Carenza di vitamina D: cause, sintomi, complicanze

da | Mag 16, 2024 | Alimentazione, Sanità Integrativa

Siamo soliti associare la vitamina D solo alla nostra pelle che, se esposta al sole, assorbe questo nutriente, ma in realtà essa svolge un ruolo molto più complesso. Come dimostrato da numerosi studi, la carenza di vitamina D è considerata un problema di salute globale perché può causare varie condizioni patologiche, come il disturbo dell’ipomineralizzazione ossea o ipofosforemia, altrimenti noto con il termine rachitismo nei bambini e osteomalacia negli adulti. 

Come vedremo più nel dettaglio nel corso di questo articolo, la vitamina D è un nutriente essenziale per il funzionamento del nostro organismo, in particolare la salute delle ossa, ma non solo. Infatti, è coinvolta direttamente anche nel nostro sistema immunitario, nella crescita cellulare e nell’assorbimento di altri nutrienti, come il calcio e il fosforo

Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire quali sono le cause, i sintomi principali e le possibili complicanze di una carenza di vitamina D

A cosa serve la vitamina D nel nostro corpo?

L’importanza della vitamina D è stata oggetto di numerosi studi nel corso dei decenni, ed è stato spesso riscontrato un collegamento tra una sua carenza e altre malattie, ad esempio: 

Ma perché è così importante? Cos’è la vitamina D, come viene assorbita, e quale ruolo svolge nel nostro organismo?

Approfondiamo insieme.

Cos’è la vitamina D?

Iniziamo fornendo una definizione: la vitamina D è una vitamina liposolubile essenziale, coinvolta nella regolazione dei livelli di calcio e fosforo nel corpo umano. È sintetizzata principalmente attraverso l’esposizione alla luce solare e si trova, seppur in dosi ridotte, anche in alcuni alimenti

Esistono due forme di vitamina D:

  • vitamina D2 (ergocalciferolo): è principalmente ottenuta da fonti vegetali, come alcune varietà di funghi esposti alla luce solare ultravioletta;
  • vitamina D3 (colecalciferolo): è prodotta nella pelle umana attraverso l’esposizione alla luce solare ultravioletta, e si trova in alcune fonti alimentari di origine animale, come il pesce e il tuorlo d’uovo.

Entrambe le forme sono convertite nel fegato e nei reni nell’ormone attivo, il calcitriolo, che svolge un ruolo chiave nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo nel corpo.

Come viene assorbita?

Rispetto ad altre vitamine, che il nostro organismo non è in grado di produrre e che, di conseguenza, devono essere assunte e integrate tramite l’alimentazione e/o il supporto farmacologico, la vitamina D viene sintetizzata dal nostro corpo principalmente attraverso l’esposizione alla luce del sole

Cosa vuol dire? Semplificando al massimo, quando noi ci esponiamo al sole – in qualsiasi condizione, e non solo quando ci stendiamo al mare per abbronzarsi – la nostra pelle assorbe la radiazione ultravioletta (raggi ultravioletti di tipo B) e converte un grasso (7 deidrocolesterolo) in essa presente e in pre-vitamina D3, che successivamente si trasforma in vitamina D3 (colecalciferolo) attraverso una reazione chimica. 

La vitamina D3 viene poi assorbita dall’intestino, passa nel sangue e raggiunge organi e tessuti, oppure viene immagazzinata nel fegato e nei tessuti adiposi per un uso futuro.

Nei reni, invece, la vitamina D subisce ulteriori modifiche chimiche per diventare attiva. La forma attiva della vitamina D, chiamata calcitriolo, svolge un ruolo fondamentale nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo, influenzando l’assorbimento intestinale di questi minerali, la loro ritenzione renale e la loro mobilizzazione dalle ossa. 

A cosa serve?

Come accennato più volte, la vitamina D svolge diverse funzioni cruciali nel corpo umano. Le più importanti sono le seguenti:

  • assorbimento intestinale e metabolismo di calcio e fosforo, minerali vitali per la salute delle ossa e dei denti;
  • formazione e manutenzione di ossa e denti. La sua carenza può portare a condizioni come il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia negli adulti, caratterizzate da ossa deboli e deformità scheletriche;
  • funzione muscolare e forza, il che può influenzare la capacità di movimento e la prevenzione delle cadute, specialmente negli anziani;
  • supporto del sistema immunitario, aiutando il corpo a difendersi dalle infezioni e dalle malattie.

