta che non contiene una quantità sufficiente di alimenti ricchi di calcio può portare a una carenza nel corpo. Nel corso dell’articolo andremo ad elencare gli alimenti da preferire, facendo anche chiarezza rispetto al consumo di latte e latticini;
- assorbimento insufficiente di calcio: alcune condizioni mediche possono interferire con l’assorbimento del calcio nel corpo, come la celiachia, il morbo di Crohn e l’insufficienza renale;
- assunzione eccessiva di caffeina e sodio: l’eccessivo consumo di caffeina e sodio può aumentare l’escrezione di calcio attraverso l’urina, portando a una carenza nel corpo;
- deficit di vitamina D: la vitamina D è essenziale per l’assorbimento del calcio nell’intestino, ne consegue che una sua carenza può portare a un apporto insufficiente di questo minerale nel corpo;
- ereditarietà: alcune persone potrebbero avere una predisposizione genetica a problemi legati all’assorbimento o alla regolazione del calcio nel corpo, portando a una maggiore probabilità di carenza di calcio;
- inattività fisica: l’assenza di attività fisica può ridurre la densità ossea e aumentare il rischio di carenza di calcio;
- età: con l’invecchiamento, il corpo può assorbire meno calcio dagli alimenti, aumentando il rischio di carenza, soprattutto nelle donne in postmenopausa;
- malattie paratiroidee: condizioni come l’ipoparatiroidismo o l’iperparatiroidismo possono influenzare i livelli di calcio nel corpo;
- uso di determinati farmaci: alcuni farmaci, come i corticosteroidi a lungo termine, possono interferire con il metabolismo del calcio nel corpo.
È importante mantenere una dieta equilibrata, fare esercizio fisico regolare e sottoporsi a esami medici periodici per monitorare i livelli di calcio nel corpo e prevenire le carenze.
Se si sospetta una carenza di calcio, è fondamentale consultare un medico per una valutazione e una gestione appropriate.
Quali sono i sintomi della ipocalcemia?
La carenza di calcio può manifestarsi in diversi modi, e i sintomi possono variare in gravità.
I più comuni sono i seguenti:
- debolezza muscolare: la carenza di calcio può portare a debolezza muscolare, crampi muscolari e spasmi;
- tetania: si tratta di una condizione caratterizzata da contrazioni muscolari involontarie, spesso nelle mani e nei piedi;
- formicolio e intorpidimento: la carenza di calcio può causare formicolio e intorpidimento, specialmente intorno alla bocca o alle estremità;
- unghie fragili e capelli secchi: le unghie fragili e i capelli secchi possono essere segni di un apporto insufficiente di questo minerale;
- crampi mestruali: le donne possono sperimentare crampi mestruali più intensi;
- problemi cardiaci: l’ipocalcemia può influire negativamente sulla regolazione del ritmo cardiaco;
- convulsioni: in casi estremi, può portare a convulsioni;
- osteoporosi: una carenza cronica di calcio può portare a osteoporosi, una condizione in cui le ossa diventano fragili e più soggette a fratture;
- ritardata crescita e sviluppo: nei bambini, l’ipocalcemia può influire sulla crescita e sullo sviluppo osseo;
- problemi di coagulazione del sangue: come spiegato prima, il calcio contribuisce alla regolazione della capacità del sangue di coagulare. Una sua carenza può quindi aumentare il rischio di sanguinamenti eccessivi.
Un esame del sangue può determinare i livelli di calcio nel corpo, e il medico sarà in grado di consigliare sulla dieta, sugli integratori o sul trattamento appropriato per affrontare la carenza.
Quali alimenti apportano più calcio?
Uno dei rimedi principali in caso di carenza di calcio conclamata riguarda, senz’altro, l’alimentazione.
Il medico, infatti, potrebbe prescrivere una dieta più ricca di specifici alimenti in grado di apportare una maggiore quantità di calcio.
La somministrazione di un integratore potrebbe essere successiva, laddove la sola alimentazione risultasse inefficace, come accade soprattutto nei soggetti affetti da condizioni patologiche che intaccano l’assorbimento di questo minerale. Si raccomanda, però, di non procedere in maniera autonoma, ma di seguire le indicazioni del proprio medico.
