Spesso si fa confusione, considerando appendice e appendicite come se fossero due sinonimi. In realtà, l’appendice è un organo, presente nei pressi del nostro tratto intestinale, mentre l’appendicite è una forte infiammazione che intacca l’organo, con conseguenze anche molto gravi se non trattata con urgenza.
A differenza di altre patologie, che hanno spesso un decorso lento e molte volte asintomatico, l’appendicite è un’infiammazione acuta, che provoca immediatamente un forte dolore addominale e che va subito curata.
È molto frequente e si stima che sia una delle cause più comuni a richiedere un intervento chirurgico all’addome.
Ma cos’è l’appendice, dove si trova, quale ruolo ricopre, cosa provoca l’appendicite e come si affronta?
Approfondiamo insieme.
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Cos’è l’appendice
Come anticipato, non dobbiamo fare confusione tra appendice e appendicite, in quanto quest’ultima è l’infiammazione che colpisce la prima.
L’appendice è un piccolo organo, una protuberanza vermiforme che ricorda, in qualche modo, il dito di un guanto o, appunto, un verme, lungo in media dai 6 ai 12 cm e dal diametro inferiore al cm.
Si trova nel punto in cui l’intestino crasso incontra l’intestino tenue, ed è attaccata normalmente alla base del cieco, ovvero alla parte destra dell’intestino crasso, che corrisponde sulla pancia al quadrante inferiore destro.
Quindi, se si accusa un forte dolore addominale in quel punto o area, potrebbe trattarsi di appendicite (ma non necessariamente).
Grazie a questa immagine elaborata dal portale msdmanuals.com è possibile capire meglio la sua forma e posizione.
A cosa serve l’appendice
L’appendice è nota per essere un organo inutile, del quale possiamo fare tranquillamente a meno, e in effetti non è fondamentale, si può vivere tranquillamente senza di essa, ma questo non vuol dire che non svolga nessuna funzione.
Infatti, svolge alcune funzioni immunologiche e di filtro, seppur non essenziali.
La ricerca scientifica e medica dibatte ancora sulla sua reale funzione e utilità, ma ad oggi non esistono ancora delle evidenze ampiamente condivise.
Detto questo, è ormai consolidato l’approccio da adottare quando l’appendice si infiamma, provocando l’appendicite.
Cos’è l’appendicite
Si definisce appendicite una infezione e infiammazione dell’appendice, che provoca un dolore addominale molto forte.
Come accennato prima, si presenta in modo acuto, quasi sempre senza avvisaglie, e richiede un intervento immediato da parte dei medici ospedalieri, recandosi presso un pronto soccorso.
L’appendicite è una condizione molto diffusa, e può colpire a qualsiasi età, anche se risulta statisticamente prevalente tra i 6 e i 30 anni, raramente nei bambini di età inferiore ai 4 anni.
Sul sito issalute.it si spiega che l’infiammazione dell’appendice è spesso una conseguenza dell’ostruzione della sua cavità interna, chiamata lume, che provoca il ristagno di muco, batteri e la formazione di pus.
Senza un intervento rapido da parte dei medici, l’appendice può rompersi e favorire la diffusione del pus nell’addome, portando a alla formazione di un ascesso o alla peritonite, una condizione assolutamente da evitare, perché potenzialmente letale.
Quali sono i sintomi dell’appendicite
I sintomi dell’appendicite possono variare di persona in persona, a seconda della severità dell’infiammazione, della posizione dell’appendice e dell’età del paziente.
In genere, però, bisogna fare attenzione alle seguenti manifestazioni:
- dolore improvviso che inizia sul lato destro del basso addome;
- dolore improvviso che inizia intorno all’ombelico e spesso si sposta nell’addome inferiore destro;
- dolore che peggiora se si tossisce, cammina o compie altri movimenti fastidiosi;
- nausea e vomito;
- perdita di appetito;
- febbre di basso grado, fino ai 38°, che può peggiorare con il progredire della malattia;
- costipazione o diarrea;
- gonfiore addominale;
- flatulenza.
