fbpx

In cosa consiste l’esame del campo visivo

da | Mar 14, 2022 | Oculistica, Sanità Integrativa | 0 commenti

In un precedente articolo dedicato al glaucoma abbiamo menzionato, tra i sintomi principali della patologia, la perdita del campo visivo, spiegando infatti che, per giungere ad una diagnosi, è necessario eseguire vari esami, tra cui quello che viene definito campimetria o perimetria

Si tratta di un esame non invasivo che consente di analizzare il campo visivo del paziente, raccomandato da un oculista non solo in caso di sospetto o conclamato glaucoma – che rappresenta, lo ricordiamo, la prima causa di cecità e ipovisione al mondo – ma anche per altri difetti visivi e patologie oculari

Ma cosa s’intende per campo visivo, in cosa consiste l’esame, come si esegue e a cosa serve di preciso? Approfondiamo insieme. 

Cos’è il campo visivo

Con l’espressione campo visivo si fa riferimento alla capacità del nostro occhio di percepire gli oggetti posizionati ai lati del punto di osservazione

Cosa vuol dire? 

Se noi fissiamo un punto davanti a noi, i nostri occhi riescono a riconoscere anche una porzione dello spazio circostante senza muovere la testa o spostare lo sguardo, grazie alla visione periferica. 

Il campo visivo misura la nostra capacità di percepire questo spazio e la sua ampiezza, e più nello specifico la funzionalità e la sensibilità della retina alla luce. 

In cosa consiste la campimetria o perimetria

L’esame del campo visivo si chiama campimetria, o perimetria. Si tratta di un test oftalmologico che misura il campo visivo totale attorno a un punto fisso, e determina l’ampiezza della visione periferica o laterale del paziente una volta che si è concentrato su un oggetto.

Viene anche utilizzato per misurare in modo specifico o frequente l’evoluzione del campo visivo.

Il campo visivo è un test: 

  • indolore per i pazienti; 
  • non invasivo, non comporta infatti rischi o controindicazioni;
  • non richiede, a differenza di altri esami, una preventiva dilatazione della pupilla. Di conseguenza, è possibile guidare dopo l’esame e non è necessario essere accompagnati da qualcuno; 
  • non richiede alcuna preparazione preliminare.

In media questo esame richiede circa 30-40 minuti in totale, quindi 15-20 minuti per occhio, ma potrebbe durare un po’ meno o un po’ più a seconda del deficit visivo del paziente.

Come si esegue l’esame del campo visivo

La campimetria è un esame molto semplice, ma per risultare attendibile richiede la partecipazione attiva del paziente. Se quest’ultimo si distrae durante il test o fornisce risposte poco accurate, i risultati saranno falsati. 

Il paziente deve posizionarsi di fronte ad un campimetro, ovvero un apparecchio che emette piccole luci che si muovono a diverse intensità, all’interno di una stanza con poca luce o al buio. 

L’obiettivo è che il paziente riconosca le luci periferiche senza distogliere lo sguardo dal punto centrale, premendo un pulsante ogni volta che ne riesce a percepire una.

Man mano che il test procede, il campimetro disegna una mappa visiva che mostra le aree che il paziente è in grado di vedere e quelle che, invece, non è in grado di percepire.

A cosa serve questo test

Come si legge sul sito dello IAPB, il medico potrebbe raccomandare questo esame per quantificare e rilevare le perdite assolute e relative di sensibilità retinica.

Cosa vuol dire? Che l’oftalmologo potrebbe aver bisogno di verificare eventuali alterazioni del campo visivo, in particolare la presenza dei cosiddetti scotomi, ovvero aree di ridotta o assente sensibilità della retina.  

Questo tipo di alterazione può condurre ad una diagnosi di alcune malattie della retina e del nervo ottico, come: 

Esistono, infine, altre condizioni che possono influenzare il campo visivo di un paziente, in particolare il diabete e l’ipertensione

ATTENZIONE:
Le informazioni qui riportate hanno carattere divulgativo e orientativo, non sostituiscono la consulenza medica. Eventuali decisioni che dovessero essere prese dai lettori, sulla base dei dati e delle informazioni qui riportati sono assunte in piena autonomia decisionale e a loro rischio.

Segui FASDA su Facebook