Quando si misura la pressione sanguigna si è soliti concentrarsi sui due valori principali, comunemente chiamati “minima” e “massima”, ovvero la pressione diastolica e quella sistolica, ma non è sufficiente. Infatti, un parametro altrettanto importante è rappresentato dalla cosiddetta pressione differenziale, che consiste nella differenza tra la minima e la massima.
Questo valore è molto importante, perché ci fornisce informazioni sullo stato di salute cardiovascolare del paziente.
Come vedremo più nel dettaglio nel corso dell’articolo, per un soggetto adulto sano, un valore di pressione differenziale compreso tra 40 e 50 mmHg è considerato normale. Ad esempio, se la pressione sistolica è 120 mmHg e la pressione diastolica è 80 mmHg, la pressione differenziale è di 40 mmHg (120 – 80).
Se questo equilibrio viene meno, in eccesso o in difetto, è il caso di indagarne le cause.
Indice dei contenuti
- Pressione sanguigna: facciamo chiarezza
- Pressione sistolica e diastolica
- Pressione differenziale
- Pressione differenziale alta: cosa vuol dire?
- Quali sono le cause?
- Cosa succede?
- Perché è importante misurare la pressione differenziale?
- Cosa fare in caso di pressione differenziale alta?
- Pressione differenziale bassa: cosa vuol dire?
- Quali sono le cause?
- Cosa fare: i rimedi
- Domande Frequenti (FAQ)
Pressione sanguigna: facciamo chiarezza
Per comprendere al meglio la pressione differenziale, è necessario innanzitutto avere una visione generale della pressione arteriosa.
La pressione sanguigna è quella presente all’interno del sistema vascolare, sia venoso che arterioso. Essa dipende da vari fattori, tra cui la gittata sistolica, ovvero il volume di sangue espulso dal cuore ad ogni battito, le resistenze vascolari, la viscosità del sangue, lo stato dei vasi e l’attrito all’interno del sistema vascolare.
Il flusso del sangue nel sistema arterioso è regolato dalla legge di Poiseuille, secondo cui il flusso è direttamente proporzionale alla pressione ematica e alla dimensione del lume del vaso, e inversamente proporzionale alla lunghezza del vaso e alla viscosità del fluido.
Cosa vuol dire? Semplificando:
- più alta è la pressione del sangue, più facilmente il sangue scorre;
- più grande è il diametro del vaso sanguigno, più sangue può passare;
- al contrario, se il vaso è più lungo o il sangue è più denso (viscoso), il flusso rallenta.
In pratica: il sangue scorre meglio quando ha più spinta, più spazio per passare, e quando incontra meno resistenza lungo il percorso.
Pressione sistolica e diastolica
La pressione arteriosa presenta due componenti principali, che riflettono le diverse fasi del ciclo cardiaco: la pressione sistolica e la pressione diastolica:
- pressione sistolica (o “pressione massima”): è la pressione più alta che si riscontra nelle arterie. È determinata dalla contrazione del cuore al momento dell’espulsione del sangue (sistole). Durante la sistole, il volume di sangue immesso dal ventricolo sinistro nelle arterie distende la parete vasale e determina un rialzo della pressione, che raggiunge il suo valore massimo;
- pressione diastolica (o “pressione minima”): è la pressione più bassa che si riscontra nei vasi arteriosi. Si verifica tra le fasi di contrazione dei ventricoli, nella fase di rilassamento (diastole). In questa fase, grazie al ritorno elastico delle pareti vasali che si erano distese durante la sistole, il sangue viene spinto in periferia. La pressione diastolica fornisce un dato importante legato alla resistenza dei vasi sanguigni.
Pressione differenziale
La pressione differenziale, nota anche come polso pressorio, è definita come la differenza tra i valori della pressione sistolica e quelli della pressione diastolica.
Come accennato prima, questo valore è da considerarsi nella norma, in un soggetto adulto sano, quando è compreso tra 40 e 50 mmHg, quindi la differenza tra la pressione sistolica (massima) e quella diastolica (minima) è pari a 40-50 mmHg (es. 120-80 mmHg).
