Il prediabete è una condizione spesso silenziosa e sottovalutata, ma rappresenta un campanello d’allarme per la salute, in quanto segnala un’alterazione del metabolismo degli zuccheri che precede lo sviluppo del diabete di tipo 2.
Sebbene non tutti coloro che ne sono affetti sviluppino il diabete, il prediabete aumenta significativamente il rischio di ictus, infarto e altri gravi problemi cardiovascolari.
Ignorare questa condizione significa esporsi a un pericolo che può minare la salute nel lungo termine.
Approfondiamo insieme, e cerchiamo di capire cos’è il prediabete, quali sono i fattori di rischio, come si diagnostica e come si affronta.
Indice dei contenuti
Cos’è il prediabete e perché è importante?
Il prediabete, anche noto come ridotta tolleranza glucidica o intolleranza glucidica, è una condizione in cui i livelli di glucosio nel sangue sono più alti del normale, ma non abbastanza alti da essere diagnosticati come diabete di tipo 2.
Come riportato nell’articolo “Fisiopatologia, diagnosi e terapia del prediabete”, scritto da Paolo Brunetti (Già Professore Ordinario di Medicina Interna, Università degli Studi di Perugia), si parla di prediabete in presenza di:
- glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dl;
- glicemia plasmatica 2 ore dopo OGTT compresa tra 140–199 mg/dL;
- livello di emoglobina glicata (HbA1c) tra 5,7 e 6,4%.
È importante non sottovalutare questa condizione perché, sebbene non si trasformi sempre in diabete conclamato, è un importante fattore di rischio per lo sviluppo del diabete di tipo 2 e di alcune malattie cardiovascolari.
Anomalie metaboliche
Le persone con prediabete presentano una serie di anomalie metaboliche, tra cui insulino-resistenza, disfunzione delle cellule beta del pancreas, steatosi epatica e infiammazione subclinica.
Queste anomalie contribuiscono allo sviluppo di complicanze microvascolari, come retinopatia e nefropatia, e macrovascolari, come malattie cardiache e ictus. Anche se i livelli di glucosio nel sangue non sono ancora abbastanza alti da causare danni significativi, può già innescare processi patologici in grado, nel lungo termine, di portare a gravi problemi di salute.
La diagnosi precoce del prediabete consente di intervenire tempestivamente con modifiche dello stile di vita, come la perdita di peso, una dieta sana e l’esercizio fisico regolare, per prevenire o ritardare lo sviluppo del diabete di tipo 2 e ridurre il rischio di complicanze.
Quali sono i sintomi del prediabete?
Il prediabete è spesso asintomatico, il che significa che molte persone non sanno di averlo. Questo, com’è facile intuire, rende difficile giungere a una diagnosi precoce.
Tuttavia, alcuni segnali potrebbero suggerire un’alterazione del metabolismo degli zuccheri e indurre a fare esami per verificare la presenza di prediabete.
I sintomi a cui prestare attenzione sono i seguenti:
- perdita di peso improvvisa, anche in persone in sovrappeso;
- sete eccessiva;
- bisogno frequente di urinare e minzione abbondante;
- senso di debolezza ingiustificato;
- offuscamento della vista;
- formicolio a mani e piedi.
Questi sintomi, però, non sono specifici del prediabete, ma possono essere causati da altre condizioni mediche. Per questo motivo, si consiglia di consultare un medico per una valutazione più approfondita.
Come si esegue la diagnosi di intolleranza glucidica?
Il prediabete viene diagnosticato attraverso esami del sangue che misurano i livelli di glucosio.
Come già accennato, esistono tre test principali utilizzati a tale scopo:
- glicemia a digiuno: misura il livello di glucosio nel sangue dopo un digiuno di almeno 8 ore. Un valore compreso tra 100 e 125 mg/dl indica la presenza di prediabete;
- test da carico orale di glucosio (OGTT): misura il livello di glucosio nel sangue prima e dopo aver bevuto una bevanda zuccherata. Un valore compreso tra 140 e 199 mg/dl due ore dopo l’assunzione della bevanda indica la presenza di prediabete. Questo esame viene, in genere, somministrato anche alle donne in gravidanza, per diagnosticare precocemente una condizione chiamata diabete gestazionale;
- emoglobina glicata (HbA1c): misura la percentuale di emoglobina nel sangue che si è legata al glucosio. Un valore compreso tra 5,7 e 6,4% indica la presenza di prediabete.
I tre parametri diagnostici non sono sempre coincidenti negli stessi soggetti. I diversi test riflettono aspetti leggermente diversi del metabolismo del glucosio, e possono fornire risultati diversi.
