Per verificare la presenza di una infiammazione il medico può prescrivere alcuni esami, come il test PCR del sangue, una proteina presente naturalmente nel nostro corpo, in piccole concentrazioni, nei pazienti sani.
In caso di infiammazione, infatti, i valori della proteina C-reattiva o PCR aumentano in modo esponenziale, fornendo un punto di partenza diagnostico per individuare la causa di questo stato infiammatorio, potenzialmente grave.
In genere si abbina a questo test anche il controllo della VES nel sangue, un altro indicatore della presenza di un’infiammazione in corso, che si manifesta in questo caso con dolori ossei e articolari, febbre, raffreddore e tosse.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è il test PCR del sangue, altrimenti noto come esame della proteina C-reattiva.
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Cos’è la proteina C-reattiva (PCR)
La proteina C-reattiva, da cui l’acronimo PCR utilizzato per indicare l’esame ematico, è una proteina prodotta dal fegato e rilasciata nel sangue in presenza di una infezione, una infiammazione o un danno ai tessuti.
In condizioni normali, quindi in un paziente sano, i livelli di PCR nel sangue sono molto bassi, e aumentano se, appunto, c’è una infiammazione, ovvero una reazione del nostro corpo per protegge i tessuti e aiutarli a guarire da lesioni, infezioni o altre malattie.
Se l’infiammazione dura troppo a lungo, diventando cronica, può danneggiare i tessuti sani. Le cause di una infiammazione, però, possono essere molteplici, alcune lievi (come un taglietto), altre gravi, e questo esame si limita a dirci solo che è presente; ecco perché il test PCR è da considerarsi solo come una indagine di primo livello, alla quale faranno seguito una serie di controlli più approfonditi finalizzati all’individuazione del problema.
Perché eseguire un test PCR del sangue?
Valori anomali di proteina C-reattiva nel sangue sono indicativi di un’infiammazione in corso, da indagare con esami specifici.
In genere, il medico tende a prescrivere il test PCR del sangue in presenza di alcuni sintomi associabili ad un’infezione batterica, come:
- febbre o brividi;
- battito cardiaco accelerato;
- respiro accelerato;
- nausea;
- vomito.
Questo esame può inoltre aiutare ad individuare o monitorare l’infiammazione in condizioni acute o croniche, tra cui:
- infezioni da batteri o virus, come bronchite, polmonite, tubercolosi, scarlattina, varicella, mononucleosi;
- malattie infiammatorie intestinali;
- disturbi dell’intestino, che includono il morbo di Crohn e la colite ulcerosa;
- malattie autoimmuni, come lupus, artrite reumatoide e vasculite;
- malattie polmonari, come l’asma;
- cardiopatie;
- tumori.
Inoltre, il test PCR viene anche utilizzato per vedere se i trattamenti per l’infiammazione cronica funzionano o per prendere decisioni terapeutiche laddove il paziente dovesse sviluppare una sepsi, ovvero un’infezione molto grave del sangue.
Come si esegue l’esame della proteina C-reattiva
Il test PCR del sangue è un esame di semplice esecuzione, che prevede un classico prelievo ematico dal braccio, come avviene per tantissime altre indagini di routine.
Non è necessaria una preparazione particolare, ma alcuni farmaci potrebbero influenzare i risultati, quindi si raccomanda di seguire le indicazioni del medico, al quale va sempre illustrata la propria condizione e le terapie in atto.
È opportuno evitare, nei giorni immediatamente precedenti l’esame, un esercizio fisico intenso perché potrebbe causare aumenti improvvisi del livello di PCR.
Se, oltre a quelli del PCR, si devono controllare anche altri valori, potrebbe essere richiesto il digiuno nelle 8 ore precedenti.
Quali sono i valori normali del PCR
Come già sottolineato, nei pazienti sani, quindi in assenza di uno stato infiammatorio, i valori della proteina C-reattiva sono molto bassi.
I valori di riferimento sono inferiori a 8 milligrammi/litro (mg/l) e, sotto ai 10 mg/L, indicano l’assenza di un’infiammazione attiva.
In caso di infiammazione tendono ad aumentare molto rapidamente, fino a raggiungere addirittura i 500-1000 mg/l negli stati infiammatori più gravi. Una diminuzione dei valori indica una riduzione dell’infiammazione.
È importante ricordare che alcune condizioni e/o farmaci possono provocare un aumento della concentrazione di questa proteina nel sangue, come la piccola contraccettiva, le terapie ormonali, la gravidanza, così come l’obesità.
Sarà il medico ad interpretare i dati raccolti e valutare il da farsi.