Insomma, la vitamina D è essenziale per diverse funzioni fisiologiche nel corpo umano, e la sua assunzione adeguata è cruciale per mantenere la salute generale e prevenire condizioni legate alla sua carenza.

Cosa provoca una carenza di vitamina D?

Sono diverse le cause che possono contribuire alla carenza di vitamina D, ma le più comuni sono le seguenti:

  • esposizione solare limitata: le persone che vivono in regioni con inverni lunghi, che svolgono lavori al chiuso o che indossano indumenti che coprono gran parte della pelle possono essere a rischio di carenza di vitamina D a causa di una limitata esposizione solare;
  • utilizzo eccessivo di protezione solare: l’uso regolare e eccessivo di creme solari ad ampio spettro può ridurre significativamente la produzione di vitamina D nella pelle durante l’esposizione al sole;
  • inadeguata assunzione dietetica: sebbene la vitamina D si trovi in alcuni alimenti, come pesce grasso, tuorlo d’uovo e alcuni tipi di funghi, molte persone potrebbero non consumarne abbastanza per soddisfare il loro fabbisogno giornaliero;
  • assorbimento intestinale compromesso: alcune condizioni mediche, come malattie intestinali infiammatorie, celiachia e malassorbimento intestinale, possono compromettere l’assorbimento della vitamina D dagli alimenti consumati;
  • obesità: le persone obese possono avere un rischio maggiore di carenza di vitamina D, perché essa può essere trattenuta nel tessuto adiposo, riducendo la sua disponibilità per altre funzioni nel corpo;
  • età avanzata: gli anziani sono più a rischio di carenza di vitamina D rispetto alla popolazione generale, a causa di una ridotta capacità della pelle di sintetizzare la vitamina D in risposta alla luce solare, nonché di una diminuita capacità di assorbirla dall’intestino;
  • malattie renali: possono interferire con la conversione della vitamina D in una forma attiva, necessaria per svolgere le sue funzioni;
  • farmaci: alcuni farmaci, come i corticosteroidi e alcuni anticonvulsivanti, possono interferire con il metabolismo della vitamina D o con il suo assorbimento.

È importante ricordare, però, che variazioni nei livelli di vitamina D possono essere del tutto fisiologici. Ad esempio, durante l’estate tendono ad aumentare, mentre nei mesi invernali diminuiscono, a causa dell’ovvia minore esposizione alla luce del sole. Ma esistono anche ulteriori fattori che influenzano questo parametro, come il sesso, l’età, il colore della pelle, il luogo nel quale si vive e il peso corporeo.

Sintomi e complicanze di una carenza di vitamina D?

Una carenza di vitamina D può manifestarsi con una serie di sintomi e segni, che possono variare in gravità a seconda del livello di carenza e della durata della sua presenza. 

In linea genere, i sintomi più comuni sono i seguenti:

  • debolezza muscolare e sensazione generale di stanchezza;
  • dolori ossei e articolari, più evidenti durante i movimenti o il carico;
  • affaticamento e mancanza di energia;
  • debolezza ossea e aumento del rischio di fratture, specialmente nelle persone anziane;
  • nei bambini, può provocare il rachitismo, una condizione caratterizzata da ossa deformate, ritardo della crescita e nello sviluppo motorio. Inoltre, nella fascia di età compresa tra 1 e 4 anni, la crescita ossea alterata può determinare scoliosi e varismo o valgismo delle ginocchia;
  • osteomalacia negli adulti, una condizione caratterizzata da ossa molli e deboli, che può causare dolore osseo diffuso e fragilità ossea;
  • irregolarità nel ciclo mestruale.

In presenza di sintomi associabili alla carenza di vitamina D, è importante rivolgersi al proprio medico per una diagnosi e un trattamento adeguato

Dosaggio della vitamina D

La diagnosi della carenza di vitamina D viene generalmente effettuata tramite un esame del sangue per misurare i livelli di vitamina D sierica, chiamato “dosaggio della vitamina D”.

Questo test può essere eseguito utilizzando diverse metodologie, come ad esempio la misurazione della vitamina D totale (comprensiva di vitamina D2 e D3) o solo della vitamina D3.