La pressione differenziale dipende dalla gittata sistolica del cuore e dalla elasticità delle arterie, e tende ad aumentare sia con un aumento della gittata sistolica sia con una diminuzione della elasticità arteriosa (a parità di gittata sistolica).
Spieghiamo questo concetto in modo più semplice. La pressione differenziale, che abbiamo detto consistere nella differenza tra la pressione massima e quella minima, dipende da quanta forza il cuore usa per pompare il sangue (gittata sistolica) e da quanto sono elastiche le arterie.
- se il cuore pompa più sangue, la pressione differenziale aumenta;
- se le arterie sono meno elastiche, la pressione differenziale aumenta lo stesso, anche se il cuore pompa sempre la stessa quantità di sangue.
In sintesi: più sangue pompato o arterie più rigide = maggiore differenza tra pressione massima e minima.
Pressione differenziale alta: cosa vuol dire?
Quando la differenza tra pressione sistolica e diastolica supera i valori attesi (40-50 mmHg), si parla di pressione differenziale elevata, una condizione che diventa particolarmente frequente con l’avanzare dell’età.
Quali sono le cause?
Con l’invecchiamento, è normale che la pressione differenziale aumenti, soprattutto a causa della perdita di elasticità delle grandi arterie, come l’aorta.
Questo succede per diversi motivi:
- Cambiamenti nella struttura delle arterie: con l’età, il tessuto elastico nelle pareti delle arterie viene gradualmente sostituito da un tessuto più rigido e meno elastico. Inoltre, possono depositarsi sali di calcio nelle pareti arteriose. Questi cambiamenti rendono le arterie meno capaci di dilatarsi quando il cuore pompa il sangue, aumentando così la pressione.
- Aterosclerosi: le placche che si formano con l’aterosclerosi irrigidiscono ulteriormente le arterie, peggiorando il problema.
Cosa succede?
Ma cosa succede quando le arterie perdono elasticità? Si verificano cambiamenti importanti nella circolazione del sangue. Nello specifico:
- durante la sistole (cioè quando il cuore si contrae e spinge il sangue): le arterie rigide non si dilatano bene per assorbire la spinta del sangue. Questo fa sì che la pressione massima (sistolica) salga più velocemente e raggiunga valori più alti. Inoltre, l’onda di pressione che normalmente rimbalza dalla periferia verso il cuore torna troppo presto, andando a sommarsi a quella in uscita. Questo effetto aumenta ancora di più la pressione sistolica, e si può misurare con un parametro chiamato augmentation index. Di conseguenza, più sangue viene spinto verso le piccole arterie, alzando ulteriormente la pressione;
- durante la diastole (cioè quando il cuore si rilassa): le pareti arteriose, diventate rigide, non riescono più a spingere il sangue in avanti in modo efficace. Questo fa scendere la pressione minima (diastolica).
La situazione descritta, dove la pressione sistolica è elevata mentre la pressione diastolica è bassa o normale, è tipica dell’ipertensione sistolica isolata, molto comune con l’avanzare dell’età.
Perché è importante misurare la pressione differenziale?
Una pressione differenziale elevata, e quindi una grande differenza tra la pressione massima e minima, non è solo un segno dell’invecchiamento delle arterie, ma è anche un indicatore utile per valutare il rischio di problemi al cuore e ai vasi sanguigni.
È stato dimostrato, infatti, che una pressione differenziale alta aumenta il rischio di eventi cardiovascolari, come infarto e scompenso cardiaco. Questo vale sia per la popolazione generale che per persone con ipertensione, anziani, pazienti post-infarto o con scompenso.
Il valore prognostico cambia con l’età:
- Sotto i 50 anni, è più importante tenere d’occhio la pressione diastolica (quella minima).
- Dopo i 60 anni, la pressione differenziale diventa l’aspetto più rilevante.
- Tra i 50 e i 60 anni, tutte le componenti della pressione hanno un peso simile nel valutare il rischio.