Ma quali sono i cibi più ricchi di calcio, e quanto ne dobbiamo assumere? Per rispondere a queste due domande ci affidiamo al programma SmartFood dell’Istituto Europeo di Oncologia.
L’assunzione raccomandata di calcio per la popolazione adulta è di 1000 mg, quindi un grammo al giorno. Per le persone anziane, le donne in gravidanza e le donne in menopausa che non sono in terapia estrogenica, l’apporto di calcio va invece incrementato a 1200 mg al giorno.
Le 10 principali fonti alimentari di calcio sono quelle indicate in questa infografica.
Oltre a questi alimenti, non dobbiamo dimenticare che anche l’acqua è una fonte importantissima di calcio, ragione in più per garantire al nostro corpo un’idratazione corretta; tranquilli, perché non è vero che bere acqua del rubinetto fa venire i calcoli.
Inoltre, sarebbe opportuno ridurre il consumo di alcuni alimenti, che ostacolano l’assorbimento di questo minerale, come le proteine animali, la caffeina, il sodio.
E il latte? Perché non c’è in questo elenco? Proviamo a fare chiarezza su questo aspetto.
Il latte come fonte di calcio?
Il latte è, senza ombra di dubbio, un’ottima fonte di calcio per il nostro organismo, ma non è la migliore in assoluto, per due ragioni principali.
Innanzitutto, fatta eccezione per alcuni formaggi freschi, per la ricotta e per gli yogurt, i latticini apportano molte calorie, grassi, sali e zuccheri, per questo non è opportuno consumarne in quantità eccessive, nemmeno se si soffre di ipocalcemia.
Come spiega il summenzionato IEO,
“Latte e latticini sono noti a tutti come buone fonti di calcio, ma attenzione: lo sono solo se vengono consumati con moderazione. Quando il loro consumo è eccessivo, essi inducono al contrario una perdita di calcio per smaltire le proteine in eccesso.”
Cosa vuol dire? Che, contrariamente a quanto si è sempre pensato, il latte e i latticini non sono sempre la scelta giusta per integrare il calcio nella nostra dieta, perché molti studi hanno addirittura dimostrato che un eccesso nel loro consumo danneggia le ossa, oltre ad aumentare il rischio di patologie cardiovascolari e renali.
Sia chiaro, non va affatto demonizzato il latte, è un alimento di straordinaria importanza, ma va consumato con moderazione, secondo le indicazioni del proprio medico o nutrizionista.
Qual è il legame tra calcio e vitamina D?
Abbiamo accennato al legame tra ipocalcemia e insufficiente apporto di vitamina D, ma in che modo questi due fattori si influenzano?
In effetti, la vitamina D è fondamentale per l’assorbimento del calcio nel corpo. Ecco come funziona il loro rapporto:
- assorbimento intestinale: il calcio deve essere assorbito attraverso il tratto digestivo per essere utilizzato dal corpo, e la vitamina D svolge un ruolo cruciale in questo processo. Senza una quantità sufficiente di vitamina D, solo una piccola quantità di calcio viene assorbita, anche se si sta consumando una dieta ricca di calcio;
- regolazione del calcio nel sangue: quando i livelli di calcio nel sangue sono bassi, la vitamina D attiva i meccanismi che permettono al corpo di assorbire più calcio dagli alimenti o di liberare il calcio dalle riserve nelle ossa per mantenere i livelli di calcio nel sangue stabili;
- mineralizzazione ossea: la vitamina D è importante anche nella mineralizzazione dell’osso, un processo che rende le ossa dure e resistenti. Senza vitamina D sufficiente, le ossa possono diventare deboli e fragili (osteoporosi).
La vitamina D può essere ottenuta principalmente attraverso l’esposizione alla luce solare, e in minor misura attraverso alcuni alimenti, come pesce grasso, uova e cibi fortificati. Tuttavia, molte persone, specialmente in regioni con poche ore di luce solare durante l’inverno, possono avere carenze di vitamina D. In questi casi, il medico può prescrivere degli integratori specifici.