Oltre ai risultati del test, il medico terrà conto dei sintomi del paziente, della storia clinica e dei fattori di rischio, come l’esposizione solare, l’età, lo stile di vita e le condizioni di salute preesistenti.

Se i livelli di vitamina D risultano bassi o carenti, il medico può consigliare un piano di trattamento personalizzato, che potrebbe includere la supplementazione con vitamina D, modifiche alla dieta, aumentare l’esposizione al sole o altre strategie appropriate.

Dopo l’inizio del trattamento, è importante monitorare regolarmente i livelli di vitamina D per valutare la risposta al trattamento e regolare di conseguenza le strategie terapeutiche.

Quando integrare la vitamina D?

La Nota 96 del febbraio 2023 pubblicata da AIFA ha fatto chiarezza rispetto al ruolo della vitamina D nel trattamento di alcune condizioni patologiche, sottolineando che una sua integrazione farmacologica va presa in considerazione solo quando si manifestano particolari sintomi o forti carenze

Il livello soglia per iniziare la terapia è di 10-12 ng/mL (o 25-30 nmol/L).

A seguito del dosaggio, tramite esame del sangue, AIFA indica le seguenti situazioni in cui è raccomandata la somministrazione di vitamina D ai pazienti: 

  • livelli di vitamina D inferiori a 12 ng/mL (o 30 nmol/L) e sintomi di ipovitaminosi (astenia, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate);
  • riscontro occasionale di livelli di vitamina D inferiori a 12 ng/mL (o 30 nmol/L) in persona asintomatica;
  • livelli di vitamina D inferiori a 20 ng/mL (o 50 nmol/L) in persona in terapia di lunga durata con farmaci interferenti col metabolismo della vitamina D (antiepilettici, glucocorticoidi, antiretrovirali, antimicotici, ecc.);
  • livelli di vitamina D inferiori a 20 ng/mL (o 50 nmol/L) in persona con malattia che può causare malassorbimento nell’adulto (fibrosi cistica, celiachia, morbo di Crohn, chirurgia bariatrica, ecc.);
  • livelli di vitamina D inferiori a 30 ng/mL (o 75 nmol/L) in persona con iperparatiroidismo primario o secondario;
  • livelli di vitamina D inferiori a 30 ng/mL (o 75 nmol/L) in persona con osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatia accertata candidata a terapia remineralizzante per la quale la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia.

Indipendentemente dal dosaggio, invece, è raccomandata l’integrazione di vitamina D nei seguenti soggetti: 

  • ospiti di residenze sanitario-assistenziali;
  • persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio;
  • donne in gravidanza o in allattamento. In effetti, è necessario somministrare integratori di vitamina D ai neonati allattati al seno fin dalla nascita, in quanto il latte materno ne contiene poca;
  • persone con osteoporosi da qualsiasi causa per cui non è indicata una terapia remineralizzante.

In ogni caso, sarà il medico a stabilire se e quando prescrivere un integratore di vitamina D3, in quali dosi e per quanto tempo. Si raccomanda di evitare soluzioni fai da te, perché potrebbero essere dannose. 

Come aumentare i valori di Vitamina D con l’alimentazione?

Nelle FAQ presenti sul sito di AIFA si può leggere quanto segue, in risposta alla domanda “Come garantirsi un apporto sufficiente di vitamina D?”

“Un’esposizione solare regolare è il modo più naturale ed efficace. La dieta non può essere considerata una fonte adeguata perché la presenza nella maggior parte degli alimenti è piuttosto limitata.”

Fatta questa doverosa premessa, per aumentare, laddove necessario, l’apporto nutrizionale di vitamina D potrebbe essere utile assumere una quantità maggiore dei seguenti alimenti

  • Latte vaccino;
  • Latte di capra;
  • Burro;
  • Yogurt;
  • Panna;
  • Formaggi;
  • Carne di maiale;
  • Fegato di manzo;
  • Pesce (dentice, merluzzo, orata, palombo, sogliola, trota, salmone, aringhe);
  • Olio di fegato di merluzzo;
  • Tuorlo d’uovo.
fonti alimentari di vitamina d

Per approfondire, invitiamo a leggere questa scheda informativa elaborata da AIFA

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

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