Come spiegato, una pressione differenziale alta indica spesso che le grandi arterie sono diventate rigide e meno elastiche. In alcuni casi, però, può anche essere il segno di danni agli organi o di una malattia cardiovascolare che sta iniziando a svilupparsi, ma ancora non dà sintomi.
La misurazione della pressione differenziale nelle 24 ore tramite un monitoraggio continuo (ABPM) è più affidabile rispetto alla sola misurazione in ambulatorio. Questo perché, durante la visita, l’ansia può far salire la pressione massima più della minima (la cosiddetta ipertensione da camice bianco), falsando il risultato.
Cosa fare in caso di pressione differenziale alta?
L’obiettivo principale nella gestione della pressione differenziale elevata è abbassare la pressione sistolica, il che porta di conseguenza a una riduzione della pressione differenziale. Purtroppo, non esistono farmaci o interventi che aumentino direttamente la pressione diastolica, ma migliorare la salute delle arterie può aiutare l’equilibrio generale.
Come si può intervenire? Le opzioni sono essenzialmente due:
- Cambiare lo stile di vita (interventi non farmacologici):
- Ridurre il sale nella dieta.
- Seguire un’alimentazione povera di grassi animali.
- Dimagrire, se si è in sovrappeso.
- Smettere di fumare.
- Fare attività fisica regolare, come camminare a passo svelto per almeno 30 minuti al giorno.
- Terapia farmacologica: la cura farmacologica va sempre personalizzata dal medico, in base alla situazione clinica. Una delle prime scelte per trattare l’ipertensione sono gli ACE-inibitori, ai quali possono essere aggiunti i sartani (antagonisti dell’angiotensina II) o i diuretici a basse dosi. I beta-bloccanti, invece, possono talvolta peggiorare la rigidità arteriosa.
Ovviamente, sarà il medico a stabilire come procedere, sulla base delle condizioni di salute del paziente.
Pressione differenziale bassa: cosa vuol dire?
Una pressione differenziale bassa significa che la distanza tra la massima e la minima è ridotta, uguale o inferiore a 30 mmHg. Ad esempio, una pressione di 90/70 mmHg ha una pressione differenziale di soli 20 mmHg.
Questo può essere fisiologico (in persone giovani, magre o sportive), ma può anche essere il segnale di un’anomalia.
Quali sono le cause?
Le principali cause di una pressione differenziale bassa sono le seguenti:
- Bassa gittata cardiaca: il cuore pompa meno sangue ad ogni battito, riducendo la pressione sistolica. Può accadere in caso di insufficienza cardiaca, infarto del miocardio e shock cardiogeno.
- Tono vascolare alterato: una vasodilatazione eccessiva può abbassare sia la sistolica che la diastolica, anche se la massima tende a calare più marcatamente. Si verifica, in genere, in seguito a shock settico e reazioni allergiche gravi (anafilassi).
- Ipotiroidismo: una funzione tiroidea ridotta può rallentare il metabolismo e diminuire la forza di contrazione del cuore, portando a una pressione differenziale più bassa.
- Uso di farmaci: alcuni farmaci per la pressione (es. beta-bloccanti, diuretici, ACE-inibitori) possono abbassare in modo eccessivo la pressione sistolica o entrambe le componenti.
- Emorragie importanti o disidratazione: una perdita di sangue o di liquidi può causare ipotensione con pressione differenziale ridotta.
- Bradicardia grave: un rallentamento eccessivo del battito cardiaco può ridurre la gittata sistolica e di conseguenza la pressione differenziale.
Cosa fare: i rimedi
È consigliabile rivolgersi al medico se la pressione differenziale è costantemente inferiore a 30 mmHg, se sono presenti sintomi fastidiosi o invalidanti (debolezza, capogiri, visione offuscata, svenimenti, freddo alle estremità, tachicardia compensatoria) e se si hanno patologie cardiovascolari note o si assumono farmaci per il cuore.
Il trattamento dipende sempre dalla causa sottostante. Non si cura la pressione differenziale in sé, ma il motivo per cui è bassa.