L’appendicite può colpire in qualsiasi momento, anche in gravidanza. In questo caso, il dolore viene spesso confuso con altre cause, in quanto proveniente dalla parte superiore dell’addome e non da quella bassa. In effetti, durante la gravidanza l’appendice, come altri organi, cambiano di posizione, finendo più in alto rispetto al normale.
Come si diagnostica un’appendicite
Abbiamo visto che l’appendicite si manifesta con dolori addominali molto forti, quindi se si rientra in quella fascia di età in cui essa è più diffusa, il medico del pronto soccorso potrebbe giungere ad una diagnosi in modo alquanto rapido.
Ovviamente, però, non è sufficiente la verifica dei sintomi, è necessario eseguire una serie di esami e analisi di controllo.
Nello specifico:
- esame fisico per valutare il dolore, il medico può applicare una leggera pressione sulla zona dolente. Quando la pressione viene rilasciata improvvisamente, il dolore da appendicite spesso peggiora, segnalando che il peritoneo adiacente è infiammato;
- rigidità addominale, il medico può controllare la presenza di rigidità addominale e la tendenza a irrigidire i muscoli addominali in risposta alla pressione sull’appendice infiammata;
- esame rettale digitale;
- esame pelvico, alle donne in età fertile, per verificare eventuali problemi ginecologici che potrebbero causare il dolore;
- esami del sangue, per verificare la presenza di un numero elevato di globuli bianchi, che potrebbe indicare un’infezione;
- esame delle urine, per assicurarsi che il dolore non sia causato da un’infezione del tratto urinario o un calcolo renale;
- test di imaging; radiografia addominale, ecografia addominale, tomografia computerizzata (TC), risonanza magnetica (MRI), per confermare l’appendicite o individuare altre cause del dolore.
Come curare una appendicite
Trattandosi di un’infiammazione acuta, l’appendicite va trattata in modo rapido, onde evitare complicanze, in particolare la peritonite, che può causare shock anche letali.
Per questo motivo, dopo aver eseguito gli esami necessari a giungere ad una diagnosi certa di appendicite, si procede alla somministrazione di antibiotici, per ridurre l’infezione, e si prepara il paziente a un intervento chirurgico finalizzato alla rimozione dell’appendice infiammata.
Si parla, in questi casi, di appendicectomia.
Quindi, riepilogando, l’appendice è l’organo, l’appendicite l’infiammazione che la colpisce e l’appendicectomia l’intervento chirurgico con il quale si rimuove l’appendice.
L’appendicectomia può essere eseguita essenzialmente in due modi:
- laparotomia, che prevede un’incisione addominale lunga circa 5-10 centimetri;
- chirurgia laparoscopica, che prevede alcune piccole incisioni addominali, attraverso le quali il chirurgo inserisce strumenti chirurgici speciali e una videocamera nell’addome per rimuovere l’appendice.
In generale, la chirurgia laparoscopica consente di recuperare più velocemente e di guarire con meno dolore e cicatrici.
Salvo complicazioni, l’intervento è ormai considerato di routine, ha una durata di circa 30-40 minuti, e necessita di uno o due giorni di ricovero in ospedale, dopodiché è possibile riprendere la vita di sempre, con le dovute accortezze necessarie dopo un intervento chirurgico (alimentazione, sforzi, attività fisica, ecc..).
Questa opzione, però, non è sempre praticabile.
Infatti, se l’appendice si è perforata e l’infezione si è diffusa oltre l’appendice, si è in presenza di un ascesso o si è in presenza di una peritonite, si dovrà procedere ad una laparotomia, che consente al chirurgo di pulire la cavità addominale. In questi casi sarà necessario applicare un drenaggio e un ricovero un po’ più lungo in ospedale.