Semplificando, è possibile che il test della glicemia a digiuno indichi una condizione di prediabete in un soggetto, ma gli altri esami risultino invece negativi, o viceversa. In caso di discrepanza tra i risultati, il medico ripeterà il dosaggio del valore risultato patologico e, se confermato, formulerà su questa base la diagnosi definitiva di prediabete.
Quali sono i fattori di rischio?
Diversi fattori possono aumentare il rischio di sviluppare il prediabete. I principali sono i seguenti:
- familiarità: avere un parente di primo grado (genitore, fratello o sorella) con diabete di tipo 2 aumenta significativamente il rischio di sviluppare il prediabete;
- sovrappeso o obesità: l’eccesso di peso corporeo, soprattutto a livello addominale, aumenta la resistenza all’insulina, un fattore chiave nello sviluppo del prediabete e del diabete di tipo 2;
- età: il rischio di prediabete aumenta con l’età, in particolare dopo i 45 anni. Questo è dovuto in parte ai cambiamenti fisiologici legati all’invecchiamento, tra cui la diminuzione della massa muscolare e l’aumento del grasso corporeo;
- etnia: alcune etnie, come gli afroamericani, gli ispanici e gli asiatici, sono a maggior rischio di sviluppare una ridotta tolleranza glucidica. Le ragioni di questa maggiore suscettibilità non sono del tutto chiare, ma probabilmente sono dovute a una combinazione di fattori genetici e ambientali;
- stile di vita sedentario: la mancanza di attività fisica regolare contribuisce alla resistenza all’insulina e aumenta il rischio di prediabete. L’esercizio fisico migliora la sensibilità all’insulina e aiuta a mantenere un peso corporeo sano;
- patologie cardiovascolari: precedenti eventi cardiovascolari, pressione alta (ipertensione) o alterazioni dei lipidi nel sangue sono spesso associati al prediabete e al diabete di tipo 2. L’ipertensione e le dislipidemie (come il colesterolo alto o i trigliceridi alti) possono danneggiare i vasi sanguigni e aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, che sono una delle principali complicanze del diabete;
- diabete gestazionale o parto di neonati di peso superiore ai 4 kg: le donne che hanno avuto il diabete gestazionale durante la gravidanza o hanno partorito neonati di peso elevato (macrosomia) sono a maggior rischio di sviluppare il prediabete in futuro. Questo è dovuto in parte agli ormoni della gravidanza, che possono aumentare la resistenza all’insulina;
- sindrome dell’ovaio policistico: le donne con PCOS hanno un rischio maggiore di sviluppare il prediabete e il diabete di tipo 2.
Anche se si presenta spesso in modo subdolo e asintomatico, e la maggior parte delle persone non sa di esserne affetta, il prediabete è una condizione reversibile.
Vediamo come.
Si può prevenire o invertire il prediabete?
Sì, il prediabete può essere prevenuto o addirittura invertito nella maggior parte dei casi. La chiave per affrontarlo è intervenire tempestivamente con modifiche dello stile di vita e, in alcuni casi, con l’ausilio di farmaci.
Le modifiche dello stile di vita sono la base per la prevenzione e l’invertimento del prediabete, come evidenziato dai due principali studi effettuati sulla prevenzione del diabete, il National Diabetes Prevention Program e il Finnish Diabetes Prevention Study (DPS).
Nello specifico:
- perdere anche una piccola quantità di peso, come il 5-7% del peso corporeo, può avere un impatto significativo sulla sensibilità all’insulina e ridurre il rischio di progressione al diabete;
- seguire una dieta sana, con alimenti a basso indice glicemico, quindi ricca di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre, e povera di grassi saturi, zuccheri aggiunti e cibi processati, è fondamentale per migliorare il controllo glicemico;
- svolgere almeno 30 minuti di attività fisica moderata quasi tutti i giorni della settimana, come una camminata a passo veloce, il ciclismo o il nuoto, aiuta a migliorare la sensibilità all’insulina e a mantenere un peso corporeo sano.
In alcuni casi, il medico può consigliare l’uso di farmaci per prevenire il diabete, come la metformina, un farmaco che aiuta a ridurre la resistenza all’insulina e a migliorare il controllo glicemico.
Anche se i livelli di glucosio nel sangue tornano alla normalità, il rischio di sviluppare diabete nei soggetti a rischio rimane elevato. È quindi fondamentale mantenere uno stile di vita sano nel lungo termine per prevenire la ricomparsa del prediabete e il suo sviluppo in diabete conclamato.