- Correggere la causa:
- se è dovuta a un farmaco, il medico potrebbe rivedere la terapia;
- se è legata a disidratazione, è utile reintegrare i liquidi (acqua, sali minerali);
- in caso di problemi cardiaci, sarà necessaria una valutazione cardiologica.
- Stile di vita: alcune misure possono aiutare a stabilizzare i valori, ad esempio:
- bere a sufficienza, soprattutto in estate o in caso di pressione bassa abituale;
- evitare alcol e pasti abbondanti, che possono accentuare l’ipotensione;
- alzarsi lentamente da posizione sdraiata o seduta;
- attività fisica regolare per stimolare il tono vascolare (sotto controllo medico).
- Monitoraggio e visite: è utile monitorare la pressione con regolarità e, se i valori risultano frequentemente anomali (sbalzi di pressione), consultare il medico per accertamenti (esami del sangue, ECG, ecocardiogramma, test ormonali, ecc.).
Una pressione differenziale bassa può essere innocua in alcuni casi, ma va sempre interpretata nel contesto clinico della persona. Può essere legata a una condizione transitoria o rappresentare un segnale d’allarme.
Per questo si consiglia di rivolgersi ad un medico per una corretta valutazione.
Domande Frequenti (FAQ)
La pressione differenziale (o polso pressorio) è la differenza tra i valori di pressione sistolica (massima) e diastolica (minima). In un soggetto adulto sano, i valori normali sono considerati compresi tra 40 e 50 mmHg.
La causa più comune è la progressiva perdita di elasticità (rigidità) delle grandi arterie di conduttanza come l’aorta, frequente con l’età. Questo è dovuto a modifiche strutturali (sostituzione di tessuto elastico con fibroso, depositi di calcio) e aterosclerosi. Le arterie meno elastiche riducono l’ammortizzamento in sistole (aumenta la massima) e la spinta in diastole (diminuisce la minima), ampliando la differenza.
Con l’invecchiamento, si verifica una progressiva sostituzione del tessuto elastico nella tunica media delle grandi arterie con tessuto fibroso anelastico. Si osservano anche depositi di calcio. La diffusione delle lesioni aterosclerotiche contribuisce ulteriormente all’irrigidimento. Questi cambiamenti rendono le arterie più rigide.
È un indicatore importante di rischio cardiovascolare, specialmente per gli eventi cardiaci. Il suo valore prognostico aumenta con l’età: dopo i 60 anni è la componente più importante. Riflette l’aumento della rigidità delle grandi arterie e può essere un segno di danno d’organo avanzato o malattia preclinica.
L’obiettivo principale è abbassare la pressione sistolica, non esistono strumenti per aumentare specificamente la diastolica. Si interviene con modifiche dello stile di vita (dieta a basso contenuto di sale e grassi animali, perdita di peso, cessazione del fumo, attività fisica aerobica). La terapia farmacologica, come gli ACE inibitori (considerati una prima scelta), è scelta dal medico. Il trattamento della sola sistolica elevata (>160 mmHg) riduce le complicanze.
La pressione differenziale (o polso pressorio) bassa si verifica quando la differenza tra pressione sistolica e diastolica è ridotta, uguale o inferiore a 30 mmHg.
Se è costantemente inferiore a 30 mmHg, è consigliabile rivolgersi a un medico, specialmente se si manifestano sintomi come debolezza, capogiri, visione offuscata, svenimenti, freddo alle estremità o tachicardia. La valutazione medica è particolarmente importante in presenza di patologie cardiovascolari note o se si assumono farmaci per il cuore.
Alcune cause possibili includono emorragie importanti o disidratazione (che riducono il volume di sangue/liquidi) e bradicardia grave (un battito cardiaco eccessivamente lento) che riduce la gittata sistolica.
Il trattamento non si concentra sulla pressione differenziale bassa in sé, ma sulla correzione della causa sottostante. Il medico potrebbe rivedere la terapia farmacologica se un farmaco è la causa, raccomandare di reintegrare i liquidi in caso di disidratazione, o indirizzare verso una valutazione cardiologica per problemi cardiaci.